Non
possiamo essere un vero amico di chi non conosciamo. Pochi di noi
conoscono realmente se stessi e pochi sentono il bisogno di
conoscersi. Noi immaginiamo d'essere molto differenti da quello che
siamo in realtà, perché portiamo una maschera in pubblico e
soltanto qualche volta ce la togliamo, quando siamo da soli. Da qui
viene che noi crediamo che i nostri critici ci giudichino sempre
ingiustamente, e che gli amici hanno ragione quando ci lodano. Molte
nostre conoscenze potrebbero dirci i difetti che noi a voce alta
siamo disposti a negare; mentre sono molto veri. Conosci te stesso.
I
greci, molto sapientemente avevano scritto sul frontone del tempio di
Apollo a Delfi: conosci te stesso. Il vecchio Plutarco osserva a
questo riguardo: «Se il conosci te stesso dell'oracolo non fosse
facile per ogni uomo, i greci non l'avrebbero considerato come un
comandamento divino ». Anche il Redentore divino, narrando la storia
del flìgliol prodigo caratterizzò il momento della sua conversione
con queste parole: «Ritornato in se stesso, egli disse: ritornerò
al padre». (San Luca, 15, 25). Ritornare in se stesso equivale a
conoscere se stesso, non in modo intellettuale, ma in modo morale.
Non si tratta quindi di un fatto psicologico, ma di un fatto
teologico: non si tratta di conoscere ciò che noi pensiamo, ma di
conoscere i motivi e le segrete sorgenti delle nostre azioni.
L'esame
di se stesso dev'essere fatto alla presenza di Dio, perché dobbiamo
paragonare noi stessi non col nostro prossimo, e neppure coi nostri
ideali soggettivi, ma con il Perfetto. Quante volte ci sentiamo
interamente rivelati a noi stessi, venendo in contatto con una vita
nobile! Nell'esame di noi stessi, è Dio e non l'uomo che ci fa
entrare nell'interno. Il vecchio Simeone quando ebbe fra le braccia
il bambino Gesù, disse : « Questo bambino è una pietra di paragone
che toglierà il velo a molti cuori e a molti pensieri». (S. Luca,
2, 34-35). Alla presenza tremenda di Dio, non c'è posto per
l'orgoglio nascosto nè per le vuote illusioni.
I
danni della psicanalisi. I nevrastenici, i traviati, i delusi, in
questi tempi, corrono in massa verso i psicanalisti per farsi
analizzare le proprie menti, mentre avrebbero bisogno di andare a Dio
per farsi perdonare i peccati. Non ci può essere sanità dell'anima
o del corpo, senza l'interna lotta morale. La moderna mentalità
crede di sbarazzarsi dell'inferno e invece lo scopre dentro di sè.
Un psicanalista pretende di sublimare i conflitti interni, dando loro
l'apparenza di arte, altruismo, ecc.; mentre Dio solo può dar la
pace. Il dottor Jung, famoso psicanalista, francamente dichiara:
«circa un terzo dei casi da me esaminati non soffrono per neurosi
definita in termini clinici; ma soffrono per l'insensibilità e la
vuotaggine delle loro vite. Così può essere definita la neurosi dei
nostri tempi. Un numero considerevole di pazienti vengono a vedermi,
non perché soffrono di forme neurose; ma perché non trovano uno
scopo nella vita ». Le vite moderne sono disordinate e infelici,
perché sono multiple. Esse sono simili a specchi spezzati che
riflettono centinaia di oggetti diversi e quindi non sanno volere un
preciso scopo che dia unità alla vita. Il divino Maestro, quando gli
fu presentato il giovane posseduto dal demonio, domandò il nome al
demonio stesso e questi rispose: «il mio nome è legione, perché
siamo molti». (S. Marco, 5, 9). Quel povero ragazzo aveva perduto
l'unità interiore. Una delle ragioni della moderna tensione interna
è la seguente: non avere mai stabilito in modo assoluto se deve
dominare il nostro corpo o la nostra anima. Se ci concentriamo nei
piaceri del corpo, rinunziamo alle gioie dell'anima. Se ci
concentriamo nell'anima, rendiamo servo il nostro corpo e quindi
partecipiamo alle gioie dell'anima. Fino a che siamo senza uno scopo
nella vita, diventiamo simili a una radio che prenda due stazioni
differenti; quell'interferire di onde non produce armonia piacevole;
ma eccita l'ira e il disgusto. Il « goal » del vivere. — Come il
giocatore mira alla porta, anche il vivere umano deve avere il suo
goal. — La vita deve raggiungere un vivere senza morire, una verità
senza errore, un amore senz'odio o sazietà. Deve raggiungere, cioè,
Dio. Un uomo è felice quando raggiunge lo scopo per cui fu fatto. Le
cose create, danaro, cibo, macchine, carne, affari, ecc., sono
altrettanti mezzi per raggiungere Dio. Il fare di queste cose
altrettanti scopi della vita genera inevitabilmente l'egoismo, da cui
nasce il peccato con il disordine. Tutto ciò è così facile per la
nostra natura caduca che noi dobbiamo costantemente stare in guardia.
A tale scopo, ecco un mezzo infallibile: esaminare se stessi ogni
sera prima di coricarsi; pregare per esprimere il dolore dei nostri
peccati; domandare a Dio perdono; risolvere di emendare le azioni e
fare penitenza per i peccati commessi. I sette becchini dell'anima.
Ecco l'esame di coscienza, sopra i sette peccati capitali che si
potrebbero chiamare i sette becchini dell'anima.
Superbia.
La
superbia è un amore disordinato della propria eccellenza. Essa,
quindi, detronizza Dio dall'anima e intronizza l'« io ». « Nessun
Dio, nessun padrone. Io sono Dio. Io sono il mio proprio padrone ».
Gli uomini sono come spugne. Come una spugna può contenere quanta
acqua secondo la capacità, così ogni uomo può avere l'onore che si
merita. Tanto l'uomo come la spugna raggiungono presto il punto di
saturazione. Quando una spugna passa quel punto, comincia a
gocciolare. Quando un uomo passa quel punto, non è lui che porta
l'onore, è l'onore che porta lui. La gente superba esagera le sue
personali qualità, parla di se stessa, delle sue imprese, è gelosa
di chiunque ottenga onore e quindi lo rubi a lui. Simili persone
cadono in un sacco di errori. L'invidioso non s'accorge che il suo
criticare gli altri equivale a criticare se stesso. Chi accusa gli
altri d'infedeltà, di gelosia, di superbia, generalmente commette
tutti questi peccati. Egli proietta sopra gli altri i propri difetti
e nel giudicare gli altri, resta giudicato lui stesso. Leggete queste
domande lentamente e rispondete sinceramente.
— Ho attribuito alla
mia opinione un valore superiore alla sapienza di Dio o alla sua
legge morale, o alla tradizione cristiana, o all'insegnamento della
sua Chiesa?
— Ho avuto la presunzione di sentenziare su argomenti
religiosi, malamente o poco conosciuti?
— Ho trascinato altri in
peccato col beffarmi della legge di Dio, chiamandola antiquata,
impossibile, troppo vecchia?
— Come può Dio riempirmi con la sua
grazia, se io sono già riempito di me stesso?
— Sono convinto che
ogni pregio che ho ricevuto viene da Dio e che quindi devo
ringraziare Lui? Udite S. Paolo: «Che cosa hai tu che non abbia
ricevuta e se tu l'hai ricevuta, perché ti vai gloriando, come se
non l'avessi ricevuta? » (Prima ai Corinti, 4, 7).
— Cerco sempre
di essere osservato? Cerco la pubblicità, come se il principio e la
conclusione della mia vita debbano essere conosciuti alla gente? Odi
le parole del Maestro : « Quando sei invitato a mensa, va' a sederti
nell'ultimo posto, in modo che chi ti ha invitato ti dica: — amico,
vieni più in su. — Allora tu sarai glorificato davanti ai presenti
che siedono a tavola con te ». (S. Luca, 14, 10).
— Ho sempre
praticato l'umiltà e riconosciuta la verità riguardo a me stesso?
Odi di nuovo il Maestro: «Prendete sopra di voi il mio giogo e
venite a scuola da me, perché io sono mite e umile di cuore. Voi
così troverete pace per le vostre anime ». (S. Matteo, 11, 29).
Avarizia.
L'avarizia è l'amore disordinato dei beni terrestri.
L'amore eccessivo della ricchezza dà all'uomo un « cuore d'oro »,
cioè un cuore freddo e giallo.
— Ho procurato la ricchezza, senza
tener conto dei diritti altrui?
— Faccio spese superflue, soltanto
per me e per i miei propri piaceri: per bere, per divertirmi, ecc.,
invece che per gli altri, cioè per i poveri, per gli ammalati, per
il culto, ecc.?
— Mi preoccupo di aumentare i miei affari invece di
pagare il salario dovuto per la vita dei miei dipendenti?
— Ho
passato molto tempo rifiutando di far l'elemosina ai poveri, ai
bisognosi, ai derelitti?
— Sono convinto che nel giorno della mia
morte l'unico possesso che io avrò sarà quello che avrò dato,
appunto perché il merito di quello che ho dato sarà ancora con me?
— Specialmente, ho meditato e medito su due insegnamenti del
Maestro? « Non raccogliete tesori sulla terra, dove la tignuola e la
ruggine consumano e dove i ladri bucano le pareti e rubano. Ma,
invece, raccogliete tesori in cielo, dove la ruggine e la tignuola
non consumano e dove i ladri non bucano le pareti e non rubano » (S.
Matteo, 6, 19-20). «Cercate pertanto in primo luogo il regno di Dio
e ciò che conduce al regno, e tutte queste cose vi saranno date in
più ». (S. Matteo, 6, 33).
Invidia.
L'invidia è sentirsi scontenti
del bene altrui; è un desiderare l'abbassamento del bene altrui,
come se fosse un affronto alla nostra superiorità.
— Ho io
manifestato invidia con l'abbassare gli altri, mediante piccoli
accenni, mezze verità, ricerca di difetti, attribuzioni di falsi
motivi?
— Mi sono rallegrato per sfortune altrui?
— Mi sono
sforzato di curare la gelosia con il pregare per coloro dei quali
sono geloso? — perché non ho considerato le belle qualità del
prossimo come occasione d'imitazione anziché d'invidia, aumentando
in tal modo il benessere dell'umanità e la gloria di Dio? Udite S.
Paolo : « Se voi vi morderete e vi divorate l'un l'altro, state in
guardia di non consumarvi l'un l'altro ». (Ai Galati, 5, 15).
— La
mia simpatia per i poveri è ispirata dall'amore per essi o non
piuttosto dall'odio per i ricchi?
Ira.
L'ira è ingiusta quando
consiste in un desiderio violento e disordinato di punire. Spesse
volte è accompagnato dall'odio che cerca non solo di respingere
l'aggressione; ma di prendere vendetta.
— Sono io impaziente con
gli altri? Mi abbandono a scatti di nervoso, a frasi taglienti e
sarcastiche, quando la mia volontà è contrastata?
— Trovo scuse
per essere stato provocato da altri; mentre non ammetto le stesse
scuse per essere altri provocati da me?
— Pratico la pazienza che
consiste nel pensare prima di parlare e nel parlare a se stessi, per
giudicare l'effetto che le parole fanno sugli altri?
— Mi son mai
domandato in qual modo Dio perdonerà i miei peccati, se io non
perdono quelli degli altri?
— Sono convinto che l'essere io
trasportato all'ira è un segno di egoismo e che il mio carattere è
conosciuto dalle cose che io odio? Se io amo Dio, odierò il peccato.
Se amo il peccato, odierò la religione. Ecco il profondo senso di
queste parole del Maestro: «Non giudicate alfine di essere anche voi
giudicati». (S. Matteo, 7, 1).
Gola.
La gola è l'abuso di quel
piacere lecito che Dio ha unito al mangiare e al bere, ambedue
condizioni necessarie per conservare la vita. Il nutrirsi diventa
peccaminoso quando ci rende incapaci di compiere i nostri doveri,
quando danneggia la salute, quando compromette gli interessi degli
altri.
— Ho io indotto altri a l'ubriachezza?
— Come cattolico,
ho violato le leggi della Chiesa che riguardano il digiuno e
l'astinenza?
— Ho fatto attenzione che il principale danno del
cosidetto « Cocktail » o la frequenza dei bar non consiste in un
completo avvelenarsi, ma nel rendere materiale la vita e nel perdere
la nozione dei valori spirituali?
— Mi sono convinto che i doni di
Dio del mangiare e del bere e delle altre necessità sono altrettanti
mezzi e non fini; che cioè essi mi furono dati per rinnovare la mia
forza onde mettermi al servizio di Dio? Sapienti le parole di S.
Paolo: « Sia che voi mangiate, sia che voi beviate, sia che facciate
qualunque altra cosa, fate ogni cosa per la gloria di Dio ». (I ai
Corinti, 10,31).
Accidia.
L'accidia è una malattia della volontà
che fa trascurare i doveri. Prende un aspetto fisico quando si
manifesta con la pigrizia, col tramandare, con l'ozio, con
l'indifferenza. Prende un aspetto spirituale, quando si manifesta con
il disgusto per le cose dello spirito, con la fretta nelle divozioni,
con la tiepidezza religiosa e con la negligenza nel coltivare nuove
virtù.
— Sono inclinato ad accettare opinioni già fatte dai
propagandisti, invece di esaminarle da me stesso nella prospettiva
della storia e della morale?
— Trovo scuse nel mio prendere il
cristianesimo come troppo difficile e non accettabile, secondo lo
spirito del secolo ventesimo?
— Mi occupo seriamente per aumentare
il mio patrimonio spirituale?
— Ho trascurato i miei doveri verso Dio?
— Ho trascurato i miei doveri verso Dio?
— Sono assiduo alla preghiera?
Parole di S. Paolo al discepolo Timoteo, parlando di certe cristiane: «Sono oziose, vanno girando per le case; sono cianciatrici, curiose, chiacchierone in modo sconveniente ». 1, 5-13).
Parole di S. Paolo al discepolo Timoteo, parlando di certe cristiane: «Sono oziose, vanno girando per le case; sono cianciatrici, curiose, chiacchierone in modo sconveniente ». 1, 5-13).
Impurità.
L'impurità è un amore
disordinato dei piaceri sessuali. Come Dio ha unito il piacere al
mangiare e al bere, per la conservazione della vita individuale, così
ha unito un più grande piacere alla sessualità, per la
conservazione della vita sociale e del Regno di Dio sulla terra. Il
piacere sessuale diventa peccaminoso, quando è usato come un fine
esclusivo anziché come un mezzo. Per questa ragione, l'impurità è
l'indisciplina dell'amore; è l'amore pervertito. Esso ha di mira non
il bene degli altri; ma il piacere di se stesso. In certo modo
l'amore pervertito spezza il bicchiere per rubare il vino e spezza la
lira per rubare la musica.
— Ho acconsentito a pensieri impuri?
—
Se è male commettere certe azioni, mi sono trattenuto in esse col
pensiero? Tremende parole del Maestro : « Chiunque guarderà una
donna con sentimento impuro, nel suo cuore ha già commesso adulterio
con essa». (S. Matteo, 5, 28). — Ho incoraggiato altri a peccare,
mediante pensieri, parole, azioni?
— Ho violato la purezza col
pensiero, colle parole o con le opere?
— Mi sono sforzato di
coltivare un amore più alto, per sublimare l'amore più basso?
L'onestà sessuale è un peso soltanto per coloro che hanno perduto il senso dei diritti altrui.
Tremende parole del Maestro : « Chi fa il peccato è schiavo del peccato ». (S. Giovanni, 8, 34).
Luminose parole del Maestro: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ». (S. Matteo, 5 8).
Luminose parole di S. Paolo: «Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi ». (I Ai Corinti, 3, 16). « Per i puri tutte le cose sono pure ; ma per gli impuri e per gli infedeli niente è puro, perché la loro mente e la loro coscienza è corrotta ». (A. Tito, 1, 15). «Vi scongiuro, o fratelli, per la misericordia di Dio affinché offriate i vostri corpi come un vivente sacrificio, santo, gradito a Dio, spirituale adorazione ». (Ai Romani, 12, 1).
Luminoso pensiero di San Pietro! « Carissimi, vi scongiuro di comportarvi come stranieri e pellegrini col trattenere voi stessi dai desideri carnali che fanno guerra contro l'anima ». (Prima S. Pietro, 2, 11).
L'onestà sessuale è un peso soltanto per coloro che hanno perduto il senso dei diritti altrui.
Tremende parole del Maestro : « Chi fa il peccato è schiavo del peccato ». (S. Giovanni, 8, 34).
Luminose parole del Maestro: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ». (S. Matteo, 5 8).
Luminose parole di S. Paolo: «Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi ». (I Ai Corinti, 3, 16). « Per i puri tutte le cose sono pure ; ma per gli impuri e per gli infedeli niente è puro, perché la loro mente e la loro coscienza è corrotta ». (A. Tito, 1, 15). «Vi scongiuro, o fratelli, per la misericordia di Dio affinché offriate i vostri corpi come un vivente sacrificio, santo, gradito a Dio, spirituale adorazione ». (Ai Romani, 12, 1).
Luminoso pensiero di San Pietro! « Carissimi, vi scongiuro di comportarvi come stranieri e pellegrini col trattenere voi stessi dai desideri carnali che fanno guerra contro l'anima ». (Prima S. Pietro, 2, 11).
Tratto
da “VI PRESENTO L' AMORE”
di FULTON J. SHEEN* - Ausiliare del Card.
Spellmen Arcivescovo di New York
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