domenica 10 dicembre 2017

Il quarto Re...



Quando nacque Gesù, non furono solo tre i re a mettersi in cammino per cercare il bambino regale. Furono in quattro. Così per lo meno si narra in un antico racconto russo.
I tre re si incontrarono per il lungo viaggio e ognuno di loro portò con sé qualcosa di molto prezioso: oro, che conferisce il potere ai sovrani, incenso, che s'innalza profumato nella casa di Dio, e mirra pregiata per la sepoltura dei notabili del popolo. Il quarto e più giovane re portò con sé lino prezioso e tre gemme meravigliose di inestimabile valore.
Questo giovane re abitava all'estremo nord, in una terra in cui il freddo regnava per la maggior parte dell'anno e dove erano di casa la neve e il ghiaccio. Era un sovrano fiero, magnifico e, nonostante la giovane età, anche saggio e riflessivo. Aveva a cuore il suo popolo e da esso era amato.
Una notte aveva sognato una stella che sembrava attirarlo e chiamarlo. Subito dopo la stella si trovava realmente in cielo, come una guida luminosa. Il sogno era divenuto realtà. Gli astrologi di corte avevano assicurato al loro giovane signore: nascerà un Re, un Re che viene da Dio.
Immediatamente il giovane sovrano si era messo in cammino per cercare questo bambino regale e rendergli omaggio, offrendogli i propri servigi. Era partito tutto solo seguendo la stella luminosa, senza sapere dove essa lo avrebbe condotto. In breve tempo si era messo alle spalle i colli innevati e le valli della sua patria; poi il ghiaccio e la neve avevano lasciato il posto al sole e alla sua forza. Un giorno il giovane incrociò una carovana. Con essa viaggiavano tre nobili re. Anch'essi avevano veduto sorgere la stella e avevano decifrato il messaggio divino: il tempo è ormai compiuto! Dio manda sulla terra il Salvatore, il suo regale Figlio. I tre accettarono volentieri tra loro il giovane re proveniente dall'estremo nord e insieme seguirono la misteriosa guida che li precedeva come un importante messaggero. "Dobbiamo trovare il grande Re'. Questo valeva anche per il quarto viaggiatore. Voleva assolutamente vedere il grande e divino Re. Tutta un tratto il suo cavallo si fermò: un pianto distolse il giovane dai suoi pensieri, l'amaro pianto di qualcuno in cerca di aiuto. Tra la sporcizia della strada era adagiato un bambino, proprio davanti al suo cavallo. Era nudo e sanguinava da diverse ferite. Il re si voltò cercando con lo sguardo gli altri compagni, ma questi avevano proseguito il cammino. Nessuno si era accorto del piccolo. Allora il giovane re scese da cavallo, raccolse pietosamente il bambino singhiozzante e lo avvolse nel lino prezioso che aveva portato con sé. Con in braccio il piccolo fardello cavalcò verso il villaggio più vicino. Bussò a molte porte finché finalmente aprì una donna che ebbe compassione di quella creatura indifesa, avvolta in un lino regale, e la prese con sé. Abbi cura del bambino, disse il re, dandole una delle sue gemme preziose. Poi salì in fretta a cavallo e al galoppo si mise sulle tracce dei suoi compagni di viaggio. Ma non riuscì a raggiungerli. Erano ormai troppo lontani. E con loro era scomparsa anche la stella, la guida verso il grande e divino Re.
Triste il giovane continuò a cavalcare, tutto solo, senza la sua luminosa stella in cielo. Così trascorsero giorni e giorni.
Poi all'improvviso la stella ricomparve chiara e splendente e condusse il cavaliere solitario verso una città. Ma egli non poté proseguire il suo viaggio: un funerale bloccava il passaggio, cosicché dovette tirare le briglie del suo cavallo e lasciar sfilare il corteo funebre. In quel momento lo sguardo del re incontrò quello di una vedova in lutto che stringeva a sé i suoi figli piangenti. Mai prima aveva visto un volto lasciar trasparire così tanta disperazione. Ascoltò i bisbigli dei presenti e comprese il perché della tristezza assoluta della donna. Era già abbastanza doloroso che il padre di questa famiglia fosse morto, ma qualcosa di ancor più triste attendeva la madre e i suoi figli: non erano in grado di pagare la montagna di debiti contratta dal defunto e sarebbero stati separati e venduti come schiavi a persone ricche. Il giovane re restò indignato. Non poteva accettare tutto ciò. Mise quindi mano alla sua bisaccia. Era ancora in possesso di due gemme. Avrebbe dovuto darne via ancora una? Cosa sarebbe rimasto poi per il Re appena nato? Tuttavia non s'attardò nei suoi pensieri: solo il denaro avrebbe potuto salvare queste povere persone, molto denaro! Oppure qualcos'altro di grande valore. Rapido si fece spazio tra la folla di curiosi, mise nella mano della donna la pietra preziosa e in tutta fretta cavalcò fuori dalla città. Ma dov'era la sua stella? Pieno di timore scrutò il cielo. Invano! Forse avrebbe dovuto evitare di lasciarsi fermare? E la sua gemma, il dono per il grande Re? Rimuginò e rimuginò sulla questione. No, non avrebbe potuto fare altrimenti. Cos'era più importante: il suo dono per il Re neonato o la vita di queste persone così povere? Lo sapeva: aveva agito bene! Per la sua gioia ad un tratto nel firmamento tornò a brillare la stella luminosa e gli indicò la direzione da seguire.
Il suo cavallo lo condusse avanti, sempre avanti, fino ad una terra nella quale infuriava la guerra. Le case bruciavano e i campi erano diventati un deserto. Dappertutto vedeva morti e feriti, persone senzatetto e disperate. I soldati avevano saccheggiato un villaggio e ora volevano uccidere tutti gli uomini. Le donne e i bambini dovevano assistere a questo triste spettacolo. I lamenti e le urla strazianti delle donne e dei bambini fecero tremare il nobile re. Senza indugio si diresse presso uno dei soldati ed egli, un re, elemosinò la grazia, rivolgendosi a dei semplici combattenti ma i soldati spietati respinsero le sue mani giunte e lo minacciarono con le loro armi. Allora il re stese di nuovo la mano verso la bisaccia. Le sue dita trovarono la terza gemma. Era la più bella e preziosa ed era anche l'ultima. Aveva custodito con cura questo gioiello, ma ora diventava il prezzo del riscatto per i condannati a morte e per risparmiare il villaggio dalla distruzione. Senza attendere il ringraziamento dei riscattati, il re si rimise in viaggio.
Poi si rabbuiò: quale grande prezzo aveva pagato per lenire un po' di sofferenza! Ah, se davvero vi fossero più pace, più giustizia e più amore nel mondo! Oh, come lo desiderava ardentemente E il grande Re sarebbe stato un re di pace e di giustizia? Sicuro! Il mondo aveva bisogno di qualcuno per i poveri e i bisognosi, per gli oppressi, i reietti e gli affaticati. Ma come avrebbe potuto ora presentarsi davanti a lui? Come giungere alla sua presenza a mani vuote? Lentamente cavalcò avanti, senza meta, nell'oscurità. Nessuna stella brillante rischiarava il suo cammino. Solo la fredda luna lo illuminava sinistra. La miseria e l'indigenza erano le sue sole compagne di viaggio.
'E il quarto re dette via tutto ciò di cui era ancora in possesso: un suo gioiello personale, la sua giacca, la sua coperta, le sue vettovaglie e, si, persino il suo fedele cavallo. Con gli ultimi denari liberò dalla loro triste sorte tre uomini condannati ai lavori forzati in una cava di pietra. Essi tuttavia mal lo ripagarono: la notte successiva lo attaccarono di sorpresa e lo saccheggiarono dell'ultima cosa che gli restava della sua dignità regale, la spada di suo padre. Poi lo lasciarono steso mezzo morto. Quando rinvenne, il re si trascinò proseguendo a piedi il cammino. Povero com'era, visse di ciò che le persone misericordiosamente gli donavano. Un giorno giunse ad un porto. Vi era ancorata una grande galera, sulla quale molti rematori dovevano eseguire il duro servizio. Era così faticoso che la maggior parte di loro non riusciva a sopravvivere a lungo. Perciò i giudici erano soliti condannare i criminali a svolgere tale compito. Proprio in quel momento un uomo veniva trascinato sulla nave. La moglie e il figlio piangevano supplichevoli. Ma come poteva essergli d'aiuto? I soldati avevano i loro ordini e spingevano avanti il condannato. Al re quasi si spezzò il cuore assistendo a questa scena; subito si avvicinò al comandante per rivolgergli un'inutile preghiera. Chi avrebbe potuto provvedere alla famiglia se non vi fosse stato più il padre? Tuttavia ogni supplica era vana. Sulla panca dei rematori c'era un posto vuoto e l'uomo era condannato ad occuparlo. Solo questo contava. Allora l'ormai povero re si fece avanti e salì sulla galera al posto del condannato, come un criminale tra i criminali. Egli, che un tempo era seduto Su un trono dinanzi al quale gli altri si inchinavano, doveva ora piegare la schiena e lasciarsi incatenare tra i rematori come uno schiavo.
Stava per iniziare un brutto periodo. Remare era duro e pesante. Le sue mani si andavano lacerando e la schiena curvando. Dolori e paura scandivano la sua vita. Ma proprio quando stava per cedere alla disperazione, la sua stella scintillò nuovamente. Non in cielo, però brillò in se stesso. Questa luce interiore lo rese benevolo e dolce. Lo trasformò in luce che rischiarava il suo ambiente oscuro e il re comprese: 'Sono sulla via giusta! Egli irradiava serenità e pace. Tutti lo potevano costatare e se ne meravigliavano.
Così trascorsero gli anni. Il re divenne anziano e i suoi capelli grigi. Ma un giorno accadde qualcosa che a lui stesso parve un miracolo: il comandante della nave gli restituì la libertà e lo lasciò sulla spiaggia di una terra sconosciuta. Trascorse la prima notte in una vecchia rimessa di pescatori; non riusciva a prendere sonno e un'inquietudine interiore lo spinse ad uscire. Perlustrò il cielo con attenzione e all'improvviso la ritrovò, la sua stella luminosa e chiara! L'anziano re ne rimase stupito e fu di nuovo sicuro: "Proseguo il cammino!”. Ancora una volta si lasciò guidare dalla luce celeste, di villaggio in villaggio, di città in città. Si guadagnava il pane con il lavoro delle sue mani, finché non giunse in una grande città. Là accadde qualcosa che lo fece impaurire: la stella perse rapidamente la sua luminosità. Cosa poteva voler dire? Stanco lasciò vagare lo sguardo sulla città schiamazzante. Vi era una gran folla e una gran confusione di grida e di voci: “Dei poveri e dei reietti ha avuto cura zoppi e ciechi ha risanato. Persino la morte egli ha sconfitto”. Altri s'inserivano dicendo con rabbia: “ Sulla croce con lui! Ha bestemmiato! Deve morire. Via, con lui!”
Udendo queste parole l'anziano re divenne molto inquieto. Ma la folla lo trascinò spingendolo verso un colle vicino. Li erano alzate tre croci di legno. La grande croce nel mezzo attirò particolarmente lo sguardo del vecchio re: essa infatti si ergeva alta come se volesse con giungere il cielo e la terra. La stella era ferma esattamente sopra di essa e brillò ancora una Volta in modo accecante, prima di spegnersi. Era allora lì, ai piedi di quella croce, la meta del suo lungo cammino?
L'Uomo sulla croce rivolse al vecchio re uno sguardo pieno di pena e di dolore. In esso si rispecchiava tutta la sofferenza del mondo. Il re non aveva mai visto prima questo volto e tuttavia gli sembrava familiare. Guardandolo più attentamente, credette di riconoscere in esso molti volti: quelli pieni di sofferenza che lo avevano fissato durante il suo lungo percorso dietro la stella E all'improvviso comprese che essi non lo avevano mai sviato dal giusto cammino. No, al contrario. Nei bisognosi risiedeva il suo cammino: senza saperlo in essi egli aveva servito lui, l'Uomo sulla croce. Ad un tratto tutto gli fu chiaro: “Questi è il Re divino, il Re del mondo” Alla fine l’aveva trovato! Ma come? Un moribondo, ecco come era. Una rozza trave di legno costituiva il suo trono. Le sue braccia stese sembravano voler abbracciare lui e tutto il mondo. Colmo di compassione e timore, il vecchio re si lamentò interiormente: “ O mio grande Re, cosa ti posso donare? Tutto quello che un tempo avevo preso con me per te non c'è più. Prendi il mio cuore, prendilo. È l'unica cosa che ancora possiedo!”.
Allora vide scendere gocce di sangue dalle mani inchiodate. Scorrevano sui piedi inchiodati e cadevano nelle sue mani. Dove una volta si trovavano gemme preziose, ora rilucevano gocce di Sangue. Il vecchio re tremò. Ancora una volta i suoi occhi incontrarono lo sguardo morente del Signore del mondo e il re capì: “Questi mi conosce in profondità, davvero in profondità. Egli sa del mio lungo cammino verso di Lui. Tutto è stato bene, così com'è stato”. Un tremore attraversò l'Uomo crocifisso. Il Re del mondo emise il suo spirito. E sotto a croce. Si accasciò lentamente il vecchio re. Una donna colma di dolore si chinò e adagiò delicatamente il suo velo su di lui.

Fonte: Liberamente tratto da Helmut WankO, Der Vierte König, Herder-Verlag. Freiburg i. Br., 1989.

Tratto da “Trionfo del Cuore – PDF – Famiglia di Maria


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