Quando
nacque Gesù, non furono solo tre i re a mettersi in cammino per
cercare il bambino regale. Furono in quattro. Così per lo meno si
narra in un antico racconto russo.
I
tre re si incontrarono per il lungo viaggio e ognuno di loro portò
con sé qualcosa di molto prezioso: oro, che conferisce il potere ai
sovrani, incenso, che s'innalza profumato nella casa di Dio, e mirra
pregiata per la sepoltura dei notabili del popolo. Il quarto e più
giovane re portò con sé lino prezioso e tre gemme meravigliose di
inestimabile valore.
Questo
giovane re abitava all'estremo nord, in una terra in cui il freddo
regnava per la maggior parte dell'anno e dove erano di casa la neve e
il ghiaccio. Era un sovrano fiero, magnifico e, nonostante la giovane
età, anche saggio e riflessivo. Aveva a cuore il suo popolo e da
esso era amato.
Una
notte aveva sognato una stella che sembrava attirarlo e chiamarlo.
Subito dopo la stella si trovava realmente in cielo, come una guida
luminosa. Il sogno era divenuto realtà. Gli astrologi di corte
avevano assicurato al loro giovane signore: nascerà un Re, un Re che
viene da Dio.
Immediatamente
il giovane sovrano si era messo in cammino per cercare questo bambino
regale e rendergli omaggio, offrendogli i propri servigi. Era partito
tutto solo seguendo la stella luminosa, senza sapere dove essa lo
avrebbe condotto. In breve tempo si era messo alle spalle i colli
innevati e le valli della sua patria; poi il ghiaccio e la neve
avevano lasciato il posto al sole e alla sua forza. Un giorno il
giovane incrociò una carovana. Con essa viaggiavano tre nobili re.
Anch'essi avevano veduto sorgere la stella e avevano decifrato il
messaggio divino: il tempo è ormai compiuto! Dio manda sulla terra
il Salvatore, il suo regale Figlio. I tre accettarono volentieri tra
loro il giovane re proveniente dall'estremo nord e insieme seguirono
la misteriosa guida che li precedeva come un importante messaggero.
"Dobbiamo trovare il grande Re'. Questo valeva anche per il
quarto viaggiatore. Voleva assolutamente vedere il grande e divino
Re. Tutta un tratto il suo cavallo si fermò: un pianto distolse il
giovane dai suoi pensieri, l'amaro pianto di qualcuno in cerca di
aiuto. Tra la sporcizia della strada era adagiato un bambino, proprio
davanti al suo cavallo. Era nudo e sanguinava da diverse ferite. Il
re si voltò cercando con lo sguardo gli altri compagni, ma questi
avevano proseguito il cammino. Nessuno si era accorto del piccolo.
Allora il giovane re scese da cavallo, raccolse pietosamente il
bambino singhiozzante e lo avvolse nel lino prezioso che aveva
portato con sé. Con in braccio il piccolo fardello cavalcò verso il
villaggio più vicino. Bussò a molte porte finché finalmente aprì
una donna che ebbe compassione di quella creatura indifesa, avvolta
in un lino regale, e la prese con sé. Abbi cura del bambino, disse
il re, dandole una delle sue gemme preziose. Poi salì in fretta a
cavallo e al galoppo si mise sulle tracce dei suoi compagni di
viaggio. Ma non riuscì a raggiungerli. Erano ormai troppo lontani. E
con loro era scomparsa anche la stella, la guida verso il grande e
divino Re.
Triste il giovane continuò a
cavalcare, tutto solo, senza la sua luminosa stella in cielo. Così
trascorsero giorni e giorni.
Poi
all'improvviso la stella ricomparve chiara e splendente e condusse il
cavaliere solitario verso una città. Ma egli non poté proseguire il
suo viaggio: un funerale bloccava il passaggio, cosicché dovette
tirare le briglie del suo cavallo e lasciar sfilare il corteo
funebre. In quel momento lo sguardo del re incontrò quello di una
vedova in lutto che stringeva a sé i suoi figli piangenti. Mai prima
aveva visto un volto lasciar trasparire così tanta disperazione.
Ascoltò i bisbigli dei presenti e comprese il perché della
tristezza assoluta della donna. Era già abbastanza doloroso che il
padre di questa famiglia fosse morto, ma qualcosa di ancor più
triste attendeva la madre e i suoi figli: non erano in grado di
pagare la montagna di debiti contratta dal defunto e sarebbero stati
separati e venduti come schiavi a persone ricche. Il giovane re restò
indignato. Non poteva accettare tutto ciò. Mise quindi mano alla sua
bisaccia. Era ancora in possesso di due gemme. Avrebbe dovuto darne
via ancora una? Cosa sarebbe rimasto poi per il Re appena nato?
Tuttavia non s'attardò nei suoi pensieri: solo il denaro avrebbe
potuto salvare queste povere persone, molto denaro! Oppure
qualcos'altro di grande valore. Rapido si fece spazio tra la folla di
curiosi, mise nella mano della donna la pietra preziosa e in tutta
fretta cavalcò fuori dalla città. Ma dov'era la sua stella? Pieno
di timore scrutò il cielo. Invano! Forse avrebbe dovuto evitare di
lasciarsi fermare? E la sua gemma, il dono per il grande Re? Rimuginò
e rimuginò sulla questione. No, non avrebbe potuto fare altrimenti.
Cos'era più importante: il suo dono per il Re neonato o la vita di
queste persone così povere? Lo sapeva: aveva agito bene! Per la sua
gioia ad un tratto nel firmamento tornò a brillare la stella
luminosa e gli indicò la direzione da seguire.
Il
suo cavallo lo condusse avanti, sempre avanti, fino ad una terra
nella quale infuriava la guerra. Le case bruciavano e i campi erano
diventati un deserto. Dappertutto vedeva morti e feriti, persone
senzatetto e disperate. I soldati avevano saccheggiato un villaggio e
ora volevano uccidere tutti gli uomini. Le donne e i bambini dovevano
assistere a questo triste spettacolo. I lamenti e le urla strazianti
delle donne e dei bambini fecero tremare il nobile re. Senza indugio
si diresse presso uno dei soldati ed egli, un re, elemosinò la
grazia, rivolgendosi a dei semplici combattenti ma i soldati spietati
respinsero le sue mani giunte e lo minacciarono con le loro armi.
Allora il re stese di nuovo la mano verso la bisaccia. Le sue dita
trovarono la terza gemma. Era la più bella e preziosa ed era anche
l'ultima. Aveva custodito con cura questo gioiello, ma ora diventava
il prezzo del riscatto per i condannati a morte e per risparmiare il
villaggio dalla distruzione. Senza attendere il ringraziamento dei
riscattati, il re si rimise in viaggio.
Poi
si rabbuiò: quale grande prezzo aveva pagato per lenire un po' di
sofferenza! Ah, se davvero vi fossero più pace, più giustizia e più
amore nel mondo! Oh, come lo desiderava ardentemente E il grande Re
sarebbe stato un re di pace e di giustizia? Sicuro! Il mondo aveva
bisogno di qualcuno per i poveri e i bisognosi, per gli oppressi, i
reietti e gli affaticati. Ma come avrebbe potuto ora presentarsi
davanti a lui? Come giungere alla sua presenza a mani vuote?
Lentamente cavalcò avanti, senza meta, nell'oscurità. Nessuna
stella brillante rischiarava il suo cammino. Solo la fredda luna lo
illuminava sinistra. La miseria e l'indigenza erano le sue sole
compagne di viaggio.
'E
il quarto re dette via tutto ciò di cui era ancora in possesso: un
suo gioiello personale, la sua giacca, la sua coperta, le sue
vettovaglie e, si, persino il suo fedele cavallo. Con gli ultimi
denari liberò dalla loro triste sorte tre uomini condannati ai
lavori forzati in una cava di pietra. Essi tuttavia mal lo
ripagarono: la notte successiva lo attaccarono di sorpresa e lo
saccheggiarono dell'ultima cosa che gli restava della sua dignità
regale, la spada di suo padre. Poi lo lasciarono steso mezzo morto.
Quando rinvenne, il re si trascinò proseguendo a piedi il cammino.
Povero com'era, visse di ciò che le persone misericordiosamente gli
donavano. Un giorno giunse ad un porto. Vi era ancorata una grande
galera, sulla quale molti rematori dovevano eseguire il duro
servizio. Era così faticoso che la maggior parte di loro non
riusciva a sopravvivere a lungo. Perciò i giudici erano soliti
condannare i criminali a svolgere tale compito. Proprio in quel
momento un uomo veniva trascinato sulla nave. La moglie e il figlio
piangevano supplichevoli. Ma come poteva essergli d'aiuto? I soldati
avevano i loro ordini e spingevano avanti il condannato. Al re quasi
si spezzò il cuore assistendo a questa scena; subito si avvicinò al
comandante per rivolgergli un'inutile preghiera. Chi avrebbe potuto
provvedere alla famiglia se non vi fosse stato più il padre?
Tuttavia ogni supplica era vana. Sulla panca dei rematori c'era un
posto vuoto e l'uomo era condannato ad occuparlo. Solo questo
contava. Allora l'ormai povero re si fece avanti e salì sulla galera
al posto del condannato, come un criminale tra i criminali. Egli, che
un tempo era seduto Su un trono dinanzi al quale gli altri si
inchinavano, doveva ora piegare la schiena e lasciarsi incatenare tra
i rematori come uno schiavo.
Stava
per iniziare un brutto periodo. Remare era duro e pesante. Le sue
mani si andavano lacerando e la schiena curvando. Dolori e paura
scandivano la sua vita. Ma proprio quando stava per cedere alla
disperazione, la sua stella scintillò nuovamente. Non in cielo, però
brillò in se stesso. Questa luce interiore lo rese benevolo e dolce.
Lo trasformò in luce che rischiarava il suo ambiente oscuro e il re
comprese: 'Sono sulla via giusta! Egli irradiava serenità e pace.
Tutti lo potevano costatare e se ne meravigliavano.
Così
trascorsero gli anni. Il re divenne anziano e i suoi capelli grigi.
Ma un giorno accadde qualcosa che a lui stesso parve un miracolo: il
comandante della nave gli restituì la libertà e lo lasciò sulla
spiaggia di una terra sconosciuta. Trascorse la prima notte in una
vecchia rimessa di pescatori; non riusciva a prendere sonno e
un'inquietudine interiore lo spinse ad uscire. Perlustrò il cielo
con attenzione e all'improvviso la ritrovò, la sua stella luminosa e
chiara! L'anziano re ne rimase stupito e fu di nuovo sicuro:
"Proseguo il cammino!”. Ancora una volta si lasciò
guidare dalla luce celeste, di villaggio in villaggio, di città in
città. Si guadagnava il pane con il lavoro delle sue mani, finché
non giunse in una grande città. Là accadde qualcosa che lo fece
impaurire: la stella perse rapidamente la sua luminosità. Cosa
poteva voler dire? Stanco lasciò vagare lo sguardo sulla città
schiamazzante. Vi era una gran folla e una gran confusione di grida e
di voci: “Dei poveri e dei reietti ha avuto cura zoppi e ciechi ha
risanato. Persino la morte egli ha sconfitto”. Altri s'inserivano
dicendo con rabbia: “ Sulla croce con lui! Ha bestemmiato! Deve
morire. Via, con lui!”
Udendo
queste parole l'anziano re divenne molto inquieto. Ma la folla lo
trascinò spingendolo verso un colle vicino. Li erano alzate tre
croci di legno. La grande croce nel mezzo attirò particolarmente lo
sguardo del vecchio re: essa infatti si ergeva alta come se volesse
con giungere il cielo e la terra. La stella era ferma esattamente
sopra di essa e brillò ancora una Volta in modo accecante, prima di
spegnersi. Era allora lì, ai piedi di quella croce, la meta del suo
lungo cammino?
L'Uomo
sulla croce rivolse al vecchio re uno sguardo pieno di pena e di
dolore. In esso si rispecchiava tutta la sofferenza del mondo. Il re
non aveva mai visto prima questo volto e tuttavia gli sembrava
familiare. Guardandolo più attentamente, credette di riconoscere in
esso molti volti: quelli pieni di sofferenza che lo avevano fissato
durante il suo lungo percorso dietro la stella E all'improvviso
comprese che essi non lo avevano mai sviato dal giusto cammino. No,
al contrario. Nei bisognosi risiedeva il suo cammino: senza saperlo
in essi egli aveva servito lui, l'Uomo sulla croce. Ad un tratto
tutto gli fu chiaro: “Questi è il Re divino, il Re del mondo”
Alla fine l’aveva trovato! Ma come? Un moribondo, ecco come era.
Una rozza trave di legno costituiva il suo trono. Le sue braccia
stese sembravano voler abbracciare lui e tutto il mondo. Colmo di
compassione e timore, il vecchio re si lamentò interiormente: “ O
mio grande Re, cosa ti posso donare? Tutto quello che un tempo avevo
preso con me per te non c'è più. Prendi il mio cuore, prendilo. È
l'unica cosa che ancora possiedo!”.
Allora
vide scendere gocce di sangue dalle mani inchiodate. Scorrevano sui
piedi inchiodati e cadevano nelle sue mani. Dove una volta si
trovavano gemme preziose, ora rilucevano gocce di Sangue. Il vecchio
re tremò. Ancora una volta i suoi occhi incontrarono lo sguardo
morente del Signore del mondo e il re capì: “Questi mi conosce in
profondità, davvero in profondità. Egli sa del mio lungo cammino
verso di Lui. Tutto è stato bene, così com'è stato”. Un tremore
attraversò l'Uomo crocifisso. Il Re del mondo emise il suo spirito.
E sotto a croce. Si accasciò lentamente il vecchio re. Una donna
colma di dolore si chinò e adagiò delicatamente il suo velo su di
lui.
Fonte:
Liberamente tratto da Helmut WankO, Der Vierte König, Herder-Verlag.
Freiburg i. Br., 1989.
Tratto
da “Trionfo del Cuore – PDF – Famiglia di Maria
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