sabato 6 luglio 2019

IL MIO FUTURO NEGLI ASTRI? … Testimonianza di conversione avvenuta guardando a Maria



"Cari figli... Desidero avvicinarvi sempre più a Gesù e al suo Cuore ferito, perché siate capaci di capire l'amore senza misura che è dato per ognuno di voi. Per questo, cari figli, pregate, perché dai vostri cuori sgorghi una fonte di amore su ogni uomo e su quelli che vi odiano e vi disprezzano; così, con l'amore di Gesù, sarete capaci di vincere ogni miseria in quel mondo di dolore, che è senza speranza per quelli che non conoscono Gesù. Grazie per tutti i vostri sacrifici e preghiere. Pregate, perché io possa aiutarvi ancora di più. Le vostre preghiere mi sono necessarie" (25.11.1991).

IL MIO FUTURO NEGLI ASTRI?

India, autunno 1972
L'uomo mi guardava senza indulgenza. I peli della sua barba, bianco-giallastri, erano legati in fondo con un elastico nero, come si vede spesso in questi quartieri sovrappopolati di Delhi. In quel mese di settembre, il monsone era passato e l'aria diveniva meno soffocante. Dalla stanza che dava sulla stradina si sentivano le grida dei bambini e l'eco degli zoccoli: era il passo indolente delle vacche sacre e non meno fameliche che deambulavano davanti alle bottegucce. Seduto per terra nella posizione del loto, su lenzuola che sicuramente erano state bianche anni prima, l'uomo si esprimeva con un tono monocorde, come se leggesse qualche documento amministrativo senza interesse. Eppure... teneva in mano "il libro della mia vita"!?
Ho stipulato un contratto con Dio

Da "brava cattolica" di quell'epoca, conoscevo abbastanza bene il Vangelo, meno le Lettere, e neanche in minima parte l'Antico Testamento. Quanto a voler realizzare il progetto di Dio per la mia vita, quest'idea mi era totalmente estranea. Peggio: non rischiava di sfiorarmi perché, inconsciamente, avevo prodotto solidi anticorpi nei suoi confronti. Fin dall'età di diciassette anni, avevo tratto infatti le mie conclusioni quanto al futuro: era meglio che facessi personalmente le mie scelte di vita e decidessi da sola la direzione da prendere, poiché se lasciavo che se ne occupasse Dio, la mia vita sarebbe diventata un calvario. Sarei andata dritta verso la depressione. Perché questo pensiero? Perché ogni volta che si evocava la "volontà di Dio" attorno a me, era in occasione di una catastrofe.
«Oh, non ha ancora trent'anni ed eccola già vedova, con figli in tenera età... ma se questa è la volontà di Dio per lei, le darà la forza di accettarla!».
«Oh, quell'uomo così buono ha una malattia mortale, ha solo due mesi di vita... preghiamo per lui, perché abbia il coraggio di dire di "sì" a questa prova, che è la volontà di Dio per lui...».
«Che disgrazia, quel bambino è nato minorato, non vedrà e non udrà mai, che croce per i genitori. Ma è la volontà di Dio, bisogna pure accettarla!». In tutta l'infanzia, non ricordo di aver mai sentito parlare di un qualunque legame fra la felicità e i progetti di Dio. Se una coppia si ama al punto da sposarsi presto ed è nella gioia, perché non menzionare anche in questo caso il bel disegno di Dio per la loro vita? Ma no, si parlerà di Dio nella vita di questa coppia, quando la colpirà una disgrazia.
A vent'anni, cercavo la mia strada nell'oscurità e nella sofferenza. Perché ero sulla terra? Non ne avevo la minima idea! Certo, lo splendore del cristianesimo mi affascinava e la persona di Cristo mi permetteva di percepire dimensioni infinite e una potenziale felicità inaudita. Ma concretamente, come inserire questo nella mia vita di studentessa? Come collegarmi con questo splendore percepito in maniera incostante, più reale del sole, certo, ma in qualche modo inafferrabile per il mio cuore chiuso, bloccato nella notte?
Gioivo delle storie sugli Apostoli e i primi cristiani, riferite negli Atti degli Apostoli. La loro fede trasportava le montagne e potevano dichiarare senza vergogna: Lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso di (cfr. At 15,28)... poiché la potenza vivente dello Spirito Santo li assisteva in ogni circostanza. Miracoli e prodigi si succedevano per mano loro, certo, anche le prove lastricavano la loro strada, ma erano sempre accettate con gioia e infine vinte per mezzo dell'amore. A quei racconti, una fiammella mi vibrava in fondo al cuore, come se vi trovassi il modo di vivere per cui ero fatta dalla testa ai piedi. Avventura, amore, passione, gioia, la presenza tangibile del cielo a ogni piè sospinto... prendo!!
Avevo dunque stipulato un contratto con Dio, sperando di scuoterlo un po' provocandolo:
«Signore, dove sono questi apostoli oggi? Dove sono questi nuovi testimoni talmente pieni di te, che le persone si accalcano per sfiorare solamente la loro ombra ed essere guarite?! Questo "Filippo", che lo Spirito Santo rapisce per fargli evangelizzare e battezzare un pagano che passa per la strada? E questo "Paolo", che con la sua parola di fuoco fa abbracciare la fede a migliaia di Giudei? E questo "Pietro", che fa scendere una dose fantastica di Spirito Santo su pagani ignoranti durante i suoi discorsi? Signore, ecco la vita cristiana che cerco! E te lo prometto: il giorno in cui mi mostrerai questi apostoli, lascerò tutto e andrò con loro!».
Il libro della mia vita in sanscrito?
Arrivando a casa dell'uomo induista quella mattina, non mi rendevo conto di quale impatto avrebbe avuto su di me quella visita. Un ministro dello stato del Punjab me lo aveva raccomandato grandemente, dicendo: «Se lei vuole lavorare in collegamento con il Ministero del Commercio e importare in Francia il nostro artigianato, dobbiamo verificare se questo è iscritto nel suo tema astrale, altrimenti il progetto non avrà un esito positivo ed è meglio rinunciarci subito. Ho un amico molto rinomato nel quartiere vecchio di Delhi, ha lavorato alla Casa Bianca per il presidente X e anche per Indira Gandhi. Ha doni eccezionali e, come lei probabilmente sa, molti capi di stato consultano astrologi induisti per dirigere meglio il loro paese».
Avevo ventiquattro anni, dovevo prendere una decisione professionale e la proposta mi seduceva. Infatti, il mio progetto era importare a Parigi oggetti belli fabbricati in India, articoli di artigianato, in modo da poter vivere lì per lunghi periodi.
Aggiudicato! Il ministro mi ha accompagnato a casa dell'uomo. Non appena arrivata, questi mi ha fatto sedere e mi ha interrogato senza indugi sul luogo, la data e l'ora della mia nascita. Poi ha tracciato su un foglio disegni bizzarri, che non avevano niente a che vedere con ciò che conoscevo dei temi astrali dell'Occidente; in collegio ero stata iniziata, fin dall'età di quindici anni, alla pratica dell'astrologia, nonché a quella dello spiritismo, e certe compagne di classe non facevano un passo nella vita senza consultare prima di tutto gli astri, o i tarocchi, o senza interrogare gli spiriti che si manifestavano quando facevamo "girare i tavoli". I miei genitori e le religiose, che gestivano questo buon collegio cattolico, ignoravano tutto quello che si svolgeva "dietro le quinte" durante le nostre ore libere...
L'uomo non sorride e la sua gravità diventa perfino pesante. L'entusiasmo ingenuo che mi aveva spinta ad andare a consultarlo diminuisce molto rapidamente e si trasforma in un'attesa un po' inquieta. L'uomo prende il suo foglio e si alza.
«Aspetti un secondo», mi dice, «vado a prendere il libro della sua vita in biblioteca».
Torna, tenendo in mano effettivamente dei vecchi foglietti ingialliti mal rilegati.
«Questo libro è stato scritto molto tempo fa in sanscrito», mi dice, «è da sempre nella mia biblioteca, lo tenevo per lei, sapevo che sarebbe venuta. Glielo leggerò, è il libro della sua vita...».
Ho guardato con sospetto quello strano pezzo di antiquariato e ho interrogato con lo sguardo il mio ministro:
«Il libro della mia vita?».
L'uomo annuisce e, a partire da quei testi in sanscrito, inizia a tracciare anno dopo anno le grandi linee della mia vita passata, fin dalla nascita. Menziona la mia situazione familiare, l'ordine in cui sono nati i miei fratelli e mia sorella, la posizione di mio nonno, e passa in rassegna sia le mie malattie dell'infanzia (che all'epoca ignoravo) sia il mio livello di studi, il quoziente d'intelligenza, la vita affettiva, la ricerca spirituale... Descrive anche alcune persone chiave che hanno avuto, o hanno ancora, un posto importante nella mia vita, ecc. Poi, giunto al mio ventiquattresimo anno, continua sullo slancio. Dato che avevo ventiquattro anni, il suo discorso diventa, dunque, una predizione sul mio futuro.
Ero sempre più a disagio. L'uomo aveva uno sguardo penetrante, come metallico. Da lui non emanava nessun calore, aveva perfino la bruttezza dovuta a quel bagliore di odio negli occhi. Ha evocato i punti più intimi della mia vita così come si riferiscono conclusioni matematiche, tanto più che spiegava ogni elemento, ogni avvenimento della mia storia secondo la posizione e la traiettoria degli astri. «Se ha fatto questi studi, è perché Marte si avvicinava a Giove. In un certo momento, Saturno girava di qui e l'Orsa Maggiore di là — non ricordo più le sue descrizioni astrali, ma il concetto è questo —, per questa ragione è stata attirata da quella persona in un certo momento». In poche parole, questo professionista dell'astrologia mi ha fatto capire che il corso della mia vita dipendeva dagli astri. Giunto al trentesimo anno — aveva descritto dunque sei anni del mio futuro —, l'uomo si è alzato e mi ha detto:
«Ecco, il libro si ferma qui, vado a prendere il seguito in biblioteca».
A quel punto mi sono fermata. Ho approfittato dell'interruzione per alzarmi a mia volta.
«No», gli ho detto, «va bene così, non vale la pena che conosca il seguito della mia vita! La ringrazio, ce ne andiamo...».
Il ministro si stupisce della mia decisione e balbetta al suo amico qualche parola per spiegare come gli stranieri non capiscono sempre la ricchezza della cultura induista... Tuttavia mi riaccompagna con gentilezza.
Il sole era allo zenit quando sono uscita dalla casa e lo choc della sua luce che gravava sulla stradina popolosa mi ha fatto ripiombare a piè pari nella realtà. Ma ho dovuto arrendermi all'evidenza: non ero più la stessa. Avevo un bel cercare di convincermi: «Ecco, non è niente, tutto questo non ha alcuna importanza...», ma non riuscivo a ritrovare la pace. L'uomo mi aveva semplicemente iniettato una dose di veleno sottile, ed emergeva un'angoscia nel più profondo del mio essere. Tornata a casa dei miei amici di Nuova Delhi, ho iniziato a singhiozzare davanti a loro, che per me erano come una seconda famiglia. Né la loro amicizia, né le loro parole di conforto, nulla è riuscito a estirpare da me quella freccetta avvelenata che avevo ricevuto.
L'uomo aveva fatto di me un'orfana. Avevo perso mio Padre. Prima credevo in lui, il mio Creatore, la mia sorgente, la mia radice, la mia origine. Credevo che mi avesse creata per amore. Credevo che tenesse il mondo nelle mani e che l'amore avrebbe avuto l'ultima parola. Sapevo che la mia vera dimora era in lui. Ed ecco che l'uomo mi aveva dimostrato con brio che non era affatto vero, che la mia vita era dovuta a una serie di avvenimenti planetari totalmente impersonali. Mi sono vista tributaria di questi astri di cui ignoravo tutto, di queste grosse cose fredde, lontane e inaccessibili, e mi venivano i brividi. L'uomo aveva citato con precisione i punti importanti della mia vita passata collegandoli agli astri; in che modo allora il mio futuro avrebbe potuto prendere forma nella libertà del mio cuore? L'uomo mi aveva imposto un giogo che mi disgustava e mi spaventava. Non lo volevo, ma non avevo scelta. Ero prigioniera della fatalità. Di ritorno in Francia, ho ripreso le mie attività, ma di giorno in giorno la mia interiorità si degradava. Prima avevo un temperamento positivo, ma ormai un cancro segreto corrodeva la mia speranza. Si manifestavano strani sintomi. Di notte, per esempio, mi svegliavo e iniziavo a proferire parole di odio contro l'uno o l'altro, senza ragione. Perdevo l'appetito e il mio corpo si indeboliva. Soprattutto, una sofferenza indefinibile mi straziava il cuore e, nel silenzio immobile della notte, questo male diveniva intollerabile. Dopo nove mesi di questo regime, ho raggiunto la linea di demarcazione che separa la vita dalla morte e il suicidio si è imposto alla mia mente.
Non arriverò fino alle cinque di stasera
Un giorno del giugno 1973, mia sorella Marie-Pia è venuta a trovarmi. Ho un bel tentare di nasconderle le mie intenzioni, lei ha capito il mio stato di sofferenza e mi ha detto:
«Emmanuelle, domani è Pentecoste, vieni con me, ho trovato un gruppo di preghiera favoloso, fanno un grande incontro in onore dello Spirito Santo! Vieni, lo Spirito Santo farà qualcosa per te!».
«Il tuo Spirito Santo è molto buono, ma non può fare niente per me!».
Mia sorella se n'è andata costernata, ma mi ha dato comunque l'indirizzo presso il quale si sarebbe tenuto l'incontro. Quella notte è stata un inferno. Ero come graffiata e schiacciata dall'interno. La mattina, non riuscivo a sopportare di continuare a vivere. Mi era impossibile pensare di trascorrere a una a una le lunghe ore di quella giornata. Ho rivolto dunque la mia ultima preghiera a Dio, una preghiera brevissima, ma anche molto sincera: «Signore, vedi, non posso vivere un giorno di più. Allora, ecco, non arriverò fino alle cinque di stasera. Ti avverto. È finita!».
Inutile precisare qui il metodo che avevo ideato per scomparire...
Quando mi sono alzata, invece di girare in tondo nell'appartamento, sono stata spinta a uscire per vedere mia sorella. Giunta in rue de l'Assomption — nel 16° arrondissement —, ho trovato una trentina di persone che sembravano far parte di un altro mondo. Marie-Pia non si era sbagliata, quel gruppo era favoloso: la loro gioia, la loro libertà, il calore del loro amore, le loro risate... Immediatamente una parola mi è passata nella mente: «Eccoli». Sì, eccoli, questi famosi primi cristiani, questi apostoli che desideravo tanto incontrare in carne e ossa!
Troppo tardi! Li vedevo, ma come in un film. Fra loro e me c'era un fossato invalicabile. Io ero già dall'altra parte, in quella valle della morte spirituale che nessun braccio caritatevole poteva più raggiungere. Avevo già firmato la mia esecuzione. Ero imprigionata dentro. Alle cinque non ci sarei stata più. Se erano nella luce, tanto meglio per loro! Seguivo mia sorella dappertutto come un cagnolino e non controllavo più il fiume di lacrime. Lo notavano tutti. Pazienza, era così! Pregavano come angeli: «Signore, la mia vita non sarà abbastanza lunga per lodarti», proclamavano loro con gioia evidente; ma in me una frase negativa faceva eco al loro messaggio: «La mia è durata abbastanza!».
Una persona che va verso la morte
Dopo il pranzo e qualche condivisione da cui mi sono tenuta lontana, c'è stato un nuovo momento di preghiera spontanea. Erano le 15.30. La mia fine era vicina, avevo detto a Dio alle cinque. Mi sono seduta con loro come un automa, nella disperazione più grande. Non prestavo più attenzione alle loro preghiere. Verso le 16.00, una signora è arrivata e si è seduta nel gruppo. Era molto in ritardo e non aveva ancora seguito nulla del programma. Si chiamava Andrée T. Non l'ho notata. Fra la trentina di cattolici presenti quel giorno, lei era l'unica protestante. Appena arrivata, ha iniziato ad agitarsi sulla sedia. Qualcosa non andava... Il Signore le aveva appena mostrato una luce e bisognava che la tirasse fuori davanti a tutti! Tutti i timori sono piombati allora su di lei, la paura di essere giudicata, vista l'enormità di quello che doveva dire... E se cadesse nel vuoto?! Prostrata come una povera inebetita, col capo basso, eccomi tirata fuori dal mio marasma, da una voce tonante che è emersa dal gruppo. Fra le belle preghiere, il suo messaggio non c'entrava nulla. Il tono era drammatico. Era Andrée che, non resistendo più, diceva con autorità ciò che il Signore le aveva mostrato:
«Fratelli e sorelle, fra noi c'è una persona che va verso la morte. Questa persona si è lasciata ingannare dal nemico e ha fatto ciò che dispiace a Dio. Ha praticato lo spiritismo e la divinazione, e Satana l'ha legata. Ma Cristo ha il potere di liberarla dalle mani del nemico e di ridarle la vita. Può venire da noi e pregheremo per lei nella potenza del nome di Gesù...». L'assemblea era costernata. Da parte mia, fin dalle prime parole del messaggio «una persona che va verso la morte», ho avuto il cuore in gola. Si trattava di me, era evidente! Dio aveva mostrato il mio stato d'animo a questa signora che non avevo mai visto? E che cosa intendeva dicendo: «Ha fatto ciò che dispiace a Dio»?
È toccato, allora, a me agitarmi sulla sedia per l'impazienza. Non vedevo l'ora che finisse la preghiera per poter andare a parlare con quella signora! Erano le 16.30 passate quando, finalmente, è terminato il canto finale, mi sono precipitata verso quella sconosciuta.
«Signora, lei ha parlato di qualcuno che va verso la morte...».
Andrée mi ha accolto come un autentico inviato di Dio: niente "smancerie", nessuna cortesia inutile, vanno diritti alla meta con gravità, coscienti che la situazione non appartiene a loro e che sono in gioco delle esistenze.
«Ah, sei tu! Bene, vieni qua... allora, che cosa hai fatto? Sei stata nel campo del nemico, sei stata da astrologi e indovini, è così? E hai interrogato gli spiriti dei morti, hai fatto girare i tavoli...?».
«Sì, ho fatto questo dall'adolescenza, con le mie amiche, non sapevo che...».
«Ma è scritto nella Bibbia! Dio ha avvertito bene il suo popolo, tutto questo è un abominio ai suoi occhi! Credi in Cristo?».
«Sì, sono cristiana».
«Bene, aspetta, chiamo due o tre persone perché preghino su di te insieme a me. Non voglio farlo da sola. Cristo ha detto: Quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Cfr. Mt 18,20).
Gesù ha il potere di sciogliere i tuoi legami
Era giugno. Andrée mi ha fatta uscire nel giardino tutto fiorito delle suore dell'Assunzione. C'era una panchina. Vedendo il mio sfinimento mi ha fatta sedere, mentre ella è rimasta in piedi, con gli altri del gruppo che mi attorniavano. Mi sono ritrovata nella situazione più inverosimile del mondo, tanto più che hanno iniziato a cantare in lingue fin dall'inizio. Mi sono chiesta in che situazione penosa fossi caduta! Andrée ha diretto le operazioni con mano maestra e ha posto la "questione di fiducia" che avrebbe determinato la vittoria:
«Ti sei messa tu stessa nelle grinfie del nemico. Ti ha legata e ti tortura. Il suo scopo è ucciderti. Ma Gesù l'ha vinto sulla croce. Credi che oggi Gesù abbia il potere di sciogliere i tuoi legami, perché tu sia libera di camminare nella luce?».
Sono rimasta sbalordita davanti alla domanda. Ho guardato Andrée, questa donna semplicissima, o addirittura povera, che di sicuro pesava più di cento chili. La sua fede, come quella di una bambina, era pronta a spostare le montagne. Avevo venticinque anni ed era la prima volta che sentivo parlare di Gesù in quel modo. Un Gesù che avrebbe fatto del bene a me? E oggi stesso? Come nel Vangelo?
«Sì, lo credo!».
La mia voce era timida, perché in verità avrei voluto credere di più.
«Bene, faremo una preghiera di liberazione... I demòni che hai accettato in te saranno scacciati dalla potenza del nome di Gesù...».
Allora, non avevo alcuna idea di ciò che quel linguaggio, per me nuovo, nascondeva. Immaginavo il mio cuore come una scatola in cui avevo lasciato penetrare dei devastatori, che, nel nome di Gesù, se ne sarebbero andati.
«Sai, Andrée, anche se Gesù mi libera, preferisco comunque morire. Perché i demòni hanno fatto talmente tanti danni nel mio cuore che non posso sopportare questa sofferenza».
Andrée non si è lasciata sconfiggere così facilmente, era un'evangelizzatrice che aveva visto ben altro!
«Ma se credi che Gesù abbia il potere di cacciare i demòni che ti hanno ferita, non credi che abbia anche il potere di guarirti da queste ferite?». Nuovo choc sull'identità di Gesù: poteva guarirmi, guarire me? E ora? Che idea misera mi ero fatta di lui fino a quel giorno: un Salvatore, sì, ma che aveva salvato tutta l'umanità — un "prezzo all'ingrosso" —, un giorno, "non oggi, in ogni caso". Ed ecco che somigliava di nuovo a quello del Vangelo, quello che aveva guarito il "tal dei tali", quel giorno al calare del sole... Il mio Salvatore personale era ben vivo, e lo è anche oggi!
«Sì, credo che possa guarirmi!».
«E ti impegni a non praticare più tutti quegli abomini? Perché, attenzione! Se ricominciassi, ti succederebbe ancora di peggio! Ascolta...». Ha iniziato a leggere Deuteronomio 18,9-14: “Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio”. E mi ha spiegato punto per punto il significato di ogni versetto. Aveva a stento il vocabolario per esprimersi, tanto è semplice; ma per le cose di Dio possedeva un'intelligenza spirituale stupefacente.
«Puoi contare su di me», le ho detto, «non rifarò due volte la stessa sciocchezza!».
Non c'era tempo da perdere. Andrée e i suoi compagni hanno iniziato a benedire il Signore nella gioia e nella fiducia. Quindi, Andrée ha interceduto con potenza per la peccatrice che ero e ha ordinato ai demòni (che ha nominato a uno a uno) di lasciarmi. Ha spezzato anche il legame di maledizione che quell'indovino induista di Delhi mi aveva imposto e che mi schiacciava inesorabilmente. Poi, dopo nuove lodi e benedizioni, silenzio.
«Ecco, è finito», mi ha detto, poi, «puoi unirti al gruppo per la Messa. Ma continua a lodare il Signore e a rimetterti al suo sangue prezioso. Hai bisogno della sua protezione!».
Non dimenticherò mai l'istante preciso in cui mi sono alzata da quella panchina. Durante la preghiera, non avevo sperimentato nessuna scossa, nessuna emozione nuova, niente. Ma una volta in piedi, mi sono resa conto che la mia sofferenza era scomparsa! La mia angoscia mortale era sparita! Ho posato e riposato la mano sul cuore, come qualcuno che si tasta la giacca per cercare gli occhiali o il portafoglio. La mia sofferenza era scomparsa! Volata via! Gesù era passato davvero... Aveva compiuto la sua opera di Salvatore e mi ridava la vita!
Al mio orologio, erano le cinque...
Avevo appuntamento con la morte ma, all'ora X, il Dio vivente era venuto a me, non la morte. La mia povera esistenza rovinata era scivolata allora fra le braccia della vita. Sentivo il Buon Pastore accanto a me, era sceso nel mio fossato sordido e mi aveva tirata fuori da lì, prendendo sul suo corpo le mie ferite di morte. Sentivo la sua vita scorrere in me come un torrente di delizie. Tutto il mio essere era immerso nella gioia di una risurrezione!
Gesù, il mio più grande amico
Quella sera, ho dato la mia vita a Dio:
«Signore, oggi il mio piano era morire. Ma tu hai preso su di te la mia morte e mi hai dato la tua vita. Allora, Signore, questa vita che mi resta da vivere su questa terra è interamente tua. Prendila!».
Durante la Messa, ridevo di gioia! Alla fine, la guida del gruppo ha proposto che alcuni si facessero avanti per ricevere l'effusione dello Spirito Santo. Un piccolo gruppo imponeva le mani e pregava per ciascuno in particolare. Non potevo che ripetere a Gesù che la mia vita era per lui e, sotto le mani benedicenti di quei fratelli meravigliosi, ho aperto il mio cuore allo Spirito Santo. Egli ha toccato, allora, un punto nevralgico, quello della mia cecità spirituale, e ho ricevuto una luce penetrante, chiara come il cristallo: la volontà di Dio è vita, la mia volontà non può che generare la morte. Era chiarissimo! Se prima non mi fidavo della volontà di Dio e me ne tenevo lontana come fosse una valanga di sventure, ecco che in quel momento, invece, l'amavo e la cercavo con tutto il mio essere, perché era vita! Quella sera ho concepito un timore, quello di non fare la volontà di Dio. Lo Spirito Santo mi aveva fatto accedere ai suoi tesori, ai suoi sette doni, in particolare a quello che si chiama "il timore di Dio". Timore di dispiacere a colui che si ama! Quella notte ho dormito come una neonata sul cuore di sua madre, e fin dall'indomani è iniziata per me una vita tutta nuova. La mia felicità era così grande che, anche per le strade di Parigi, saltavo di gioia sul sellino della motocicletta! Gesù era divenuto il mio più grande amico, lo consultavo per un nonnulla, per la minima decisione da prendere e lui mi guidava.
Una buona pulizia interiore
Andavo spesso a casa di Andrée T., che esercitava allora un ministero di liberazione e di evangelizzazione in certi quartieri sfavoriti di Parigi, soprattutto fra le prostitute. Con Paul, suo marito, faceva parte di un'Assemblea Pentecostale molto viva, ed entrambi amavano intrufolarsi fra noi cattolici per una vera sollecitudine "di unità in Cristo". Vivevano in un bugigattolo talmente povero che Andrée aveva appena la possibilità di girare attorno al fornello. Ma per me era un piccolo angolo di Paradiso! Ella conosceva talmente bene la Bibbia che per ogni situazione citava un versetto:
«Cristo ha detto..., Paolo ha detto..., Mosè ha detto...» e tirava fuori per noi le sue scintille di luce a getto continuo. Saziavo, allora, la mia anima e il mio cuore con questo fuoco e ripartivo con una gioia che sollevava le montagne. Poco dopo la mia "liberazione" mi ha spiegato — a modo suo — quello che in effetti doveva essere accaduto con quell'astrologo in India, poiché mi stupivo delle sue conoscenze. Come poteva leggere la mia vita passata su un vecchio libro? Come poteva avere il libro della mia vita in biblioteca? «Ti sei lasciata ingannare dal nemico», mi ha detto Andrée.
«Ti ha mentito su tutta la linea e tu non potevi capire perché non conosci bene la Parola di Dio! Eppure Dio ha avvertito il suo popolo!». Allora mi ha fatto conoscere e comprendere il famoso capitolo 18 del Deuteronomio sui profeti, che leggevo per la prima volta nella mia vita di cattolica; non l'avevo mai sentito in chiesa.
«Vedi», ha aggiunto, «per ignoranza sei stata dal nemico, sei stata nel suo campo, hai patteggiato con i suoi abomini. Ne ha approfittato per legarti! L'indovino era il suo strumento, gli era facile agire contro di te, perché eri aperta alle sue menzogne. Non avresti dovuto essere così ingenua! Quanti giovani vanno dagli indovini e dagli astrologi e diventano indemoniati, depressi, con impulsi suicidi! Il libro che aveva in realtà era solo un supporto per la sua divinazione. Un bluff! Riceveva le informazioni da Satana e faceva finta di leggere. Non crederai davvero che un induista abbia scritto la tua vita in sanscrito più di mille anni fa! Ma Satana conosce il tuo passato, è un angelo, è facile per lui! Non conosce il tuo futuro, ma è intelligente e può supporre certe cose in rapporto al passato e al presente. Quello che ti ha detto è falso. La sua parola è una parola di morte che conduce alla morte. Il suo piano era ucciderti dall'interno. Ti ha gettato il malocchio con la sua parola e non eri più libera. È Cristo che ha sciolto i tuoi legami quando abbiamo invocato il suo santo nome e il suo sangue prezioso su di te. Cristo ha parole di vita eterna e se osservi la sua parola dimori in lui. Se le menzogne di quell'indovino ti tornano in mente per turbarti o angosciarti, rifiutale e confessa con forza che tu appartieni a Cristo. Loda il santo nome di Gesù e rimettiti al suo preziosissimo sangue. Il nemico fuggirà». Con Andrée, le mie scoperte sulla potenza di Cristo e sulla demonologia erano in certo qual modo empiriche. Leggevo il Vangelo e la vita dei santi in maniera tutta nuova, poiché queste realtà potevo ormai toccarle, riconoscerle nella mia vita di tutti i giorni. Gesù era divenuto vivo!
Iniziative di neo-convertiti
Dall'indomani della mia liberazione, ho parlato ad Andrée e a Paul di mio fratello Bruno, che soffriva anch'egli di angosce mortali in seguito — com'era accaduto a me — a parecchie sciocchezze e traviamenti. Andrée ha accettato di pregare per lui e di occuparsi del suo caso. Con mia sorella Marie-Pia, abbiamo elaborato allora un "copione" in due episodi: dapprima mia sorella doveva scrivergli una lettera, informandolo di aver scoperto persone come se ne vedevano nella Chiesa primitiva e dicendogli che sarebbe rimasto sbalordito incontrandole. Quanto a me, dopo che aveva ricevuto la lettera, dovevo telefonargli come per caso per dirgli la stessa cosa e raccontargli la svolta colma di felicità che c'era stata nella mia vita. Il colpo ha funzionato! All'idea di un beneficio, mio fratello ha accettato l'affare senza alcuna resistenza. Il giorno dopo ho presentato Bruno ad Andrée e a Paul. Quel giorno ha avuto luogo la conversione profonda di mio fratello, che si è attaccato a Cristo con tutto il cuore per non lasciarlo più. Anche lui ha beneficiato di un'energica pulizia interiore grazie alle cure della nostra cara Andrée. Anche lui si è reso conto che Gesù è il vero Salvatore, ed è vivo! Da allora in poi, saremmo stati tutti e tre come il buon ladrone e ci saremmo occupati del resto della famiglia. Il Signore ha benedetto abbondantemente le nostre iniziative di neo-convertiti, sciogliendo i nodi a uno a uno... quei vecchi nodi familiari radicati, così difficili da mettere in luce e da sciogliere.
Ci è stata usata misericordia.
Avendo assaggiato il frutto amaro delle tenebre, avendo maledetto il giorno della nostra nascita e sfiorato la morte da vicino, oggi rendiamo grazie a Colui che — versando il suo sangue sulla croce — ci ha fatti passare dalla morte alla vita.

Tratto dal libro “Il Bambino nascosto di Medjugorje” di suor Emmanuel – Capitolo 4°




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