"Cari
figli... Desidero avvicinarvi sempre più a Gesù e al suo Cuore
ferito, perché siate capaci di capire l'amore senza misura che è
dato per ognuno di voi. Per questo, cari figli, pregate, perché dai
vostri cuori sgorghi una fonte di amore su ogni uomo e su quelli che
vi odiano e vi disprezzano; così, con l'amore di Gesù, sarete
capaci di vincere ogni miseria in quel mondo di dolore, che è senza
speranza per quelli che non conoscono Gesù. Grazie per tutti i
vostri sacrifici e preghiere. Pregate, perché io possa aiutarvi
ancora di più. Le vostre preghiere mi sono necessarie"
(25.11.1991).
IL
MIO FUTURO NEGLI ASTRI?
India,
autunno 1972
L'uomo
mi guardava senza indulgenza. I peli della sua barba,
bianco-giallastri, erano legati in fondo con un elastico nero, come
si vede spesso in questi quartieri sovrappopolati di Delhi. In quel
mese di settembre, il monsone era passato e l'aria diveniva meno
soffocante. Dalla stanza che dava sulla stradina si sentivano le
grida dei bambini e l'eco degli zoccoli: era il passo indolente delle
vacche sacre e non meno fameliche che deambulavano davanti alle
bottegucce. Seduto per terra nella posizione del loto, su lenzuola
che sicuramente erano state bianche anni prima, l'uomo si esprimeva
con un tono monocorde, come se leggesse qualche documento
amministrativo senza interesse. Eppure... teneva in mano "il
libro della mia vita"!?
Ho
stipulato un contratto con Dio
Da
"brava cattolica" di quell'epoca, conoscevo abbastanza bene
il Vangelo, meno le Lettere, e neanche in minima parte l'Antico
Testamento. Quanto a voler realizzare il progetto di Dio per la mia
vita, quest'idea mi era totalmente estranea. Peggio: non rischiava di
sfiorarmi perché, inconsciamente, avevo prodotto solidi anticorpi
nei suoi confronti. Fin dall'età di diciassette anni, avevo tratto
infatti le mie conclusioni quanto al futuro: era meglio che facessi
personalmente le mie scelte di vita e decidessi da sola la direzione
da prendere, poiché se lasciavo che se ne occupasse Dio, la mia vita
sarebbe diventata un calvario. Sarei andata dritta verso la
depressione. Perché questo pensiero? Perché ogni volta che si
evocava la "volontà di Dio" attorno a me, era in occasione
di una catastrofe.
«Oh,
non ha ancora trent'anni ed eccola già vedova, con figli in tenera
età... ma se questa è la volontà di Dio per lei, le darà la forza
di accettarla!».
«Oh,
quell'uomo così buono ha una malattia mortale, ha solo due mesi di
vita... preghiamo per lui, perché abbia il coraggio di dire di "sì"
a questa prova, che è la volontà di Dio per lui...».
«Che
disgrazia, quel bambino è nato minorato, non vedrà e non udrà mai,
che croce per i genitori. Ma è la volontà di Dio, bisogna pure
accettarla!». In tutta l'infanzia, non ricordo di aver mai sentito
parlare di un qualunque legame fra la felicità e i progetti di Dio.
Se una coppia si ama al punto da sposarsi presto ed è nella gioia,
perché non menzionare anche in questo caso il bel disegno di Dio per
la loro vita? Ma no, si parlerà di Dio nella vita di questa coppia,
quando la colpirà una disgrazia.
A
vent'anni, cercavo la mia strada nell'oscurità e nella sofferenza.
Perché ero sulla terra? Non ne avevo la minima idea! Certo, lo
splendore del cristianesimo mi affascinava e la persona di Cristo mi
permetteva di percepire dimensioni infinite e una potenziale felicità
inaudita. Ma concretamente, come inserire questo nella mia vita di
studentessa? Come collegarmi con questo splendore percepito in
maniera incostante, più reale del sole, certo, ma in qualche modo
inafferrabile per il mio cuore chiuso, bloccato nella notte?
Gioivo
delle storie sugli Apostoli e i primi cristiani, riferite negli Atti
degli Apostoli. La loro fede trasportava le montagne e potevano
dichiarare senza vergogna: Lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso di
(cfr. At 15,28)... poiché la potenza vivente dello Spirito Santo li
assisteva in ogni circostanza. Miracoli e prodigi si succedevano per
mano loro, certo, anche le prove lastricavano la loro strada, ma
erano sempre accettate con gioia e infine vinte per mezzo dell'amore.
A quei racconti, una fiammella mi vibrava in fondo al cuore, come se
vi trovassi il modo di vivere per cui ero fatta dalla testa ai piedi.
Avventura, amore, passione, gioia, la presenza tangibile del cielo a
ogni piè sospinto... prendo!!
Avevo
dunque stipulato un contratto con Dio, sperando di scuoterlo un po'
provocandolo:
«Signore,
dove sono questi apostoli oggi? Dove sono questi nuovi testimoni
talmente pieni di te, che le persone si accalcano per sfiorare
solamente la loro ombra ed essere guarite?! Questo "Filippo",
che lo Spirito Santo rapisce per fargli evangelizzare e battezzare un
pagano che passa per la strada? E questo "Paolo", che con
la sua parola di fuoco fa abbracciare la fede a migliaia di Giudei? E
questo "Pietro", che fa scendere una dose fantastica di
Spirito Santo su pagani ignoranti durante i suoi discorsi? Signore,
ecco la vita cristiana che cerco! E te lo prometto: il giorno in cui
mi mostrerai questi apostoli, lascerò tutto e andrò con loro!».
Il
libro della mia vita in sanscrito?
Arrivando
a casa dell'uomo induista quella mattina, non mi rendevo conto di
quale impatto avrebbe avuto su di me quella visita. Un ministro dello
stato del Punjab me lo aveva raccomandato grandemente, dicendo: «Se
lei vuole lavorare in collegamento con il Ministero del Commercio e
importare in Francia il nostro artigianato, dobbiamo verificare se
questo è iscritto nel suo tema astrale, altrimenti il progetto non
avrà un esito positivo ed è meglio rinunciarci subito. Ho un amico
molto rinomato nel quartiere vecchio di Delhi, ha lavorato alla Casa
Bianca per il presidente X e anche per Indira Gandhi. Ha doni
eccezionali e, come lei probabilmente sa, molti capi di stato
consultano astrologi induisti per dirigere meglio il loro paese».
Avevo
ventiquattro anni, dovevo prendere una decisione professionale e la
proposta mi seduceva. Infatti, il mio progetto era importare a Parigi
oggetti belli fabbricati in India, articoli di artigianato, in modo
da poter vivere lì per lunghi periodi.
Aggiudicato!
Il ministro mi ha accompagnato a casa dell'uomo. Non appena arrivata,
questi mi ha fatto sedere e mi ha interrogato senza indugi sul luogo,
la data e l'ora della mia nascita. Poi ha tracciato su un foglio
disegni bizzarri, che non avevano niente a che vedere con ciò che
conoscevo dei temi astrali dell'Occidente; in collegio ero stata
iniziata, fin dall'età di quindici anni, alla pratica
dell'astrologia, nonché a quella dello spiritismo, e certe compagne
di classe non facevano un passo nella vita senza consultare prima di
tutto gli astri, o i tarocchi, o senza interrogare gli spiriti che si
manifestavano quando facevamo "girare i tavoli". I miei
genitori e le religiose, che gestivano questo buon collegio
cattolico, ignoravano tutto quello che si svolgeva "dietro le
quinte" durante le nostre ore libere...
L'uomo
non sorride e la sua gravità diventa perfino pesante. L'entusiasmo
ingenuo che mi aveva spinta ad andare a consultarlo diminuisce molto
rapidamente e si trasforma in un'attesa un po' inquieta. L'uomo
prende il suo foglio e si alza.
«Aspetti
un secondo», mi dice, «vado a prendere il libro della sua vita in
biblioteca».
Torna,
tenendo in mano effettivamente dei vecchi foglietti ingialliti mal
rilegati.
«Questo
libro è stato scritto molto tempo fa in sanscrito», mi dice, «è
da sempre nella mia biblioteca, lo tenevo per lei, sapevo che sarebbe
venuta. Glielo leggerò, è il libro della sua vita...».
Ho
guardato con sospetto quello strano pezzo di antiquariato e ho
interrogato con lo sguardo il mio ministro:
«Il
libro della mia vita?».
L'uomo
annuisce e, a partire da quei testi in sanscrito, inizia a tracciare
anno dopo anno le grandi linee della mia vita passata, fin dalla
nascita. Menziona la mia situazione familiare, l'ordine in cui sono
nati i miei fratelli e mia sorella, la posizione di mio nonno, e
passa in rassegna sia le mie malattie dell'infanzia (che all'epoca
ignoravo) sia il mio livello di studi, il quoziente d'intelligenza,
la vita affettiva, la ricerca spirituale... Descrive anche alcune
persone chiave che hanno avuto, o hanno ancora, un posto importante
nella mia vita, ecc. Poi, giunto al mio ventiquattresimo anno,
continua sullo slancio. Dato che avevo ventiquattro anni, il suo
discorso diventa, dunque, una predizione sul mio futuro.
Ero
sempre più a disagio. L'uomo aveva uno sguardo penetrante, come
metallico. Da lui non emanava nessun calore, aveva perfino la
bruttezza dovuta a quel bagliore di odio negli occhi. Ha evocato i
punti più intimi della mia vita così come si riferiscono
conclusioni matematiche, tanto più che spiegava ogni elemento, ogni
avvenimento della mia storia secondo la posizione e la traiettoria
degli astri. «Se ha fatto questi studi, è perché Marte si
avvicinava a Giove. In un certo momento, Saturno girava di qui e
l'Orsa Maggiore di là — non ricordo più le sue descrizioni
astrali, ma il concetto è questo —, per questa ragione è stata
attirata da quella persona in un certo momento». In poche parole,
questo professionista dell'astrologia mi ha fatto capire che il corso
della mia vita dipendeva dagli astri. Giunto al trentesimo anno —
aveva descritto dunque sei anni del mio futuro —, l'uomo si è
alzato e mi ha detto:
«Ecco,
il libro si ferma qui, vado a prendere il seguito in biblioteca».
A
quel punto mi sono fermata. Ho approfittato dell'interruzione per
alzarmi a mia volta.
«No»,
gli ho detto, «va bene così, non vale la pena che conosca il
seguito della mia vita! La ringrazio, ce ne andiamo...».
Il
ministro si stupisce della mia decisione e balbetta al suo amico
qualche parola per spiegare come gli stranieri non capiscono sempre
la ricchezza della cultura induista... Tuttavia mi riaccompagna con
gentilezza.
Il
sole era allo zenit quando sono uscita dalla casa e lo choc della sua
luce che gravava sulla stradina popolosa mi ha fatto ripiombare a piè
pari nella realtà. Ma ho dovuto arrendermi all'evidenza: non ero più
la stessa. Avevo un bel cercare di convincermi: «Ecco, non è
niente, tutto questo non ha alcuna importanza...», ma non riuscivo a
ritrovare la pace. L'uomo mi aveva semplicemente iniettato una dose
di veleno sottile, ed emergeva un'angoscia nel più profondo del mio
essere. Tornata a casa dei miei amici di Nuova Delhi, ho iniziato a
singhiozzare davanti a loro, che per me erano come una seconda
famiglia. Né la loro amicizia, né le loro parole di conforto, nulla
è riuscito a estirpare da me quella freccetta avvelenata che avevo
ricevuto.
L'uomo
aveva fatto di me un'orfana. Avevo perso mio Padre. Prima credevo in
lui, il mio Creatore, la mia sorgente, la mia radice, la mia origine.
Credevo che mi avesse creata per amore. Credevo che tenesse il mondo
nelle mani e che l'amore avrebbe avuto l'ultima parola. Sapevo che la
mia vera dimora era in lui. Ed ecco che l'uomo mi aveva dimostrato
con brio che non era affatto vero, che la mia vita era dovuta a una
serie di avvenimenti planetari totalmente impersonali. Mi sono vista
tributaria di questi astri di cui ignoravo tutto, di queste grosse
cose fredde, lontane e inaccessibili, e mi venivano i brividi. L'uomo
aveva citato con precisione i punti importanti della mia vita passata
collegandoli agli astri; in che modo allora il mio futuro avrebbe
potuto prendere forma nella libertà del mio cuore? L'uomo mi aveva
imposto un giogo che mi disgustava e mi spaventava. Non lo volevo, ma
non avevo scelta. Ero prigioniera della fatalità. Di ritorno in
Francia, ho ripreso le mie attività, ma di giorno in giorno la mia
interiorità si degradava. Prima avevo un temperamento positivo, ma
ormai un cancro segreto corrodeva la mia speranza. Si manifestavano
strani sintomi. Di notte, per esempio, mi svegliavo e iniziavo a
proferire parole di odio contro l'uno o l'altro, senza ragione.
Perdevo l'appetito e il mio corpo si indeboliva. Soprattutto, una
sofferenza indefinibile mi straziava il cuore e, nel silenzio
immobile della notte, questo male diveniva intollerabile. Dopo nove
mesi di questo regime, ho raggiunto la linea di demarcazione che
separa la vita dalla morte e il suicidio si è imposto alla mia
mente.
Non
arriverò fino alle cinque di stasera
Un
giorno del giugno 1973, mia sorella Marie-Pia è venuta a trovarmi.
Ho un bel tentare di nasconderle le mie intenzioni, lei ha capito il
mio stato di sofferenza e mi ha detto:
«Emmanuelle,
domani è Pentecoste, vieni con me, ho trovato un gruppo di preghiera
favoloso, fanno un grande incontro in onore dello Spirito Santo!
Vieni, lo Spirito Santo farà qualcosa per te!».
«Il
tuo Spirito Santo è molto buono, ma non può fare niente per me!».
Mia
sorella se n'è andata costernata, ma mi ha dato comunque l'indirizzo
presso il quale si sarebbe tenuto l'incontro. Quella notte è stata
un inferno. Ero come graffiata e schiacciata dall'interno. La
mattina, non riuscivo a sopportare di continuare a vivere. Mi era
impossibile pensare di trascorrere a una a una le lunghe ore di
quella giornata. Ho rivolto dunque la mia ultima preghiera a Dio, una
preghiera brevissima, ma anche molto sincera: «Signore, vedi, non
posso vivere un giorno di più. Allora, ecco, non arriverò fino alle
cinque di stasera. Ti avverto. È finita!».
Inutile
precisare qui il metodo che avevo ideato per scomparire...
Quando
mi sono alzata, invece di girare in tondo nell'appartamento, sono
stata spinta a uscire per vedere mia sorella. Giunta in rue de
l'Assomption — nel 16° arrondissement —, ho trovato una trentina
di persone che sembravano far parte di un altro mondo. Marie-Pia non
si era sbagliata, quel gruppo era favoloso: la loro gioia, la loro
libertà, il calore del loro amore, le loro risate... Immediatamente
una parola mi è passata nella mente: «Eccoli». Sì, eccoli, questi
famosi primi cristiani, questi apostoli che desideravo tanto
incontrare in carne e ossa!
Troppo
tardi! Li vedevo, ma come in un film. Fra loro e me c'era un fossato
invalicabile. Io ero già dall'altra parte, in quella valle della
morte spirituale che nessun braccio caritatevole poteva più
raggiungere. Avevo già firmato la mia esecuzione. Ero imprigionata
dentro. Alle cinque non ci sarei stata più. Se erano nella luce,
tanto meglio per loro! Seguivo mia sorella dappertutto come un
cagnolino e non controllavo più il fiume di lacrime. Lo notavano
tutti. Pazienza, era così! Pregavano come angeli: «Signore, la mia
vita non sarà abbastanza lunga per lodarti», proclamavano loro con
gioia evidente; ma in me una frase negativa faceva eco al loro
messaggio: «La mia è durata abbastanza!».
Una
persona che va verso la morte
Dopo
il pranzo e qualche condivisione da cui mi sono tenuta lontana, c'è
stato un nuovo momento di preghiera spontanea. Erano le 15.30. La mia
fine era vicina, avevo detto a Dio alle cinque. Mi sono seduta con
loro come un automa, nella disperazione più grande. Non prestavo più
attenzione alle loro preghiere. Verso le 16.00, una signora è
arrivata e si è seduta nel gruppo. Era molto in ritardo e non aveva
ancora seguito nulla del programma. Si chiamava Andrée T. Non l'ho
notata. Fra la trentina di cattolici presenti quel giorno, lei era
l'unica protestante. Appena arrivata, ha iniziato ad agitarsi sulla
sedia. Qualcosa non andava... Il Signore le aveva appena mostrato una
luce e bisognava che la tirasse fuori davanti a tutti! Tutti i timori
sono piombati allora su di lei, la paura di essere giudicata, vista
l'enormità di quello che doveva dire... E se cadesse nel vuoto?!
Prostrata come una povera inebetita, col capo basso, eccomi tirata
fuori dal mio marasma, da una voce tonante che è emersa dal gruppo.
Fra le belle preghiere, il suo messaggio non c'entrava nulla. Il tono
era drammatico. Era Andrée che, non resistendo più, diceva con
autorità ciò che il Signore le aveva mostrato:
«Fratelli
e sorelle, fra noi c'è una persona che va verso la morte. Questa
persona si è lasciata ingannare dal nemico e ha fatto ciò che
dispiace a Dio. Ha praticato lo spiritismo e la divinazione, e Satana
l'ha legata. Ma Cristo ha il potere di liberarla dalle mani del
nemico e di ridarle la vita. Può venire da noi e pregheremo per lei
nella potenza del nome di Gesù...». L'assemblea era costernata. Da
parte mia, fin dalle prime parole del messaggio «una persona che va
verso la morte», ho avuto il cuore in gola. Si trattava di me, era
evidente! Dio aveva mostrato il mio stato d'animo a questa signora
che non avevo mai visto? E che cosa intendeva dicendo: «Ha fatto ciò
che dispiace a Dio»?
È
toccato, allora, a me agitarmi sulla sedia per l'impazienza. Non
vedevo l'ora che finisse la preghiera per poter andare a parlare con
quella signora! Erano le 16.30 passate quando, finalmente, è
terminato il canto finale, mi sono precipitata verso quella
sconosciuta.
«Signora,
lei ha parlato di qualcuno che va verso la morte...».
Andrée
mi ha accolto come un autentico inviato di Dio: niente "smancerie",
nessuna cortesia inutile, vanno diritti alla meta con gravità,
coscienti che la situazione non appartiene a loro e che sono in gioco
delle esistenze.
«Ah,
sei tu! Bene, vieni qua... allora, che cosa hai fatto? Sei stata nel
campo del nemico, sei stata da astrologi e indovini, è così? E hai
interrogato gli spiriti dei morti, hai fatto girare i tavoli...?».
«Sì,
ho fatto questo dall'adolescenza, con le mie amiche, non sapevo
che...».
«Ma
è scritto nella Bibbia! Dio ha avvertito bene il suo popolo, tutto
questo è un abominio ai suoi occhi! Credi in Cristo?».
«Sì,
sono cristiana».
«Bene,
aspetta, chiamo due o tre persone perché preghino su di te insieme a
me. Non voglio farlo da sola. Cristo ha detto: Quando due o tre sono
riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Cfr. Mt 18,20).
Gesù
ha il potere di sciogliere i tuoi legami
Era
giugno. Andrée mi ha fatta uscire nel giardino tutto fiorito delle
suore dell'Assunzione. C'era una panchina. Vedendo il mio sfinimento
mi ha fatta sedere, mentre ella è rimasta in piedi, con gli altri
del gruppo che mi attorniavano. Mi sono ritrovata nella situazione
più inverosimile del mondo, tanto più che hanno iniziato a cantare
in lingue fin dall'inizio. Mi sono chiesta in che situazione penosa
fossi caduta! Andrée ha diretto le operazioni con mano maestra e ha
posto la "questione di fiducia" che avrebbe determinato la
vittoria:
«Ti
sei messa tu stessa nelle grinfie del nemico. Ti ha legata e ti
tortura. Il suo scopo è ucciderti. Ma Gesù l'ha vinto sulla croce.
Credi che oggi Gesù abbia il potere di sciogliere i tuoi legami,
perché tu sia libera di camminare nella luce?».
Sono
rimasta sbalordita davanti alla domanda. Ho guardato Andrée, questa
donna semplicissima, o addirittura povera, che di sicuro pesava più
di cento chili. La sua fede, come quella di una bambina, era pronta a
spostare le montagne. Avevo venticinque anni ed era la prima volta
che sentivo parlare di Gesù in quel modo. Un Gesù che avrebbe fatto
del bene a me? E oggi stesso? Come nel Vangelo?
«Sì,
lo credo!».
La
mia voce era timida, perché in verità avrei voluto credere di più.
«Bene,
faremo una preghiera di liberazione... I demòni che hai accettato in
te saranno scacciati dalla potenza del nome di Gesù...».
Allora,
non avevo alcuna idea di ciò che quel linguaggio, per me nuovo,
nascondeva. Immaginavo il mio cuore come una scatola in cui avevo
lasciato penetrare dei devastatori, che, nel nome di Gesù, se ne
sarebbero andati.
«Sai,
Andrée, anche se Gesù mi libera, preferisco comunque morire. Perché
i demòni hanno fatto talmente tanti danni nel mio cuore che non
posso sopportare questa sofferenza».
Andrée
non si è lasciata sconfiggere così facilmente, era
un'evangelizzatrice che aveva visto ben altro!
«Ma
se credi che Gesù abbia il potere di cacciare i demòni che ti hanno
ferita, non credi che abbia anche il potere di guarirti da queste
ferite?». Nuovo choc sull'identità di Gesù: poteva guarirmi,
guarire me? E ora? Che idea misera mi ero fatta di lui fino a quel
giorno: un Salvatore, sì, ma che aveva salvato tutta l'umanità —
un "prezzo all'ingrosso" —, un giorno, "non oggi, in
ogni caso". Ed ecco che somigliava di nuovo a quello del
Vangelo, quello che aveva guarito il "tal dei tali", quel
giorno al calare del sole... Il mio Salvatore personale era ben vivo,
e lo è anche oggi!
«Sì,
credo che possa guarirmi!».
«E
ti impegni a non praticare più tutti quegli abomini? Perché,
attenzione! Se ricominciassi, ti succederebbe ancora di peggio!
Ascolta...». Ha iniziato a leggere Deuteronomio 18,9-14: “Quando
sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non
imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in
mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia,
né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la
magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o
gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste
cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il
Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a
te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le
nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e
gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore,
tuo Dio”. E mi ha spiegato punto per punto il significato di
ogni versetto. Aveva a stento il vocabolario per esprimersi, tanto è
semplice; ma per le cose di Dio possedeva un'intelligenza spirituale
stupefacente.
«Puoi
contare su di me», le ho detto, «non rifarò due volte la stessa
sciocchezza!».
Non
c'era tempo da perdere. Andrée e i suoi compagni hanno iniziato a
benedire il Signore nella gioia e nella fiducia. Quindi, Andrée ha
interceduto con potenza per la peccatrice che ero e ha ordinato ai
demòni (che ha nominato a uno a uno) di lasciarmi. Ha spezzato anche
il legame di maledizione che quell'indovino induista di Delhi mi
aveva imposto e che mi schiacciava inesorabilmente. Poi, dopo nuove
lodi e benedizioni, silenzio.
«Ecco,
è finito», mi ha detto, poi, «puoi unirti al gruppo per la Messa.
Ma continua a lodare il Signore e a rimetterti al suo sangue
prezioso. Hai bisogno della sua protezione!».
Non
dimenticherò mai l'istante preciso in cui mi sono alzata da quella
panchina. Durante la preghiera, non avevo sperimentato nessuna
scossa, nessuna emozione nuova, niente. Ma una volta in piedi, mi
sono resa conto che la mia sofferenza era scomparsa! La mia angoscia
mortale era sparita! Ho posato e riposato la mano sul cuore, come
qualcuno che si tasta la giacca per cercare gli occhiali o il
portafoglio. La mia sofferenza era scomparsa! Volata via! Gesù era
passato davvero... Aveva compiuto la sua opera di Salvatore e mi
ridava la vita!
Al
mio orologio, erano le cinque...
Avevo
appuntamento con la morte ma, all'ora X, il Dio vivente era venuto a
me, non la morte. La mia povera esistenza rovinata era scivolata
allora fra le braccia della vita. Sentivo il Buon Pastore accanto a
me, era sceso nel mio fossato sordido e mi aveva tirata fuori da lì,
prendendo sul suo corpo le mie ferite di morte. Sentivo la sua vita
scorrere in me come un torrente di delizie. Tutto il mio essere era
immerso nella gioia di una risurrezione!
Gesù,
il mio più grande amico
Quella
sera, ho dato la mia vita a Dio:
«Signore,
oggi il mio piano era morire. Ma tu hai preso su di te la mia morte e
mi hai dato la tua vita. Allora, Signore, questa vita che mi resta da
vivere su questa terra è interamente tua. Prendila!».
Durante
la Messa, ridevo di gioia! Alla fine, la guida del gruppo ha proposto
che alcuni si facessero avanti per ricevere l'effusione dello Spirito
Santo. Un piccolo gruppo imponeva le mani e pregava per ciascuno in
particolare. Non potevo che ripetere a Gesù che la mia vita era per
lui e, sotto le mani benedicenti di quei fratelli meravigliosi, ho
aperto il mio cuore allo Spirito Santo. Egli ha toccato, allora, un
punto nevralgico, quello della mia cecità spirituale, e ho ricevuto
una luce penetrante, chiara come il cristallo: la volontà di Dio è
vita, la mia volontà non può che generare la morte. Era
chiarissimo! Se prima non mi fidavo della volontà di Dio e me ne
tenevo lontana come fosse una valanga di sventure, ecco che in quel
momento, invece, l'amavo e la cercavo con tutto il mio essere, perché
era vita! Quella sera ho concepito un timore, quello di non fare la
volontà di Dio. Lo Spirito Santo mi aveva fatto accedere ai suoi
tesori, ai suoi sette doni, in particolare a quello che si chiama "il
timore di Dio". Timore di dispiacere a colui che si ama! Quella
notte ho dormito come una neonata sul cuore di sua madre, e fin
dall'indomani è iniziata per me una vita tutta nuova. La mia
felicità era così grande che, anche per le strade di Parigi,
saltavo di gioia sul sellino della motocicletta! Gesù era divenuto
il mio più grande amico, lo consultavo per un nonnulla, per la
minima decisione da prendere e lui mi guidava.
Una
buona pulizia interiore
Andavo
spesso a casa di Andrée T., che esercitava allora un ministero di
liberazione e di evangelizzazione in certi quartieri sfavoriti di
Parigi, soprattutto fra le prostitute. Con Paul, suo marito, faceva
parte di un'Assemblea Pentecostale molto viva, ed entrambi amavano
intrufolarsi fra noi cattolici per una vera sollecitudine "di
unità in Cristo". Vivevano in un bugigattolo talmente povero
che Andrée aveva appena la possibilità di girare attorno al
fornello. Ma per me era un piccolo angolo di Paradiso! Ella conosceva
talmente bene la Bibbia che per ogni situazione citava un versetto:
«Cristo
ha detto..., Paolo ha detto..., Mosè ha detto...» e tirava fuori
per noi le sue scintille di luce a getto continuo. Saziavo, allora,
la mia anima e il mio cuore con questo fuoco e ripartivo con una
gioia che sollevava le montagne. Poco dopo la mia "liberazione"
mi ha spiegato — a modo suo — quello che in effetti doveva essere
accaduto con quell'astrologo in India, poiché mi stupivo delle sue
conoscenze. Come poteva leggere la mia vita passata su un vecchio
libro? Come poteva avere il libro della mia vita in biblioteca? «Ti
sei lasciata ingannare dal nemico», mi ha detto Andrée.
«Ti
ha mentito su tutta la linea e tu non potevi capire perché non
conosci bene la Parola di Dio! Eppure Dio ha avvertito il suo
popolo!». Allora mi ha fatto conoscere e comprendere il famoso
capitolo 18 del Deuteronomio sui profeti, che leggevo per la prima
volta nella mia vita di cattolica; non l'avevo mai sentito in chiesa.
«Vedi»,
ha aggiunto, «per ignoranza sei stata dal nemico, sei stata nel suo
campo, hai patteggiato con i suoi abomini. Ne ha approfittato per
legarti! L'indovino era il suo strumento, gli era facile agire contro
di te, perché eri aperta alle sue menzogne. Non avresti dovuto
essere così ingenua! Quanti giovani vanno dagli indovini e dagli
astrologi e diventano indemoniati, depressi, con impulsi suicidi! Il
libro che aveva in realtà era solo un supporto per la sua
divinazione. Un bluff! Riceveva le informazioni da Satana e faceva
finta di leggere. Non crederai davvero che un induista abbia scritto
la tua vita in sanscrito più di mille anni fa! Ma Satana conosce il
tuo passato, è un angelo, è facile per lui! Non conosce il tuo
futuro, ma è intelligente e può supporre certe cose in rapporto al
passato e al presente. Quello che ti ha detto è falso. La sua parola
è una parola di morte che conduce alla morte. Il suo piano era
ucciderti dall'interno. Ti ha gettato il malocchio con la sua parola
e non eri più libera. È Cristo che ha sciolto i tuoi legami quando
abbiamo invocato il suo santo nome e il suo sangue prezioso su di te.
Cristo ha parole di vita eterna e se osservi la sua parola dimori in
lui. Se le menzogne di quell'indovino ti tornano in mente per
turbarti o angosciarti, rifiutale e confessa con forza che tu
appartieni a Cristo. Loda il santo nome di Gesù e rimettiti al suo
preziosissimo sangue. Il nemico fuggirà». Con Andrée, le mie
scoperte sulla potenza di Cristo e sulla demonologia erano in certo
qual modo empiriche. Leggevo il Vangelo e la vita dei santi in
maniera tutta nuova, poiché queste realtà potevo ormai toccarle,
riconoscerle nella mia vita di tutti i giorni. Gesù era divenuto
vivo!
Iniziative
di neo-convertiti
Dall'indomani
della mia liberazione, ho parlato ad Andrée e a Paul di mio fratello
Bruno, che soffriva anch'egli di angosce mortali in seguito —
com'era accaduto a me — a parecchie sciocchezze e traviamenti.
Andrée ha accettato di pregare per lui e di occuparsi del suo caso.
Con mia sorella Marie-Pia, abbiamo elaborato allora un "copione"
in due episodi: dapprima mia sorella doveva scrivergli una lettera,
informandolo di aver scoperto persone come se ne vedevano nella
Chiesa primitiva e dicendogli che sarebbe rimasto sbalordito
incontrandole. Quanto a me, dopo che aveva ricevuto la lettera,
dovevo telefonargli come per caso per dirgli la stessa cosa e
raccontargli la svolta colma di felicità che c'era stata nella mia
vita. Il colpo ha funzionato! All'idea di un beneficio, mio fratello
ha accettato l'affare senza alcuna resistenza. Il giorno dopo ho
presentato Bruno ad Andrée e a Paul. Quel giorno ha avuto luogo la
conversione profonda di mio fratello, che si è attaccato a Cristo
con tutto il cuore per non lasciarlo più. Anche lui ha beneficiato
di un'energica pulizia interiore grazie alle cure della nostra cara
Andrée. Anche lui si è reso conto che Gesù è il vero Salvatore,
ed è vivo! Da allora in poi, saremmo stati tutti e tre come il buon
ladrone e ci saremmo occupati del resto della famiglia. Il Signore ha
benedetto abbondantemente le nostre iniziative di neo-convertiti,
sciogliendo i nodi a uno a uno... quei vecchi nodi familiari
radicati, così difficili da mettere in luce e da sciogliere.
Ci
è stata usata misericordia.
Avendo
assaggiato il frutto amaro delle tenebre, avendo maledetto il giorno
della nostra nascita e sfiorato la morte da vicino, oggi rendiamo
grazie a Colui che — versando il suo sangue sulla croce — ci ha
fatti passare dalla morte alla vita.
Tratto
dal libro “Il Bambino nascosto di Medjugorje” di suor Emmanuel –
Capitolo 4°
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