Il
13 novembre la Chiesa ricorda il santo polacco Stanislao Kostka. Papa
Clemente XI stabilì che la festa di questo gesuita fosse fissata il
giorno della morte del fratello Paolo, perché questi si convertì e
morì anch'egli da gesuita, in odore di santità, dopo che san
Stanislao gli ebbe donato il suo amore che perdona ed ebbe fatto
penitenza per la sua conversione. Per questo, Stanislao, morto a soli
18 anni, è un santo che ancora oggi ha tanto da dire!
Stanislao
Kostka nacque il 28 ottobre 1550 nel Castello di Rostkowo come
secondogenito di una famiglia dell'alta nobiltà polacca. I genitori,
conformemente al loro stato sociale, curarono profondamente
l'istruzione religiosa dei figli. Fin dalla sua infanzia Stanislao
amò il silenzio, pregò a lungo e volentieri. La madre gli seminò
nel cuore una profonda devozione mariana che caratterizzerà tutta la
sua vita. Il ragazzo era amato dai parenti e dalla servitù,
soprattutto per la sua rettitudine e modestia.
Stanislao
soffriva enormemente quando a tavola gli ospiti della famiglia
parlavano in modo sfrenato, sregolato o utilizzavano espressioni
volgari. Il suo colorito cambiava da pallido a rosso di vergogna, le
lacrime gli scendevano sulle guance e, se il padre non poneva fine
alle chiacchiere inopportune, sveniva e cadeva dalla sedia. I Kostka
erano persone ospitali e tante volte il padrone di casa dovette
sviare verso altri argomenti le conversazioni a tavola. Il fratello
Paolo, invece, aveva un carattere completamente diverso; a lui
piaceva godersi pienamente la vita.
Sotto
la guida dei gesuiti
Fino
ai 14 anni i genitori ritennero sufficiente, per i figli, un
insegnante privato all'interno delle mura domestiche. Poi però
cercarono una scuola che potesse garantire a Paolo e a Stanislao
un'istruzione completa. In quel tempo erano diventati molto ricercati
i collegi della Compagnia di Gesù, fondata da poco da s. Ignazio di
Loyola. In Polonia non esisteva ancora un convitto dei Gesuiti e i
genitori Kostka, nel 1564, mandarono i loro due figli a Vienna sotto
la custodia del precettore Bilinski. I Gesuiti ebbero un influsso
molto positivo sullo sviluppo dei ragazzi. I padri avevano costituito
per i giovani studenti la "Confraternita di santa Barbara",
con lo scopo di promuovere l'adorazione eucaristica, anche nello
spirito di riparazione, e avevano fondato una Congregazione mariana
per contrastare le critiche protestanti verso la devozione alla
Vergine Maria. Stanislao aderì ad entrambi i circoli e poté
sviluppare il suo anelito di pietà eucaristica e mariana. Era nel
suo ambiente ideale: poteva studiare e aveva tempo sufficiente per la
preghiera. Restava per ore in ginocchio davanti al Santissimo e si
intratteneva su pensieri riguardanti le realtà celesti. Così crebbe
la sensibilità della sua coscienza e evitò decisamente tutto quello
che gli era di ostacolo nell'amare Dio sopra ogni cosa, senza
isolarsi dagli altri. Quello che lo faceva soffrire, lo affidava a
Maria, a Colei che, dopo la sua partenza da casa, gli era diventata
ancor di più madre. Fu così che la sua nobiltà di nascita si
trasfigurò nella nobiltà della sua anima. Per i suoi modi gentili
Stanislao fu molto stimato dai suoi compagni di studi, era
servizievole, modesto, discreto. Tra loro c'era chi cercava
volentieri la sua compagnia proprio a causa della sua devozione
religiosa. Quando pregava, si sentiva che era immerso totalmente in
Dio. Alcuni divennero testimoni del fatto che durante la preghiera
era inondato di luce. Si inginocchiavano volentieri vicino a lui
perché il suo fervido raccoglimento era di aiuto nell'essere meno
distratti e nel pensare a Dio con un amore più grande.
Vienna,
città di grandi sofferenze
Presto
però ci furono cambiamenti che portarono grandi sofferenze e
persecuzioni a Stanislao. L'imperatore Massimiliano d'Austria, a
differenza del padre Ferdinando, non era affatto favorevole al nuovo
ordine religioso. Per questo sottrasse ai Gesuiti l'edificio del
convitto e gli studenti furono costretti a trovarsi degli alloggi
privati. Insieme all'insegnante Bilinski, Paolo, il primogenito,
decise di affittare un appartamento adatto al loro ceto nobile nel
quartiere più movimentato di Vienna. Era proprietà del senatore
Kimberker, un fanatico seguace di Lutero. Stanislao avrebbe preferito
vivere in un alloggio più modesto di proprietari cattolici, ma
dovette sottomettersi al fratello maggiore. Se fino a quel momento
Paolo e Stanislao si erano compresi bene, questa nuova situazione
abitativa divenne causa di conflitti che andarono sempre più
aumentando.
Paolo
e gli altri giovani coinquilini iniziarono a condurre una dissipata
vita da studenti. Organizzavano una festa dopo l'altra e quando
diventavano noiose andavano insieme a teatro. Bilinski, che come
precettore avrebbe dovuto prendersi cura dei ragazzi, con i suoi 30
anni, trovò anche lui piacere in questa vita mondana. Per rispetto
del padrone di casa luterano né Paolo né gli altri coinquilini
vollero mai mostrare in modo evidente la loro fede religiosa.
Stanislao, però, rifiutò decisamente questo stile di vita. Utilizzò
ogni occasione e ogni momento libero per partecipare alla Santa Messa
e per adorare Gesù nel Santissimo Sacramento. Si alzava anche di
notte e pregava in particolare per Paolo; faceva penitenza perché
era ben consapevole che la vita di suo fratello non poteva essere
gradita a Dio. Nella vita spirituale questo giovane di soli 15 anni
era più maturo di tanti adulti.
Per
Paolo, però, Stanislao divenne un rimprovero vivente, che gli poneva
continuamente davanti agli occhi la sua vita sconsiderata e
inquietava la sua coscienza. Quando a tavola si raccontavano brutte
barzellette o si facevano chiacchiere di scherno seguite da liti e
bestemmie, Stanislao si alzava e lasciava il banchetto. Questo
mandava Paolo su tutte le furie. Le sue offese aumentarono, perse il
dominio di sé e iniziò persino a bastonare il fratello. Stanislao
sopportò tutto con una pazienza strabiliante, offrì le umiliazioni
e le false accuse per la conversione di Paolo e fece anche altre
penitenze per questo scopo. Il suo amore per la Madonna lo
confortava, lo aiutava a subire tutti i maltrattamenti e soprattutto
a perdonare Paolo ogni giorno. Gli attacchi del fratello però
aumentarono fino all'insopportabile. Sfoghi d'ira furiosi si
alternarono a rimproveri e minacce. Infine anche i coinquilini amici
di Paolo si lasciarono contagiare e iniziarono a tormentare senza
motivo Stanislao con insulti e calci. Persino il suo tutore lo
accusò: "Un Kostka deve saper trattare con gli uomini. È per
imparare a farlo che tuo padre ti ha mandato all'estero, non per
diventare bigotto o farti monaco". Stanislao però rispose con
una mitezza e una calma sbalorditive: "Devo obbedire più a Dio
che agli uomini".
A
tu per tu con la morte
Benché
il giovane studente volesse sopportare tutto in spirito di
riparazione, dopo un anno il suo corpo debole e la sua psiche
delicata non ressero più queste tensioni. Nel dicembre del 1566
Stanislao ebbe un crollo e si ammalò tanto da trovarsi in pericolo
di morte. I medici non gli diedero alcuna possibilità di
sopravvivenza. Consapevole delle sue condizioni, egli supplicò suo
fratello di chiedere al padrone di casa il permesso di chiamare un
sacerdote cattolico che gli amministrasse i sacramenti. Ma sia Paolo
che Bilinski ebbero una paura tremenda di essere messi sulla strada
se un sacerdote cattolico fosse entrato in casa.
Nel
suo grande bisogno interiore, il moribondo si rivolse pieno di
fiducia a santa Barbara, la patrona della Confraternita di studenti
cui apparteneva. In una delle notti successive la santa apparve al
malato insieme a due angeli, che gli portarono la santa Comunione.
Bilinski, che vegliava presso il letto del suo protetto, si spaventò
fortemente quando Stanislao gli riferì dell'apparizione e lo esortò
autorevolmente ad inginocchiarsi accanto a lui.
Le
condizioni di salute di Stanislao non migliorarono fino alla Notte
Santa durante la quale si verificò un'ulteriore miracolo. La mattina
di Natale Bilinski entrò nella sua camera e lo vide seduto sul letto
mentre con voce forte e chiara diceva: "Sono guarito".
Anche la diagnosi medica confermò che tutti i sintomi della malattia
erano scomparsi. Più tardi nel noviziato Stanislao racconterà ad un
suo amico cosa era accaduto: durante la notte nella sua camera aveva
improvvisamente percepito una luce dolce nella quale gli era apparsa
la Madonna con Gesù Bambino in braccio. La Vergine lo aveva esortato
a fare quello che lui aveva già capito da tanto e cioè entrare
nell'ordine dei Gesuiti: "Avrai di nuovo la salute, ma la vita
che ti ho ottenuto la adopererai al servizio del Signore nella
Compagnia di mio Figlio; devi finire i tuoi giorni nella Compagnia
che porta il suo nome" . Lo sappiamo dalla bocca stessa del
santo.
Voglio
diventare Gesuita
Dopo
la sua completa guarigione Stanislao non ebbe alcun altro desiderio
se non diventare gesuita. Allo stesso tempo sapeva con certezza che
suo padre non gli avrebbe mai dato il permesso di entrare in
quest'ordine povero. Le parole della Madonna, però, gli davano
coraggio e la forza di fare in modo che più nulla gli impedisse di
compiere la volontà di Dio. Ma come? Accadde una domenica sera
nell'agosto del 1566. Paolo era di cattivo umore e ancora una volta
scaricò la sua ira sul fratello. Come sempre Stanislao pregava e non
si difendeva; allora la furia di Paolo aumentò tanto da gettarlo a
terra e colpirlo duramente con calci. Quando il fratello si fu
sfogato, Stanislao si alzò e ansimando, ma con calma, gli disse: "Il
tuo comportamento mi costringe a lasciare questo posto. Più avanti
ne darai conto ai nostri genitori". Paolo non aveva mai sentito
simili parole dal fratello minore. Svergognato e adirato gli rispose
gridando: "Vattene ovunque vuoi - tanto meglio così!".
Stanislao accolse queste parole come un consenso da parte della
famiglia e fuggì. Dopo, non trovandolo più in casa, Paolo si rese
conto di ciò che aveva detto nell'ira ed ebbe paura della reazione
del padre. Prese il cavallo per cercare in fretta il fratello.
Stanislao aveva scambiato i suoi vestiti con quelli di un mendicante
e, grazie alla protezione di Dio, Paolo non lo riconobbe persino
guardandolo in volto. Attraversando tutta l'Austria il fuggitivo
voleva arrivare in Germania. Lì, il dotto gesuita Pietro Canisio
aveva fama di santità ed era molto conosciuto; sicuramente lo
avrebbe potuto aiutare. Sul cammino da Augusta a Dilinga, dove si
trovava p. Canisio, Stanislao fu accompagnato da un padre gesuita.
Una mattina presto i due giunsero ad una chiesa ed entrarono pensando
che da lì a poco sarebbe iniziata la Santa Messa. Subito però si
accorsero che questa casa di Dio era diventata un tempio protestante.
Stanislao aveva sopportato con coraggio tutte le fatiche, ma in quel
momento, amareggiato, non riuscì a trattenere le lacrime. Quanto
aveva desiderato la santa Comunione ed ora gli era negata! Dio
intervenne in suo aiuto con un miracolo: apparvero degli angeli che
gli portarono la santa Eucaristia. Pieno di stupore il suo
accompagnatore fu testimone di questo avvenimento.
Pietro
Canisio riconobbe che questo giovane era speciale e lo prese sotto la
sua protezione. Per ragioni di prudenza, però, con le migliori
raccomandazioni lo mandò lontano dalla sua famiglia nel noviziato di
Roma, dove il nobile polacco fu accolto dal santo generale
dell'Ordine, Francesco Borgia. Più di tutti gli altri p. Borgia
poteva comprendere Stanislao, perché lui stesso, venti anni prima,
come viceré di Catalogna, era stato costretto a tenere segreta per
lungo tempo la sua decisione di entrare nell'ordine dei Gesuiti. A
quel tempo lo stesso fondatore dell'ordine, sant'Ignazio gli aveva
personalmente consigliato di farlo perché "il mondo non ha
orecchi per udire un tale scoppio" .
A
Roma la preparazione per il Cielo
In
un primo tempo il generale dell'ordine tenne vicino a sé il ragazzo
di 16 anni per conoscerlo meglio. Francesco Borgia, un asceta severo,
ma la bontà in persona nei confronti degli altri, riconobbe in poco
tempo la sincerità e la maturità spirituale di questo nobile
giovane polacco. Stanislao cercava di prestare ovunque i servizi più
umili e difficili desiderando imitare Gesù, Dio che si era umiliato
facendosi uomo. Il giovane novizio non si risparmiò né nel lavoro
né nella preghiera e nella penitenza, al punto da costringere i suoi
superiori a frenare il suo zelo per preservare la sua salute.
Stanislao obbedì. La notizia che il figlio era entrato nella
Compagnia di Gesù agitò la famiglia e adirò enormemente il padre.
Il suo unico pensiero fu quello di vendicarsi dei Gesuiti. Scrisse
una lettera veemente di minacce a suo figlio rimproverandolo di aver
agito senza cuore piantando in asso i suoi genitori. Leggendo lo
scritto, Stanislao pianse non perché si sentisse offeso, ma per
l'accecamento dei suoi genitori. Il padre Kostka aveva deciso di non
rinunciare a nessun mezzo pur di riportare il figlio a casa in
famiglia, fuori dall'ordine.
Stanislao
soffrì molto a causa del padre, ma lo perdonò completamente; così
poté continuare il suo noviziato nel dolore, sì, ma allo stesso
tempo nella pace. Più di tutto amava meditare sulla Madonna e,
poiché la bocca esprime ciò di cui è pieno il cuore, in ogni
occasione parlava di Lei. P. Emanuel Sa, uno dei più famosi teologi
dell'epoca, racconta che il 5 agosto 1568 invitò il novizio
Stanislao ad accompagnarlo nella Basilica di Santa Maria Maggiore per
pregare davanti all'immagine della Madonna. Mentre camminavano
insieme, il teologo chiese al giovane se amasse davvero la Madonna.
Stanislao rispose commosso: "Padre, padre! Cosa le posso
rispondere? È mia madre!". In queste poche parole c'era un
amore forte, vero, soprannaturale e anche il colto teologo ne rimase
infiammato.
Stanislao
gli confidò il suo desiderio di trascorrere in Cielo la festa
dell'Assunta, alla quale mancavano dieci giorni. P. Sa lo considerò
solo un pio desiderio: Stanislao era sano e aveva appena 18 anni. Dio
però saziò la nostalgia di quell'anima ardente. Pochi giorni prima
della festa Stanislao iniziò ad avere un po' di febbre. Poi alle
prime ore del 15 agosto la Madonna, accompagnata da alcune vergini,
venne a prendere il giovane novizio. Il lutto dei Gesuiti fu grande.
Alcuni dei novizi erano certi della santità del loro confratello e
invocarono subito la sua intercessione. Non dovettero aspettare a
lungo per poter dichiarare: "Mi ha esaudito!", "Mi ha
aiutato!".
Conversioni
straordinarie
Paolo
arrivò a Roma poco dopo la morte del santo fratello. Il padre lo
aveva mandato nella Città Eterna con l'ordine di riportare Stanislao
in Polonia a tutti i costi. Restò esterrefatto davanti alla tomba
del giovane gesuita, che in così breve tempo aveva raggiunto la
perfezione. Profondamente scosso ricordò tutti gli atti brutali e
grossolani con cui aveva ferito il fratello a Vienna e con sincero
pentimento scoppiò in pianto. Ecco il giorno della sua conversione!
Finalmente le preghiere, il perdono e le sofferenze subite e offerte
da Stanislao per amore avevano addolcito il cuore di Paolo. Ritornò
a casa scosso e stese un rapporto. Come lui anche i suoi genitori
furono inaspettatamente toccati dalla grazia; la ribellione e l'ira
del padre si sciolsero, la tristezza della madre si allontanò e ogni
rimprovero si trasformò in tenero amore e felicità interiore. I
genitori riconobbero che, se prima avevano temuto la vergogna della
famiglia per il comportamento di Stanislao, presto dal loro figlio
avrebbero invece ricevuto la gloria.
Fuggito
da Vienna come un mendicante, il giovane fu venerato come santo
mentre il padre e la madre erano ancora in vita. Anche se il pianto
gli soffocava la voce, nel 1603, durante il processo di
beatificazione, sotto giuramento Paolo diede testimonianza delle
virtù del fratello e anche dei maltrattamenti villani che aveva
dovuto sopportare. Non avrebbe dimenticato mai più tutte le volte in
cui Stanislao lo aveva perdonato offrendo per lui le sue sofferenze.
Diverse persone furono testimoni della preghiera che Paolo,
singhiozzando, rivolse al fratello mentre credeva di non essere
osservato: "Fratello mio santo, perdonami, perdona colui che ti
ha tanto maltrattato e perseguitato!". Paolo cambiò
radicalmente il suo stile di vita e dopo la morte dei genitori,
seguendo l'esempio del fratello, chiese di essere accolto nell'ordine
dei Gesuiti.
Fonte
principale: Augustin Arndt SJ, Der heilige Stanislaus Kostka,
Pustetverlag
Tratto
dalla rivista “Trionfo del Cuore” - Marzo Aprile 2019
Nessun commento:
Posta un commento