mercoledì 3 gennaio 2018

Madre Maria Alfonsina del Santo Rosario


Il 22 ottobre 2009, nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, la beatificazione di Soultaneh Mariam Danil Ghattas (1843-1927), fondatrice delle Suore del Rosario, è stata davvero una festa piena di gioia! I cristiani in Terra Santa non avevano mai vissuto prima una celebrazione liturgica di questo tipo.

Una figlia araba di Gerusalemme
La beata Maria Alfonsina è tuttora poco conosciuta in Europa. Durante la sua vita restò spesso nell’ombra, in modo tale che nessuna delle sue consorelle conobbe la sua ricca vita interiore, le sue visioni e la sua confidenza con la Madonna. Anche suor Hanneh, sua sorella, madre generale della comunità, fino alla morte di Sr. Alfonsina, ignorò che la sorella fosse la vera fondatrice della Congregazione. Offrirsi in silenzio per la sua Congregazione, oggi riconosciuta dalla Chiesa, fu la vocazione di questa simpatica beata ed ella la realizzò con tutto il cuore!
Soultaneh Mariam nacque a Gerusalemme nel 1843, nella benestante famiglia arabocristiana Danil Ghattas. A 14 anni, seguendo la chiamata di Gesù, entrò presso le Suore di San Giuseppe e nel 1860, durante la vestizione nella Chiesa del Santo Sepolcro sul Calvario, assunse il nome di Sr. Alfonsina. Due anni dopo, a 19 anni, nello stesso santo luogo della sofferenza e della morte di Gesù, pronunciò i suoi primi voti. Sr. Alfonsina iniziò subito con entusiasmo ad insegnare catechismo nella scuola della parrocchia di Gerusalemme, accesa dal suo grande affetto per Maria. Schiere di bambini cominciarono a far parte della comunità mariana, da lei fondata, dalla quale più tardi provennero le prime suore del Santo Rosario. Dopo alcuni ricchi anni di insegnamento, Alfonsina, come maestra ed educatrice, fu mandata a Betlemme. Ebbero inizio lì inaspettati e meravigliosi eventi. Il 6 gennaio 1874, durante la preghiera del Santo Rosario, la Madonna le apparve per la prima volta, in piedi, con le braccia aperte, con in mano un rosario che pendeva fino ai piedi e il capo circondato da quindici stelle. La visione le lasciò una pace indescrivibile e il vivo desiderio di impegnarsi per Dio e per le anime.

Il 6 gennaio 1875, esattamente un anno dopo la prima apparizione, mentre Sr. Alfonsina pregava nella grotta della natività di Gesù a Betlemme, Maria le apparve di nuovo e la immerse in una luce intensa. “Un raggio, partendo dalla Madonna, mi penetrava e mi feriva con il suo amore”. Da quel momento l’accompagnò per sempre una stella bellissima, che brillava più o meno forte, che si avvicinava o si allontanava. In mezzo a questa stella brillante, Sr. Alfonsina vedeva sempre la Madonna; qualcosa di simile era accaduto cento anni prima a Roma alla Beata Anna Maria Taigi, che per 47 anni in un sole luminoso poté vedere avvenimenti presenti e futuri. La stessa sera, la Madonna le apparve di nuovo, circondata da una schiera di ragazze gioiose con sopra di loro la scritta: “Congregazione del Rosario”.
In altre visioni durante l’anno, Sr. Alfonsina vide il futuro convento del Rosario con le suore che lo avrebbero abitato, come anche il corso delle loro giornate e le regole che la Madonna le spiegò dettagliatamente. Per incoraggiare l’esitante suora a fondare la Congregazione, la Madonna la toccava lievemente con la corona del rosario dicendole: “Il rosario è il tuo tesoro. Abbi fiducia nella mia misericordia e nella bontà di Dio onnipotente”. Anche la nota mistica stigmatizzata, Miriam di Abellin, dal Carmelo di Betlemme, la incoraggiava: “Inizia l’opera, Dio la vuole! Riuscirai!”. Poiché non era davvero un’impresa facile dare l’avvio ad una nuova Congregazione, la Madonna esaudì la preghiera di Sr. Alfonsina e le mise accanto la sorella Hanneh (1858-1931). Per guidarla inoltre nella realizzazione dell’opera, le affidò P. Joseph Tannous di Nazaret, un saggio sacerdote e padre spirituale. Sr. Alfonsina, da vent’anni appartenente alla Congregazione delle suore di San Giuseppe, per uscire da questa famiglia religiosa, ebbe bisogno di una dispensa papale, come avvenne sessantasei anni più tardi per Madre Teresa. Papa Leone XIII gliela concesse nel 1880. Poté così unirsi a cinque ragazze palestinesi e insieme iniziarono una vita povera, ma felice, come prime appartenenti alla nuova Congregazione, in una casa in affitto che P. Tannous aveva procurato loro. Il 7 marzo 1885, con otto novizie, Sr. Maria Alfonsina del Rosario, piena di gioia, pronunciò i voti davanti al Patriarca di Gerusalemme. Apparentemente altre suore furono alla guida di questa nuova giovane comunità. P. Tannous fu l’unico a sapere chi fosse veramente la nascosta, silenziosa e da lui molto stimata Sr. Alfonsina e le chiedeva spesso consigli e assistenza per la conduzione della comunità; le chiese inoltre di scrivere tutto ciò che avveniva nelle sue visioni.
Nousseira e il miracolo della cisterna
La mistica Alfonsina, durante i suoi quarantadue anni di vita nella Congregazione delle Suore del Rosario, diede prova di essere anche una donna pratica, concreta, che però non rinunciava mai al suo rosario. Premurosamente andava fondando conventi, scuole per l’educazione dei giovani arabi e orfanotrofi, come per esempio a Salt in Giordania, dove fra altro si occupò anche dei beduini, o in Terra Santa. Pochi mesi dopo la professione solenne, le giovani suore, due alla volta, furono mandate in missione. Accompagnata da una consorella e dal suo padre spirituale Joseph Tannous, nel luglio del 1885, Sr. Alfonsina si recò a Jaffa in Galilea. Il suo primo ‘convento’ e la sua prima ‘scuola’ inizialmente consistettero in due povere stanzette. La più grande serviva come classe per trentacinque ragazze e nella più piccola c’era posto appena per due letti. Durante il giorno, un letto doveva fare spazio ad un tavolo da lavoro.
Le due suore del Rosario sopportarono per quasi un anno queste condizioni fin quando la madre superiora delle Clarisse di Nazaret, avendone compassione, diede loro un po’ di soldi con i  quali poterono sistemare altre due stanze. Quattro settimane prima dell’inaugurazione, il 14 aprile 1886, si verificò un miracolo eccezionale, del quale si hanno precise descrizioni da testimoni oculari. Quel giorno, una ragazza greco-ortodossa, Nousseira Habîb eľ Id el Issa, di dodici anni, stava aiutando a pulire il pavimento in pietra della nuova casa delle suore. Mentre prendeva l’acqua in un pozzo profondo otto metri, vi cadde dentro. Sr. Caterina chiamò i soccorsi, ma due uomini con una corda arrivarono solo dopo dieci minuti. Calarono la corda nel pozzo, la ragazza apparve per due volte in superficie, ma poiché era svenuta non poté afferrare la corda. Gli abitanti del paese, accorsi sul luogo dell’incidente, gridando incolpavano le due suore e i parenti della ragazza si strappavano le vesti per la disperazione. Subito fu chiesto alle suore “il prezzo del sangue”, prima di lasciare il paese. Sr. Alfonsina subiva gli insulti senza difendersi; accompagnata da alcuni bambini, corse in Chiesa: lì recitarono il rosario davanti al Santissimo. Tornò poi sul luogo dell’incidente tenendo ancora in mano il rosario e fu sgridata da un arabo esaltato: “Il tuo rosario e le tue Ave Maria dovrebbero bruciarti!”. L’uomo la colpì fortemente su un fianco e la fece cadere a terra. Ma ella balzò in piedi, si fece strada fra la gente e gettando il suo rosario nel pozzo gridò ad alta voce: “Regina del Santo Rosario, salva la bambina e aiutaci nella nostra grande tribolazione!”. La gente presente scoppiò a ridere e la schernì: “La tua Madonna non ti può più aiutare, la piccola è affogata, giace in fondo al pozzo da quasi un’ora”. Ma Sr. Alfonsina non si fece più fuorviare, con i bambini tornò di nuovo in Chiesa e continuò a recitare il rosario. Intanto Sr. Caterina, che era rimasta presso il pozzo, fece scendere un secchio fino al fondo. Quando la suora, con l’aiuto di un arabo, ritirò su il secchio, sotto lo specchio d’acqua si vide prima la testa e poi, con grande sorpresa dei presenti, apparve Nousseira in piedi dentro il secchio con il rosario intorno al collo! Come se non fosse successo nulla, ella abbracciò la sua insegnante dicendo: “Mentre mi trovavo nell’acqua, ho sentito il luminoso rosario cadere su di me, intorno al mio collo e alla mia mano. Il pozzo era pieno di luce e mi sentivo nell’acqua come su un divano. Poi, all’apertura del pozzo, ho visto molte persone e una voce mi ha gridato: ‘Prendi la corda!’. L’ho fatto e sono uscita”. Sr. Caterina corse subito in Chiesa per informare Sr. Alfonsina del salvataggio miracoloso. Quando ella uscì dalla Chiesa, Nousseira, piena di gioia, le corse incontro raccontandole con entusiasmo: “Sono così felice di ciò che ho visto nel pozzo, illuminato dal rosario! Mi dispiace che mi abbiano tirato fuori così presto”. Gli effetti di questo miracolo furono straordinari: la miracolata con tutta la sua famiglia ortodossa divenne cattolica, altrettanto l’insegnante protestante del paese, la madre di lei e alcuni allievi. La scuola protestante fu chiusa, mentre le classi nella scuola delle suore divennero ben presto troppo piccole. Nousseira stessa ogni giorno recitava il rosario con le suore; anche dopo anni, piena di gratitudine, a chi lo voleva ascoltare, raccontava del suo miracoloso salvataggio.
Frutti dal paradiso
Nel giugno del 1893, Sr. Alfonsina si trasferì a Betlemme, dove, secondo il desiderio del suo padre spirituale, fondò un orfanotrofio e un laboratorio per ragazze. Per quindici anni vi operò come superiora con molto successo, ma nello stesso tempo in condizioni difficilissime, perché il numero dei bambini, delle alunne e delle disoccupate cresceva continuamente. Quasi tutti gli anni era necessario trasferirsi in una casa sempre più grande, rimaneva solo la stessa povertà. Nel 1904, poco prima della festa di San Giuseppe, tutte le provviste erano consumate.
Le suore, nella loro pena, iniziarono una novena a San Giuseppe. Venne il nono giorno, ma non giunse nessun aiuto. Madre Alfonsina incoraggiò tutti ad avere fiducia: “Preghiamo San Giuseppe, non ci abbandonerà!”. Fuori pioveva a torrenti e si stava facendo buio. All’improvviso, le suore sentirono un tocco delicato alla porta. Era uno straniero. Con una mossa leggera della mano indicò il peso che portava sulle spalle e con gentilezza disse: “Questo è per i vostri orfani”. Le suore, molto sorprese, fecero entrare l’uomo così gentile e gli tolsero il peso dalle spalle. Si trattava di una abaije (un mantello portato dai beduini) piena di frutta e di verdura, ma stranamente l’abaije, la verdura e anche il lungo vestito dello straniero erano completamente asciutti! “Chi la manda? Forse i fratelli di Tantûr o le sorelle di Hortâs?”, chiesero le sorelle. Egli però diede loro solo una risposta evasiva: “Non lo so”. In quel momento arrivarono gli orfani e ammirarono le varie specie di frutta e verdure portate dallo straniero taciturno. Insieme portarono in cucina il dono prezioso e, dopo aver disfatto tutto, Sr. Francesca piegò l’abaije. Mentre lo faceva, notò la straordinaria bellezza del mantello di color giallooro. Era nuovo e senza una piega. “E’ un peccato portare la verdura in una meravigliosa cappa come questa!”, pensò tra sé. Ma l’abaije non aveva neanche una macchia: la frutta e la verdura erano lavate e pulite. Madre Alfonsina era rimasta con lo sconosciuto, senza scambiare una parola, tutta assorta dalla figura di quell’uomo alto e magro, dai lineamenti armoniosi e con gli occhi amorevoli. La sua carnagione era chiara, il suo kumbâs, il lungo vestito, era pulito, di tessuto con strisce blu e con una cinta celeste. Nel frattempo ritornò Sr. Francesca con la sua abaije e gliela diede. Lui non la indossò come sarebbe stato normale con quella pioggia, ma la mise sopra il braccio. Alla domanda, se ci fosse stato da pagare qualche cosa, egli rispose: “No, io ringrazio” e, salutando con gentilezza le suore e le ragazze, sparì nella notte. Appena la porta alle sue spalle fu chiusa, le due suore si guardarono con stupore e piene di meraviglia ad una sola voce esclamarono. “Era San Giuseppe!”. Il giorno dopo si informarono presso tutti i loro benefattori, se qualcuno di loro avesse mandato la bella frutta e le tante specie di verdure, ma tutti negarono. Le suore e le loro ragazze per una intera settimana si nutrirono dei doni sovrabbondanti, mentre Madre Alfonsina, spesso con un sorriso, ripeteva: “Ragazze, mangiate i frutti del paradiso che ci ha portato San Giuseppe!”. E Sr. Francesca assicurò da parte sua di aver trovato tra la frutta una specie simile ad una patata, ma di colore verde chiaro, con un sapore dolce, che non esiste in Palestina e che non aveva mai visto prima. Il suo gusto era squisito sia che venisse bollita, sia mangiata fresca. Durante il suo apostolato, Madre Alfonsina ricevette notevoli aiuti dalla Regina del Rosario. Una volta, facendo visita ad Hanna Issa el Kattân, una vicina di casa cieca, provò tanta pietà per quella donna. Chiese un bicchiere d’acqua, poi vi immerse il suo rosario e fece cadere qualche goccia sugli occhi della donna, inguaribile secondo i medici. Dopo lei e tutti i presenti recitarono quindici Ave Maria. Entro pochi giorni Hanna riacquistò la vista e poté andare da sola in Chiesa a ringraziare il Signore. Un’altra volta, le Suore del Santo Rosario furono chiamate al capezzale di Gabrîl Dabdoûb, che aveva il tifo e che morì poco dopo il loro arrivo. Secondo il rito orientale, i parenti disperati diedero inizio ai lamenti e alle grida di dolore. Solo Madre Alfonsina rimase calma, li incoraggiò e li invitò ad avere fiducia in Gesù e nella Regina del Santo Rosario. Anche in questo luogo chiese un bicchiere d’acqua, vi immerse il suo rosario e versò alcune gocce sulle labbra del deceduto. Gabrîl deglutì, chiese qualche cosa da mangiare e tornò in vita guarito. In seguito fra la popolazione semplice si diffuse rapidamente l’amore per la Regina del Santo Rosario e per la sua preghiera.
Quaderni preziosi
Dopo decenni ricchi di lavoro e di attività pastorale, nel 1909, Madre Alfonsina fu richiamata alla Casa madre di Gerusalemme. Lì collaborò per otto anni con la sorella Hanneh, che ricopriva per la seconda volta l’incarico di Madre Generale. Alfonsina riuscì a nascondere le sue straordinarie doti e virtù. Anche il suo diario non rivela nulla dei suoi ultimi venti anni. La suora taciturna qualche volta aveva annotato ciò che la Madonna le affidava nelle sue visioni: “La cara Madre di Dio sarebbe molto lieta, se noi, nel convento, pregassimo il rosario perpetuo”. Siccome questo desiderio non trovava ascolto, ella diede il buon esempio. Nonostante i suoi 74 anni, nel 1917, il suo senso di responsabilità e l’ubbidienza richiesero all’anziana suora per un’ultima volta tutto il suo impegno. Madre Alfonsina infatti offrì tutte le forze rimastele per trasformare la casa di campagna della famiglia Danil Ghattas, ad Ain Karem, luogo di nascita di Giovanni Battista, in un orfanotrofio; era la casa in cui ella aveva passato le vacanze durante la sua infanzia. Proprio in quel luogo morì dieci anni dopo, il 25 marzo del 1927. In quel giorno la Madonna mantenne la sua promessa: “Se avrai compiuto la volontà di Dio ed eseguito tutto ciò che ti ho chiesto, potrai venire con me”. Madre Alfonsina Danil Ghattas spirò a 84 anni durante la recita del quarto mistero glorioso: ‘L’Assunzione di Maria Santissima al Cielo’ con le parole: “… prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Sr. Hanneh, la sorella, eseguendo gli ultimi desideri di Madre Alfonsina, solo allora trovò i suoi due quaderni, scritti a mano, con le preziose visioni, i sogni e le notizie, che la beata aveva scritto per obbedienza. Quando le suore del Santo Rosario appresero che l’umile Sr. Alfonsina aveva avuto tante grazie straordinarie e che era stata l’anima della fondazione, stentarono a crederlo, ma riflettendo dovettero constatare unanimi: “Era una santa. Lo prova il fatto che ci ha sopportato senza mai rimproverarci, accusarci o parlare male di noi con altri. Tra l’altro non ne avrebbe avuto il tempo, perché recitava sempre il rosario”. Nella Congregazione, approvata dalla Santa Sede, operano oggi 260 suore, soprattutto nelle parrocchie e nelle numerose scuole e asili per la formazione della gioventù araba. Le sessanta sedi si trovano in Terra Santa, nel Libano, in Kuwait, in Egitto, in Siria e negli Emirati arabi. Inoltre le suore del S. Rosario lavorano in pensionati e in ospedali e guidano comunità mariane per ragazze e donne. Secondo il desiderio della Madonna, le suore, una volta al mese, davanti al Santissimo, recitano il rosario perpetuo con tutti gli allievi, i malati o gli anziani. Per rispondere alla richiesta di Maria di recitare il rosario perpetuo anche all’interno della Congregazione, nonostante il faticoso apostolato svolto all’esterno, a ciascuna suora viene affidato un mistero del rosario da pregare ogni giorno con questa intenzione, oltre ai misteri quotidiani già recitati. Così nella Congregazione tutti i giorni vengono recitati più volte numerosi rosari

Beatificata il 22 novembre 2009 a Nazareth sotto il pontificato di papa Benedetto XVI, è stata canonizzata a Roma da papa Francesco il 17 maggio 2015.


Tratto da “Trionfo del Cuore” - La preghiera, chiave per il cuore di dio - PDF - Famiglia di Maria - Settembre - Ottobre 2011 http://www.familiemariens.org/ 


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