In
questo XIX secolo, in cui la divisione è in tante cose, e così
frequente anche nelle famiglie, la nostra missione è quella di
unire... Unire fortemente le anime con il vincolo di una vera
devozione al Sacro Cuore di GESÙ.» Queste parole, sgorgate dal
cuore della beata Luisa Teresa de Montaignac, caratterizzano lo
spirito della fondatrice delle Oblate del Cuore di GESÙ. « Figlia
della Chiesa e donna nella Chiesa, diceva san Giovanni Paolo II,
Luisa Teresa vuole "servire il Signore, servire la Chiesa, ciò
che è tutt'uno". Animata da un ardente desiderio apostolico e
sostenuta da una viva devozione al Cuore di GESÙ, ella si mette
all'opera in stretto legame con il suo vescovo, con i preti della sua
parrocchia, con i fedeli laici. Fonda le Oblate che, con la loro
unione tra loro, sono chiamate ad essere dei fermenti di unità»
(Omelia per la beatificazione, 4 novembre 1990).
Nata
a Le Havre il 14 maggio 1820, Louise-Thérèse appartiene a una
famiglia profondamente cristiana, che le trasmette la sua fede come
un'eredità da valorizzare. Viene battezzata il giorno dopo. In
seguito, esprimerà la sua felicità di essere figlia di Dio e
celebrerà come una grande festa l'anniversario del suo Battesimo.
La
vita eterna
Papa
Francesco ricordava, l' 8 gennaio 2014, che il Battesimo « non è
una formalità ! È un atto che tocca in profondità la nostra
esistenza... Noi, con il Battesimo, veniamo immersi in quella
sorgente inesauribile di vita che è la morte di GESÙ, il più
grande atto d'amore di tutta la storia; e grazie a questo amore
possiamo vivere una vita nuova, non più in balia del male, del
peccato e della morte, ma nella comunione con Dio e con i fratelli
Conoscere la data del nostro Battesimo è conoscere una data felice.
Il rischio di non saperla è di perdere la memoria di quello che il
Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto.
Allora finiamo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto
nel passato,... per cui non ha più nessuna incidenza sul presente.
Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo. Siamo chiamati
a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella
nostra esistenza ». Nella forma classica del rito di questo
sacramento, faceva notare papa Benedetto XVI, « il sacerdote
chiedeva innanzitutto quale nome i geni-tori avevano scelto per il
bambino, e continuava poi con la domanda: « Che cosa chiedi alla
Chiesa ? » Risposta: «La fede ». «E che cosa ti dona la fede ? »
« La vita eterna ». Stando a questo dialogo, i genitori cercavano
per il bambino l'accesso alla fede, la comunione con i credenti,
perché vedevano nella fede la chiave per "la vita eterna".
Di fatto, oggi come ieri, di questo si tratta nel Battesimo, quando
si diventa cristiani : non soltanto di un atto di socializzazione
entro la comunità, non semplicemente di accoglienza nella Chiesa. I
genitori si aspettano di più per il battezzando : si aspettano che
la fede... gli doni la vita - la vita eterna. » (Enciclica Spe
salvi, 30 novembre 2007, n. 10).
Dai
suoi genitori, Raymond de Montaignac de Chauvance, esattore delle
imposte, e Anne de Raffin, Luisa Teresa riceve l'esempio di una vita
aperta a tutti. Stretti legami la uniscono alla sorella maggiore,
Anna, e ai suoi quattro fratelli, che lei fa di tutto per rendere
felici. Da bambina, Luisa è vivace, spontanea, sempre in movimento :
« Ero fatta per amare, per cui mi attaccavo perdutamente a tutto ciò
che era buono o infelice. » Il suo carattere impulsivo le gioca
degli scherzi: accumula sbadataggini e sciocchezze, ma la sua fiducia
disarma ogni severità. La piccola ama pregare. Un giorno, dopo
averla a lungo cercata, la scoprono rannicchiata in un armadio. «
Facevo le mie preghiere », dice; e poiché le viene chiesto il
motivo di questo strano comportamento, spiega: «È per non far torto
al Buon Dio. »
Nel
1827, Luisa è in collegio, prima a Chàteauroux nel monastero delle
Fedeli Compagne di GESÙ, poi, nei due anni successivi, a Parigi, nel
convento "Les Oiseaux", tenuto dalle religiose della
Congregazione di Nostra Signora. La vita di collegio non fa molto per
lei. Del suo primo soggiorno, le rimane la paura delle punizioni;
riceve però una grazia a Natale : scopre, contemplando il presepio,
il commovente mistero di un Dio-bambino, povero e sofferente, si
lascia afferrare da Lui e comincia ad amarlo. A "Les Oiseaux",
è «così sbadata che è sempre in penitenza e in lacrime ». In
classe, « acconsente a studiare solo perché le sue compagne sono
più avanti di lei ». In cappella, compie sforzi meritori per
raccogliersi, ma le sue buone risoluzioni rimangono effimere. Luisa
conserverà tuttavia di questi anni il ricordo dei giorni felici in
cui il suo cuore si apriva a Dio attraverso le sue confessioni di
bambina, le sue confidenze alla Madre Superiora "Mamma Sophie"
e le sue prime amicizie. Ma, bisogna riconoscerlo, i suoi studi non
progrediscono molto. È necessario un cambiamento; i suoi genitori la
affidano alla zia, la signora de Raffin, che è anche sua madrina.
L'affetto che unisce la giovane donna e la sua figlioccia si
trasformerà nel corso degli anni in una profonda intimità. Per
quindici anni, Luisa vive nella famiglia dei Raffin, a volte a
Nevers, a volte in campagna, senza perdere il legame con i suoi. «Fu,
dirà, una delle più grandi grazie della mia vita. »
Una
ragazzina "canna."
La
sua prima Comunione ha luogo il 6 giugno 1833. «La ragazzina, la più
canna che ci sia» (cioè fragile), dirà lei, cambia e diventa
un'adolescente seria: «A partire dalla mia prima Comunione, sono
sempre rimasta sotto l'azione divina ». L'Eucaristia diventa il
centro della sua vita. La signora de Raffin è una donna dalla fede
temprata, ma più energica che tenera. Alla sua scuola, Luisa impara
a controllare la propria foga naturale senza distruggerne il
dinamismo. Riceve un'educazione solida, coltiva i suoi doni
artistici, s'inizia al ruolo di padrona di casa. Sotto la direzione
di padre Gaume (1802-1879), direttore del seminario minore, poi
vicario generale della diocesi di Nevers, beneficia inoltre di una
formazione spirituale e dottrinale. Luisa s'impregna dei Vangeli, dei
Salmi, legge i Padri della Chiesa e Santa Teresa d'Avila, che diventa
la sua santa protettrice principale. Nel 1837, tornando al convento
"Les Oiseaux", ritrova lo slancio di fede che è l'impronta
caratteristica di questa casa, centro da cui si irradia la devozione
al Cuore di GESÙ. Viene accolta tra le Figlie di MARIA. La
Santissima Vergine, alla quale « confidava sempre passo passo le sue
pene » quando era bambina, sarà per lei da ora in poi «una maestra
di tutti gli istanti ».
Nella
notte di Natale del 1836, Luisa Teresa esce dalla Messa di mezzanotte
con la sua amica Camille de Berthier. Questa mormora il versetto
dell'Apocalisse: I vergini seguono l'Agnello dovunque vada (Ap 14,
4). Luisa è sconvolta... Seguire GESÙ dovunque Egli va ! ... Da
quel momento, la bianca luce dell'Agnello illumina i suoi passi,
tracciando la via radiosa in cui lei aspira a seguirlo. Il 21
novembre 1838, padre Gaume la autorizza a pronunciare il voto di
verginità. Quattro anni dopo, all'età di ventidue anni, Luisa
Teresa è immobilizzata per dieci mesi a causa di una malattia alle
ossa: prima prova di salute durante la quale si unisce più
intimamente a Dio. La signora de Raffin la sostiene, la aiuta a
vivere questo tempo di sofferenza, a riconoscere che in ogni cosa «la
volontà di Dio è solo amore ». In seguito a questa malattia, le
rivolge questa domanda improvvisa: «Se Nostro Signore ti dicesse :
"Vuoi essere attaccata alla Croce con me fino alla morte ?",
accetteresti ? - Sì, risponde lei, con tutto il mio cuore ! » Vivrà
pienamente questa «follia dell'amore che non calcola, che non
ragiona, che corre instancabile al seguito del Salvatore".
All'indomani
della rivoluzione, in un mondo contaminato dallo scetticismo, la fede
di molti vacilla. Come reazione, dei cristiani ferventi si consacrano
a Dio con un voto al Sacro Cuore. La formula di questo voto, redatta
da padre Roothaan, generale dei gesuiti, si diffonde in Francia. Da
questa sorgente scaturisce un vero e proprio rinnovamento spirituale.
La signora de Raffin ne ha ricevuto comunicazione da padre Ronsin,
direttore spirituale presso il convento "Les Oiseaux" e,
nel 1841, ha pronunciato questa consacrazione. L'8 settembre 1843,
Luisa Teresa si consacra a sua volta. Questo voto è una risposta
d'amore all'amore primo di Dio rivelato dal Cuore di GESÙ, una
risposta che impegna tutta la persona al servizio del disegno del
Padre. È già l'Oblazione che faranno le future oblate. Quarant'anni
dopo, Luisa Teresa non riusciva a richiamare senza una profonda
emozione il ricordo di quel giorno benedetto : «Il voto al Sacro
Cuore ha plasmato la mia vita; è stato per me la fonte di tutte le
grazie, di tutte le gioie. » Per ravvivare la fede, la signora de
Raffin concepisce un vasto piano di unione delle donne cristiane
mediante la devozione al Cuore di GESÙ: « Dei piccoli carboni
sparsi, dice, non possono produrre né fiamma, né calore: riuniti,
possono accendere un grande fuoco capace di illuminare e riscaldare
il mondo. » Dapprima associata al progetto, Luisa Teresa ne diventa
l'erede alla morte della zia nel 1845. Ne ricorda l'intuizione alla
luce del Vangelo : Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come
vorrei che fosse già acceso (Lc 12, 49) ! Sognava di entrare nel
Carmelo, ma vi rinuncia su consiglio di padre Gaume: «La vostra
vocazione, le dice, è portare il Carmelo in mezzo al mondo. »
La
rivoluzione del 1848 sconvolge la Francia. Il signor de Montaignac
rassegna le sue dimissioni da esattore delle imposte. La famiglia
lascia Parigi e si stabilisce a Montlimn, nel Borbonese, dove si
trovano le sue vere radici. Luisa Teresa si chiede come risvegliare
la fede in questa città in piena espansione ma molto segnata
dall'indifferenza religiosa. Ogni giorno, trascorre due ore in
preghiera nella chiesa parrocchiale deserta. Solidi gruppi cristiani
operano a Montlinon sotto la guida di un sacerdote dal cuore ardente,
padre Guilhomet. Luisa Teresa vi si associa e accetta di animare la
congregazione delle Figlie di di MARIA. Fonda l'orfanatrofio del
Sacro Cuore e ingaggia delle amiche per insegnare il catechismo ai
più derelitti. Testimone dell'abbandono delle chiese rurali,
istituisce l'Opera delle chiese povere, contribuisce a diffondere
l'adorazione riparatrice della Santa Eucaristia, organizza ritiri e
cerca di sviluppare il progetto della zia: l'associazione delle donne
cristiane. Grazie al sostegno del suo vescovo, mons. de Dreux-Brézé,
e del suo parroco, queste opere si estendono fin dal 1854 nella
diocesi di Moulins e oltre. In quel periodo, tuttavia, la malattia
alle ossa delle gambe di cui soffre Luisa Teresa recidiva : la
sofferenza diventa, per oltre trent'anni, la sua «compagna
inseparabile ». Invalida, si sposta solo più con delle stampelle o
trasportata in una piccola vettura. Avrà bisogno di tutta l'energia
dell'amore per rimanere instancabilmente donata agli altri e compiere
l'attività traboccante che caratterizza la sua vita.
Il
primo dei direttori
Nel
1859, la signorina de Montaignac incontra padre Gautrelet, gesuita,
fondatore nel 1844 dell'Apostolato della Preghiera : vedendo
l'impazienza dei suoi seminaristi di entrare nella vita missionaria,
questo sacerdote aveva detto loro : «Siate apostoli fin d'ora,
apostoli della preghiera ! Offrite quello che fate ogni giorno in
unione con il Cuore di Nostro Signore GESÙ CRISTO, e per ciò che
Egli desidera : l'espansione del Regno di Dio per la salvezza delle
anime. » Sacerdote di grande esperienza, padre Gautrelet sarà, per
più di venticinque anni, il consigliere di Luisa Teresa. Con umiltà,
egli del resto riconosce: «Ho una grande fiducia nella direzione
dello Spirito Santo, il primo di tutti i direttori ! » Nello stesso
anno, mette la sua figlia spirituale in contatto con il suo
confratello padre Ramière, che ha appena assunto la direzione
dell'Apostolato della Preghiera. Ardente apostolo del Sacro Cuore,
padre Ramière lancia Luisa Teresa a vele spiegate in questo
movimento. Luisa Teresa vede nella spiritualità di quest'ultimo il «
mezzo più universale di santificazione delle anime» e trova nella
sua organizzazione «un mezzo eccellente per penetrare la società ».
Parlando
delle persone amiche di GESÙ, Marta e Maria, papa Francesco
ricordava la necessità della preghiera : «Marta imparò che il
lavoro dell'ospitalità, pur importante, non è tutto, ma che
ascoltare il Signore, come faceva Maria, era la cosa veramente
essenziale, la parte migliore del tempo... Abbiamo in casa il Vangelo
? Lo apriamo qualche volta per leggerlo assieme ? Lo meditiamo
recitando il Rosario ? Il Vangelo letto e meditato in famiglia è
come un pane buono che nutre il cuore di tutti. E alla mattina e alla
sera, e quando ci mettiamo a tavola, impariamo a dire assieme una
preghiera, con molta semplicità: è GESÙ che viene tra noi, come
andava nella famiglia di Marta, Maria e Lazzaro » (26 agosto 2015).
All'inizio
degli anni 1860, Luisa Teresa lancia la costruzione, nel cuore di
Montlugm, di una bella cappella per «ricordare costantemente l'amore
del Cuore di GESÙ ». Benedetta il 31 maggio 1864, essa diventerà
la cappella della casa madre dell'Associazione delle donne cristiane.
In quello stesso anno, viene fatto un tentativo per unire questa
opera ai Missionari del Sacro Cuore di Issoudun. Ma, nel 1874,
l'Associazione se ne separa e diventa la Pia Unione delle Oblate del
Cuore di GESÙ, sotto una regola propria approvata dal vescovo di
Moulins. Questi anni sono fecondi : le donne cristiane consacrate con
voto al Cuore di GESÙ sono sempre più numerose. Nel dicembre 1875,
Luisa Teresa viene nominata segretaria generale dell'Apostolato della
Preghiera. La sua corrispondenza - si conservano circa 1800 lettere -
testimonia la qualità delle sue relazioni. Molto umana, entra, con
il suo innato senso pratico, nei minimi dettagli della vita
materiale, dell'organizzazione delle case, della salute e, in modo
del tutto naturale, con tatto e discrezione, diventa una guida
spirituale che insegna a vivere alla luce della fede. Solide
amicizie, nate da questi scambi, costellano la sua vita: « Santa
Teresa d'Avila, dice, ha molto amato i suoi amici e questo mi ha
sempre incoraggiata ad amare intensamente i miei. »
In
due modi diversi
A
Montltmn, una piccola équipe circonda Luisa Teresa. Queste prime
compagne conducono in comune una vita di preghiera e di accoglienza,
perché si riceve molto. La cappella è un centro di ritiri, di
incontri spirituali. Inizia così a prendere forma una prima
comunità. Ben presto, viene fondata una Casa a Paray-le-Monial, poi
un'altra a Parigi. All'inizio degli anni 1880, emerge il futuro volto
dell'istituto : l'Oblazione viene proposta a donne destinate a
servire Dio e il prossimo in due modi diversi. Le une, sposate o no,
rimangono nel loro ambiente di vita, armonizzando i loro obblighi
familiari e forme di apostolato molto varie. Esse formano delle
"Riunioni", nel vero senso del termine : riunire, cioè
ritrovarsi in gruppo, regolarmente, per pregare insieme e praticare
la carità fraterna; sono le oblate secolari. Le altre, secondo
l'intuizione di Luisa Teresa, fanno voti di religione, povertà,
castità, obbedienza : queste oblate professe vivono in comunità
nelle Case, che costituiscono altrettanti centri di preghiera,
destinati principalmente ad aiutare le oblate secolari a ritemprare
lo spirito. Ognuna delle Case si occupa di una o più opere.
Il
17 maggio 1880, Luisa Teresa viene eletta superiora generale. Il suo
ruolo è assicurare «l'unità nello spirito e nelle tendenze, la
libertà nelle opere e nell'azione, sia collettiva che individuale ».
Il capitolo delle oblate definisce la missione dell'istituto : «Unire
fortemente le anime con il legame di una vera devozione al Sacro
Cuore di GESÙ, attirandole a pregare, a riparare, a dedicarsi in
unione con Lui e a trovare nella pratica delle opere aventi come
scopo la Sua gloria la manifestazione del loro amore. » Per la
fondatrice, la devozione al Cuore di GESÙ è una vita di unione e di
conformità a Colui che è Vita eterna nel seno del Padre (1 Gv 1,
2). «Il nostro codice di legge per eccellenza, dichiara, è la
Preghiera sacerdotale di GESÙ », che si trova nel capitolo 17 di
san Giovanni : Padre, che siano una sola cosa come noi siamo una sola
cosa. Il 4 ottobre 1881, questa missione viene ufficialmente
riconosciuta da papa Leone XIII. Le comunità si moltiplicano :
Lione, Montélimar...
Negli
ultimi anni della sua vita, Luisa Teresa conosce una maggiore
intimità con nostro Signore e si moltiplica nel servizio agli altri.
Inchiodata alla sua poltrona o al suo letto di malata, brucia di un
ardore più comunicativo che mai. «Io sono, dice con allegria, come
un giovane cavallo focoso che viene legato per le quattro zampe e
frustato vigorosamente per farlo camminare... Quando vedo tutto il
lavoro che Nostro Signore mi offre, vorrei fare tutto, intraprendere
tutto. » A Montluppn, delle nuove arrivate sono subentrate alle
operaie della prima ora. Luisa Teresa dà la priorità alla
formazione delle sue figlie, perché dovranno trasmettere ciò che
ricevono, come in una famiglia. San Giovanni Paolo ricordava ai
genitori : «Trasmettere ai vostri figli la fede che avete ricevuta
dai vostri genitori è il vostro primo dovere e il vostro più grande
privilegio. La casa dovrebbe essere la prima scuola di religione come
pure la prima scuola di preghiera» (Irlanda, 1 ° ottobre 1979).
Nessuna
barriera
Luisa
Teresa invita a «una comunicazione intima, abituale, piena d'amore,
con Dio, a una familiarità rispettosa e filiale... Dio deve essere
il respiro della nostra anima, dobbiamo muoverci e agire unicamente
in Lui... La vera contemplazione consiste nell'avere la propria mente
e il proprio cuore uniti a GESÙ, nel parlare, agire, pensare come
Lui. Quale vita più attiva della sua e nello stesso tempo più
contemplativa ? Sempre unito a suo Padre, ecco il nostro modello, la
nostra unica guida. Sono le anime ardenti e attive ad essere chiamate
a compiere i maggiori progressi nella vita contemplativa. Sono loro
che realizzano meglio i progetti di Nostro Signore. A che cosa serve
contemplare un modello se non si ha l'energia per riprodurlo ?
L'anima attiva trae le conseguenze della sua preghiera, mette in atto
le luci che ha ricevute. Lavora pregando, umiliandosi, dedicandosi,
sacrificando se stessa; questa è la vera messa in pratica della vita
di GESÙ. » Se una delle sue oblate è un po' "stressata"
dalle occupazioni esteriori, lei la modera: «Voi lavorate per Dio,
questo non è dubbio, ma bisogna lavorare in Dio. » La formazione da
lei impartita è tutta orientata verso la libertà dell'amore: «Tra
GESÙ e l'oblata non c'è nessuna barriera. Ogni anima va dove la
conduce lo Spirito, la sua unica guida è l'Amore. » Per questo
chiede il rispetto di ciascuna, l'attenzione a quello che ognuna è,
a ciò che Dio vuole da lei. Ritornando a questa umiltà che è
accoglienza di Dio, che Gli lascia tutto lo spazio, osserva: «
L'amore muore là dove non c'è umiltà. »
Il
Natale è, ogni anno, un grande momento per Luisa Teresa.
All'avvicinarsi di questa festa, nel 1882, invita la più giovane
delle oblate a seguire «questo piccolo Bambino che ci chiama al suo
presepio per condurci al Calvario, dove il suo Cuore è sempre aperto
». E insiste con vigore: «Potremo resistergli? Si mostra sempre
Salvatore. Siamolo con lui come i suoi più piccoli discepoli. »
Tutta la vita di Luisa Teresa sta in questo. Afferrata dalla persona
di GESÙ nel mistero della sua Incarnazione, si è consegnata a Lui
perché Egli viva in lei, perché Egli continui in lei la sua
missione. Con il sostegno paziente della sua malattia, lancinante e
dolorosa, e che le lascia poca requie, si unisce sempre più
strettamente alla Passione del Salvatore. « Se vuoi che io continui
a soffrire, non mi lamenterò », Gli dice nel 1881. Deve anche
attraversare una notte dello spirito : « Non vedo nulla, non sento
nulla. Ma ho fede in Te, questo mi basta. » Nelle ultime ore della
sua vita, si affida al suo Salvatore : « Conto sulla misericordia
divina, gli dirò : ho amato. » Il 27 giugno 1885 muore rispondendo
semplicemente al nome di GESÙ che viene pronunciato accanto a lei :
« Mio tutto ! » L'istituto conosce ben presto una rapida
espansione. Alle oblate secolari, si devono le prime fondazioni
all'estero : Portogallo (1887), El Salvador e Polonia (1894),
Nicaragua (1903). Oggi, l'istituto è anche presente in Belgio, in
Sud America e in Africa.
«
Domandiamo alla beata Louise-Thérèse de Montaignac de Chauvance di
aiutarci a riconoscere l'amore del Cuore di GESÙ e ricordarlo senza
fine agli uomini, come ella ha così bene saputo farlo durante tutta
la sua vita» (san Giovanni Paolo II).
Dom
Antoine Marie osb
Tratto da : "Lettera mensile dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia (Website : www.clairval.com)".
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