sabato 8 giugno 2019

Salve Regina!




Non si può immaginare la vita della Chiesa senza il meraviglioso inno mariano "Salve Regina". Ne è autore il benedettino Ermanno il Contratto (nel senso di rattrappito, storpio). Nato in Svevia nel 1013, egli divenne nel medioevo la perla spirituale dell'Abbazia di Reichenau, l'isola sul Lago di Costanza. Per le sue capacità geniali, dai suoi contemporanei fu considerato "il miracolo del secolo".

La nascita di Ermanno ad Altshausen nella regione tedesca del Wurttemberg risale dunque a più di mille anni fa e sulla sua vita possediamo solo qualche foglio scritto a mano dal suo allievo Bertoldo. Le poesie mariane di Ermanno, però, ci fanno conoscere bene il suo grande amore per la Madonna. L'episodio che segue, realmente accaduto, raccontato nel 1977 da p. Beda Feser, allora priore cistercense della famosa chiesa di Birnau presso il Lago di Costanza, presenterà ai nostri occhi la figura del monaco beato, non solo come anima profondamente mariana, ma anche come caro patrono dei malati e dei disabili. Il papà di p. Beda, il dottor Albert Feser, fin dagli anni '30 operò come medico nell'ospedale di Altshausen. Un giorno, sotto la coperta di un paziente che ventiquattro ore prima era in fin di vita e poi aveva inaspettatamente riacquistato la salute, trovò sbalordito parte di una calotta cranica! Cosa era accaduto? Le suore francescane, che operavano nell'ospedale, non avevano solo pregato per il moribondo, ma con fiducia avevano posto accanto a lui, sotto il piumino, la reliquia del cranio del beato Ermanno, all'epoca sotto la loro custodia. "Sì, dottore", gli rivelò una suora, "quando qualcuno sta per morire, andiamo a prendere 'Ermannino '." Il medico estrasse poi un frammento della reliquia e lo spedì a Konnersreuth, al parroco Joseph Naber, padre spirituale della mistica stigmatizzata Teresa Neumann. Durante una delle sue impressionanti estasi del venerdì, il parroco mise la busta chiusa davanti a Teresa. Appena don Naber ebbe messo la busta con la reliquia sulla coperta della mistica, lei si svegliò dall'estasi della passione e cadde in un'estasi di riposo: si sollevò sul letto, salutò gioiosamente Ermanno, il grande innamorato della Madonna, e iniziò a parlare con lui. Poi le apparve la Madre di Dio e riferì a Teresa che, per intercessione del beato Ermanno, quel giorno non avrebbe più sofferto la passione e morte del Signore.
Chi era dunque questo Ermanno il Contratto 1013-1054)?
Secondogenito di 15 fratelli e sorelle, discendeva dalla stirpe dei conti di Altshausen, una famiglia nobile all'epoca molto potente. Da parte paterna era parente di sant'Ulderico, vescovo di Augusta, morto 40 anni prima della nascita di Ermanno. La famiglia era molto benestante. La mamma Iltrude, profondamente devota, attraverso la sua fede, la sua preghiera e il suo esempio, ebbe un ruolo determinante nella formazione dell'amore per Maria di Ermanno. Per tutta la vita egli rimase legato da tenero affetto alla mamma, mite e caritatevole.
Il piccolo nobile Ermanno apparentemente era un bambino in salute, pieno di gioia di vivere come tanti altri. Si distingueva però per la sua intelligenza straordinaria. A sette anni i genitori lo affidarono allora alle cure dei Benedettini dell'isola di Reichenau. Ermanno si ricorderà per sempre del giorno del suo arrivo presso l'abbazia di Nostra Signora della "Reichen Au", del "ricco prato": era il 15 settembre 1020. Lì, nella parte occidentale del Lago di Costanza, in un'epoca in cui ancora non esistevano le università, si trovava uno dei centri di studio più significativi d'Europa, particolarmente prospero nelle arti e nella scienza, specializzato in particolare nella miniatura dei codici. In un'ideale alternanza di preghiera, studio e lavoro, sotto lo sguardo attento del dotto abate Bernone, che aveva riconosciuto l'elevato talento del ragazzo, Ermanno trovò nell'abbazia l'ambiente ideale per sviluppare le sue sorprendenti capacità intellettive e spirituali. Il suo futuro allievo e fedele collaboratore, Bertoldo,.scrisse: "Dall'averle solo osservate, in modo quasi perfetto conosceva ogni arte e le finezze della poesia". Ermanno si fece monaco sulla Reichenau e arrivò in poco tempo ad una tale sapienza che, a soli vent'anni, da allievo divenne maestro e infine, come guida della scuola del monastero, "suscitò stupore e ammirazione di tutti; da ogni parte accorrevano alle sue lezioni".

Un genio immobilizzato su una panchina

Più o meno in questo tempo si manifestarono i sintomi della sua grave e incurabile malattia, dalla quale l'origine del soprannome "contractus". Le forze muscolari diminuirono gradualmente, le articolazioni si irrigidirono, gli arti si deformarono. Su richiesta dell'abate, a circa 30 anni, Ermanno ricevette l'ordinazione sacerdotale, ma quasi da subito poté vivere il suo sacerdozio solo in modo interiore, da ostia vivente, sempre più immobilizzato e sofferente per dolori acutissimi. Della paralisi avanzata del benedettino si scrisse: "Dal punto in cui veniva lasciato, senza l'aiuto di qualcuno, non si poteva né allontanare né girare da un lato all'altro; solo quando il suo domestico lo sistemava su una sedia portatile, ricurvo e con fatica, poteva lavorare a qualcosa. Divenne paralizzato anche alla bocca e alla lingua riuscendo solo a stento a proferire parole biascicate e appena comprensibili". Nonostante la grave patologia, Ermanno, stimato e incoraggiato dal suo amico, l'abate Bernone, che fu come un padre per lui, maturò fino al punto di diventare uno degli eruditi più grandi del Medioevo; con il suo spirito sveglio e la sua forza di volontà, in preghiera nella sua cella, scrutò le profondità dello spazio e del tempo, del cosmo e della storia del mondo. Tante delle opere scientifiche di Ermanno nel campo della musica, della matematica, dell'astronomia e della storiografia possono essere definite rivoluzionarie. A fatica, con penna e calamaio tra "le dita fiacche", ma instancabile e "pieno di attenzione", questo maestro della lingua latina scrisse preghiere meravigliose e canti di una profondità commovente e di grande ricchezza teologica, come sopra tutti gli inni mariani "Salve Regina" e "Alma Redemptoris Mater", per i quali compose anche la musica. In queste opere si svela come, nello spirito di san Benedetto, Ermanno, nonostante tutte le sue ricerche scientifiche, fosse innanzitutto un uomo di fede, che amava lodare Dio nella preghiera corale e nella più intima meditazione.

Tra le opere di Ermanno, la cui realizzazione suscita tuttora stupore per le sue condizioni fisiche, si trovano un trattato, nel quale egli elaborò un nuovo sistema di scrittura per le note, uniforme per tutti i monasteri benedettini, come anche scritti matematici, scientifici e storici in cui "superò di cognizioni e acume tutti i conoscitori passati". E non solo, "addirittura nella produzione di orologi, strumenti musicali e apparecchi meccanici nessuno riusciva ad uguagliarlo". La sua opera maggiore è una Cronologia della storia del mondo, dall'Incarnazione fino ai suoi tempi. Fu considerata allora l'opera storica più completa e minuziosa, in cui per la prima volta veniva presentata una rigorosa successione degli anni dalla nascita di Cristo. In tutto Ermanno non operò mai per ambizione mondana, ma per servire lo stile di vita del suo ordine nell'alternanza quotidiana di preghiera e lavoro, "ora et labora".

Soprattutto agli inizi questo giovane uomo dotato di forza creatrice quanto avrà dovuto lottare con la sua malattia! Quale cammino spinoso doverla accettare, quale dura scuola di pazienza e mitezza! Ermanno, però, possedeva un buon senso dell'umorismo e, nonostante le sofferenze e le difficoltà persino nel parlare, sapeva essere "pronto in vivacità gaia a scherzare e a fare a botta e risposta". Forse proprio a causa della sua paralisi divenne un religioso esemplare, santo, di cui si disse: "Fervidamente si esercitò nell'amore più umile e nell'umiltà amorosa, nella misericordia in tutta allegria ... diventò tutto per tutti, un uomo gentile amato da tutti".
In modo particolare crebbero sempre più in questo monaco paralizzato la fiducia e la fede nella forza della croce, e la sua sofferenza unita al Redentore portò frutto: "Signore, fa sbocciare fiori dai rami secchi delle mie spine. Tu stesso li hai intrecciati intorno alla mia fronte e al mio cuore come sigillo e pegno di amore divino. Dona vita al ramo di spine di dolori e di pene. Fa sbocciare fiori dai rami secchi delle mie spine. Voglio portarli a tua madre Maria che, come fiore purissimo si è schiusa sponsalmente allo Spirito e ci donò Te, il frutto più santo della sua verginità benedetta. Tu, santa Madre, Vergine Maria, luce dolce nelle ore dell'afflizione, a Te, Soccorritrice, Consolatrice, Signora e Madre di amore pietoso, a Te voglio presentare i miei fiori".
Sì, Ermanno provava un amore particolare per Maria e in Lei riponeva la profonda fiducia di un bambino; per lui, paralizzato, la Madonna era un rifugio e la sua Avvocata, come scrisse invocandola in una delle sue preghiere: "Salve, fulgida Stella del mare, Maria... Ascoltaci, perché il Figlio ti onora e non ti nega niente". Maria fu per lui una vera madre ed Ermanno lo espresse con parole incomparabilmente belle e intense nel "Salve Regina": "Salve, Regina, Madre di misericordia; vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva; a Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, Avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del Tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria".
In questa supplica non incontriamo proprio i bisogni e l'impotenza di Ermanno nella sua malattia, tutto l'ardente desiderio della sua anima di vedere Gesù dopo aver sopportato pazientemente l'"esilio" nel suo corpo miseramente rattrappito? Senza dubbio questo inno rispecchia anche la sua esperienza di vita in famiglia, l'amore affidabile della sua mamma terrena, Iltrude, tornata alla Casa del Padre nel 1052, due anni prima del figlio che aveva sempre protetto e difeso per il suo grave handicap. Non a caso Ermanno la onorò in una commovente poesia funebre come "madre dei poveri, speranza e aiuto dei suoi".

Il dottor Walter Ebner, uno dei maggiori studiosi della vita del beato Ermanno, come medico ritiene che la malattia del monaco non fosse congenita, così come talvolta viene scritto. Basandosi sulle descrizioni dettagliate del suo allievo Bertoldo, secondo il dottor Ebner, Ermanno soffrì di sclerosi laterale amiotrofica, meglio conosciuta come SLA, la stessa malattia di p. Filip Stajner, di cui abbiamo raccontato nel n. 47 della nostra rivista. Il più conosciuto malato di SLA del nostro tempo è senza dubbio l'astrofisico Stephan Hawking, deceduto nel marzo del 2018. Ermanno e Hawking sono stati entrambi geni superdotati del loro tempo. Ma Hawking, da ateo, fino alla fine negò l'esistenza dell'aldilà convinto che: "La scienza rende inutile un creatore dell'universo", mentre Ermanno anelò al Cielo con tutte le sue forze. Studiò, calcolò e ricercò, compose musica e versi unicamente per la gloria di Dio e da Lui attinse ogni ispirazione.

Nel settembre del 1054 Ermanno si ammalò gravemente di pleurite e polmonite. Aveva dolori incessanti e, a 41 anni, bramò la morte, ormai vicina, come compimento di ogni suo desiderio. Una notte, in estasi, il dotto monaco poté leggere dei testi che gli mostrarono l'irrilevanza di tutte le sue opere terrene e al suo fedele confratello dichiarò:
"Sotto la forte ispirazione di quella lettura, ... il mondo futuro, che non avrà termine, e quella vita eterna sono divenuti indicibilmente desiderabili e cari, così che io considero tutte le cose passeggere non più dell'impalpabile calugine del cardo". Dopo aver ricevuto l'assoluzione e il Signore eucaristico, "questo beato e incomparabile uomo di Dio spirò in felicità perfetta il 24 settembre".

Ermanno il Contratto non è mai stato beatificato ufficialmente, ma nelle diocesi di Rottenburg e Friburgo viene onorato come beato. Nel corso dei secoli, soprattutto in epoca barocca, l'amato monaco è stato raffigurato in numerose chiese e monasteri della zona del Lago di Costanza come autore del "Salve Regina". 
 


Tratto dalla rivista “ Trionfo del Cuore” Maggio Giugno 2019 - Opera di Gesù Sommo Sacerdote - Famiglia di Maria - https://www.familiemariens.org/html/it/gemeinschaft.html


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