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giovedì 16 maggio 2019

San Giovanni de Britto - Sacerdote gesuita e martire



Un giorno del 1663 o del 1664, l'infante del Portogallo, don Pedro, erede della corona, accompagnato dai suoi paggi, si presenta alla porta del noviziato dei gesuiti di Lisbona (Portogallo); tutti i novizi si precipitano per accogliere l'illustre visitatore, tranne Giovanni de Britto. Quest'ultimo, che, in quanto paggio, aveva frequentato il futuro re, finisce per arrivare cinto da un grembiule: era occupato a curare un servo della comunità colpito da un'epidemia. « Sono felice, esclama il principe in uno slancio di fede, di trovarvi al servizio di questo nuovo padrone ! Vi guadagnerete ricompense più solide di quelle che potreste trovare da me... »

Joào de Britto è nato il 1° marzo 1647, in una famiglia dell'alta nobiltà del Portogallo. Suo padre, don Salvador de Britto Pereira, sarà viceré del Brasile. In occasione di gravi problemi di salute, il bambino è consacrato da sua madre, dona Brites, a san Francesco Saverio, il grande missionario gesuita delle Indie e del Giappone, per ottenerne la guarigione. Fin dall'età di nove anni, Giovanni viene introdotto come paggio presso la corte di Lisbona. Da adolescente, si distingue per la sua purezza angelica, messa alla prova in mezzo a nobili giovani e facoltosi. Lo spettacolo della corte lo porta del resto a distaccarsi dal mondo e, il 17 dicembre 1662, all'età di sedici anni, entra nella Compagnia di GESÙ. Dolorosamente sorpresa, sua madre accetta tuttavia con fede la sua decisione. Durante i suoi studi di filosofia a Coimbra (1666-1669), Giovanni chiede al Generale della Compagnia di GESÙ di essere inviato nelle missioni delle Indie, perché, dichiara, «è san Francesco Saverio che mi ha guarito, è lui che mi chiama alle Indie ». Viene ordinato sacerdote a Lisbona nel febbraio 1673 e i suoi superiori lo destinano alla regione di Madura, nel sud-est dell'India. Nonostante l'opposizione della madre e i pareri sfavorevoli dei medici, il giovane gesuita lascia Lisbona fin dal mese di marzo, in compagnia di ventisette confratelli, sotto la direzione di padre Balthazar da Costa, un veterano della missione indiana.
Missionario per natura