mercoledì 24 aprile 2019

La forza di un abbraccio...



Ciril Čuš, il maggiore di cinque fratelli, è cresciuto in una semplice famiglia slovena. Quando aveva sette anni, un evento decisivo cambiò la sua vita. Durante il lavoro suo padre cadde da un ponteggio, entrò in coma e per un mese lottò tra la vita e la morte. La madre e i figli pregarono con tutte le forze per la sua guarigione. Dio ascoltò la loro preghiera, ma la gioia per la salute riacquistata fu di breve durata. Appena ristabilito, l'uomo iniziò a bere. L'alcool portò disordini e litigi in famiglia, ma fu soprattutto con il figlio più grande che il padre sfogò tutta la sua aggressività. Ciril ricorda di aver ricevuto "più colpi che cucchiai di cibo alla bocca”. Solo alla testa il padre lo colpì e ferì per 14 volte con diversi oggetti. Per il piccolo Ciril, però, era peggio sentirsi dire: "Non farai mai niente di buono”. Il giovane diventò pauroso e sempre più chiuso, non riusciva a dormire e nemmeno a studiare. Piangeva molto e nella sua disperazione, nella tristezza e nel suo odio, pensava addirittura a togliersi la vita incoraggiato in questo dal padre. L'unica cosa che gli dava ancora la forza di vivere erano gli abbracci della mamma. Oggi Ciril è parroco, è un ricercato predicatore di esercizi spirituali e una guida amata dai giovani. Ma per poter percepire la chiamata al sacerdozio e potervi rispondere, ha dovuto prima di tutto perdonare suo padre. E non è stato facile; è stata una lotta durata molti anni, come lui stesso racconta:


Alla fine del mio percorso scolastico non sapevo come andare avanti. Papà beveva sempre di più e di conseguenza era sempre più violento. Con sollievo trovai un lavoro a 50 km da casa. Speravo che il denaro guadagnato e l'indipendenza mi avrebbero reso felice, ma mi sbagliavo. Nulla poteva riempire il vuoto che provavo dentro e allontanare la tristezza. Un giorno comprai una Bibbia e iniziai a leggere. Mi resi conto che le parole possedevano una forza da me mai sperimentata prima.
Si trattava del mio primo incontro con la grazia di Dio.
In seguito ricevetti un invito per un pellegrinaggio a Medjugorje. Sul pullman si recitava il rosario con gli altri pellegrini, arrivati al quarto rosario pensai che avrei fatto meglio a scendere e a tornare indietro, perché ne avevo abbastanza. Non conoscevo nemmeno il Padre Nostro e venivo bombardato da un programma di preghiera quasi ininterrotto. Ma non ci fu nessun ritorno indietro. Insieme al resto del gruppo iniziai l'ascesa verso il Monte della Croce e raggiunta la cima mi avvolse la pace della Madre di Dio. Fu una grazia così forte che da quel momento in poi Dio riuscì ad aprirmi il cuore.
Ritornato a casa, un amico mi invitò ad un incontro di preghiera carismatica. Accettai l'invito nella speranza di poter nuovamente sperimentare la stessa pace che avevo provato a Medjugorje, ma questa forma di preghiera mi era completamente estranea. Attendevo impaziente la fine dell'incontro, poiché in quel posto non mi sentivo a mio agio. Quando il sacerdote, al termine della Santa Messa, invitò i fedeli a dare una testimonianza di come Dio agisse nelle loro vite, si fece avanti una donna sulla cinquantina che raccontò: “Mio marito mi ha picchiata rompendomi tre volte un braccio e una gamba, mi ha tradita con altre donne, ma io l'ho completamente perdonato”. Queste parole mi colpirono nel profondo del cuore. Domandai sconsolato al sacerdote: “Come posso perdonare mio padre?”. Mi rispose solo con una parola: “Prega”. E per rimediare alla mia ignoranza mi regalò un libro di preghiere.
Il primo passo
Da quella sera decisi di recitare ogni giorno un Padre Nostro per mio padre. Seppi che stava seguendo una cura per risolvere il suo problema con l'alcool e sperai di potermi riconciliare presto con lui. Finita la cura, però, ricominciò a bere, accusandomi senza motivo di qualsiasi cosa succedesse. Nel frattempo avevo fatto amicizia con il gruppo di preghiera carismatico, cosa che per me fu molto importante, poiché fui incoraggiato a non interrompere le preghiere per mio padre. Dopo circa un anno mi fu chiaro che il Padre Nostro giornaliero non era sufficiente a darmi la forza per perdonare mio padre. Decisi quindi di recitare ogni giorno un rosario per questa intenzione. Purtroppo in mio padre non si realizzò nessun cambiamento positivo, anzi direi che la situazione peggiorò. Spesso ero tentato: “La preghiera non serve a niente. Le cose peggiorano soltanto!”. Fallì anche un secondo tentativo di liberarsi dell'alcool. Nel mio cuore capii, però, che dovevo comunque perdonare mio padre. Rivedevo davanti a me il mio passato, tutto il male che lui mi aveva fatto e detto. Questi pensieri mi toglievano il coraggio, risvegliando la paura nei suoi confronti. L'unica via d'uscita era la preghiera. Dopo un mese arrivò il momento in cui ebbi il coraggio di andare da mio padre. Lo guardai negli occhi, gli tesi la mano e gli dissi: “Papà, vorrei dirti che ti perdono ogni cosa. Mi dispiace non averti stimato e amato, non averti ascoltato e non aver fatto ciò che tu mi hai chiesto”.
Papà, ti voglio bene!
Era solo un primo tentativo di riconciliazione, dato che mio padre non reagì. Capii che in questo caso solo Dio stesso avrebbe potuto aiutarmi e perciò iniziai a recitare ogni giorno due rosari per mio padre. Mi piaceva andare in discoteca e al cinema, ma dovevo rinunciare a qualcosa per poter avere il tempo necessario per la preghiera. Mio padre beveva sempre di più e i litigi e la discordia aumentavano continuamente. Spesso mi minacciava con un coltello o con un'ascia; in queste situazioni fuggivo dalla finestra. Allo stesso tempo, però, la grazia agiva nel mio cuore. Dopo circa due anni iniziai a sentire interiormente che dovevo dire a mio padre che l'amavo, anche se mi sembrava impossibile, poiché credevo fosse una bugia.
In questo periodo con tanto fervore pregai Gesù di guarire il mio cuore da ogni mancanza di amore verso mio padre! Piangevo molto e spesso, a volte persino urlavo. Sarei stato in grado di fare qualsiasi cosa, ma ero incapace di farne solo una: dire a mio padre che l'amavo. Il Signore, però, mi spingeva nella giusta direzione e dopo tre settimane di fervide preghiere il mio cuore fu pronto. Porsi a mio padre la mano, lo guardai negli occhi e gli dissi: “Scusami se non sono stato buono con te. Sei mio padre e voglio dirti che ti voglio bene”. Che reazione impressionante! Mio padre prese un coltello, mi venne incontro e urlò: “Ora ti ucciderò come un maiale”.
Un miracolo della Grazia
Da questo giorno in poi la nostra situazione familiare peggiorò. Anche una terza cura contro l'alcool si rivelò inutile. Fidandomi delle parole della Madonna a Medjugorje, che attraverso il rosario Ella porterà la pace nelle famiglie, decisi di recitare tre rosari al giorno. Un giorno mio padre si scagliò contro di me con una motosega. Riuscii a salvarmi solo perché mi chiusi nella mia stanza. Mi ritrovai davanti alla croce e, con sorpresa, recitai una preghiera che in quella situazione era inconcepibile: “Grazie, Gesù, che ho un padre così, che mi maledice, che mi dice che sono inutile. Grazie, Gesù, per tutto questo che è così difficile”. Da quel giorno in poi le parole di mio padre non mi ferirono più. In modo incomprensibile egli si inventò un nuovo tormento: nei paesi vicini raccontava che ero omosessuale, drogato, un ladro, e altro ancora. Quando entravo in un supermercato la gente mi evitava e mentre pagavo la cassiera schivava il mio sguardo. Nella chiesa parrocchiale i fedeli si spostavano di banco, quando mi sedevo vicino a loro, così che due banchi attorno a me restavano vuoti ed io ero isolato senza nessuno attorno. Superai questo periodo difficile solo grazie alla preghiera del rosario quotidiano, alla Santa Messa, alla santa Confessione, al gruppo di preghiera e alla lettura della Sacra Scrittura. Dopo nove mesi di spaventosi tormenti psicologici, nella preghiera capii che dovevo mostrare a mio padre il mio amore con un abbraccio. Da solo, tuttavia, non ci riuscivo. Dopo la sua quarta cura contro l'alcool, i medici gli diagnosticarono una cirrosi epatica. I valori del sangue e del fegato erano critici: gli restavano solo trenta giorni di vita. Fui preso dal panico perché non volevo per nessuna ragione che mio padre morisse senza essersi riconciliato con me. Allora avevo ventisette anni.
Una mattina, verso le sette, dopo che avevo già recitato tutti e tre i rosari, percependo una profonda pace, ebbi il desiderio di fare una passeggiata nel bosco vicino casa. Inaspettatamente mi venne incontro mio padre. In quel momento non ebbi paura di lui. Lo raggiunsi e gli dissi:
"Papà, ti perdono. Mi dispiace di averti ferito... Sei mio padre. Ti voglio bene!”. Poi lo abbracciai. E per la prima volta dopo ventidue anni anche mio padre mi abbracciò. Entrambi iniziammo a piangere. In questo abbraccio sperimentai che Dio è più forte dell'odio, di ogni dolore, di ogni tormento, di ogni solitudine, di ogni patimento e di ogni abbandono. Mio padre ebbe anche la forza di allontanarsi dall'alcool e nella nostra famiglia tornò la pace. Voleva riparare ogni cosa. E avvenne l'incredibile: la cirrosi epatica sparì. Noi fratelli iniziammo a piangere quando vedemmo papà e mamma riabbracciarsi, fu una festa della riconciliazione. Dal giorno in cui perdonai completamente mio padre, potei nuovamente dormire sereno!
Ora il mio cuore era libero di poter amare.
Conobbi una ragazza con la quale pensai di poter formare una famiglia cristiana, per essere un buon padre con i miei figli e regalare loro quell'amore di cui avevo sentito tanto la mancanza. Dio però bussò al mio cuore e mi offrì la possibilità di diventare, in modo spirituale, un padre per molte persone. Dirgli il mio “sì” fu una nuova prova difficile, soprattutto perché mi sentivo completamente inadeguato allo studio della filosofia e della teologia. San Paolo mi esortò con le sue parole: “Tutto posso in Colui che mi dà la forza”. (Fil 4,13) Con l'aiuto del Signore riuscii a completare gli studi e oggi sono un sacerdote davvero felice.
Spesso le persone vengono da me a chiedermi: “Come posso perdonare con il cuore?”.. Allora io rispondo ciò che Dio stesso mi ha insegnato: innanzitutto devi pregare per la persona che ti ha ferito, poiché per perdonare abbiamo bisogno della grazia e della forza di Dio. Poi devi far sapere alla persona che tu la perdoni. Devi dirle che le vuoi bene e devi abbracciarla. Se sentirai la pace e la gioia nel tuo cuore, allora potrai nuovamente guardare negli occhi quella persona e tu stesso sarai capace di accogliere perfettamente il perdono che Dio ci offre ininterrottamente, poiché Lui ci ama.

Tratto dalla rivista “Trionfo del Cuore” - Opera di Gesù Sommo Sacerdote e la Famiglia di Maria - https://www.familiemariens.org




Da dieci anni P. Ciril Čuš lavora a Žetale in Slovenia dove è parroco di due parrocchie. Diffonde tanta benedizione soprattutto tra i giovani che guida alla vera gioia cristiana attraverso la vita sacramentale e la consacrazione ai Cuori di Gesù e Maria.




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