Ciril
Čuš, il maggiore di cinque fratelli, è cresciuto in una semplice
famiglia slovena. Quando aveva sette anni, un evento decisivo cambiò
la sua vita. Durante il lavoro suo padre cadde da un ponteggio, entrò
in coma e per un mese lottò tra la vita e la morte. La madre e i
figli pregarono con tutte le forze per la sua guarigione. Dio ascoltò
la loro preghiera, ma la gioia per la salute riacquistata fu di breve
durata. Appena ristabilito, l'uomo iniziò a bere. L'alcool portò
disordini e litigi in famiglia, ma fu soprattutto con il figlio più
grande che il padre sfogò tutta la sua aggressività. Ciril ricorda
di aver ricevuto "più colpi che cucchiai di cibo alla bocca”.
Solo alla testa il padre lo colpì e ferì per 14 volte con diversi
oggetti. Per il piccolo Ciril, però, era peggio sentirsi dire: "Non
farai mai niente di buono”. Il giovane diventò pauroso e sempre
più chiuso, non riusciva a dormire e nemmeno a studiare. Piangeva
molto e nella sua disperazione, nella tristezza e nel suo odio,
pensava addirittura a togliersi la vita incoraggiato in questo dal
padre. L'unica cosa che gli dava ancora la forza di vivere erano gli
abbracci della mamma. Oggi Ciril è parroco, è un ricercato
predicatore di esercizi spirituali e una guida amata dai giovani. Ma
per poter percepire la chiamata al sacerdozio e potervi rispondere,
ha dovuto prima di tutto perdonare suo padre. E non è stato facile;
è stata una lotta durata molti anni, come lui stesso racconta:
Alla
fine del mio percorso scolastico non sapevo come andare avanti. Papà
beveva sempre di più e di conseguenza era sempre più violento. Con
sollievo trovai un lavoro a 50 km da casa. Speravo che il denaro
guadagnato e l'indipendenza mi avrebbero reso felice, ma mi
sbagliavo. Nulla poteva riempire il vuoto che provavo dentro e
allontanare la tristezza. Un giorno comprai una Bibbia e iniziai a
leggere. Mi resi conto che le parole possedevano una forza da me mai
sperimentata prima.
Si
trattava del mio primo incontro con la grazia di Dio.
In
seguito ricevetti un invito per un pellegrinaggio a Medjugorje. Sul
pullman si recitava il rosario con gli altri pellegrini, arrivati al
quarto rosario pensai che avrei fatto meglio a scendere e a tornare
indietro, perché ne avevo abbastanza. Non conoscevo nemmeno il Padre
Nostro e venivo bombardato da un programma di preghiera quasi
ininterrotto. Ma non ci fu nessun ritorno indietro. Insieme al resto
del gruppo iniziai l'ascesa verso il Monte della Croce e raggiunta la
cima mi avvolse la pace della Madre di Dio. Fu una grazia così forte
che da quel momento in poi Dio riuscì ad aprirmi il cuore.
Ritornato
a casa, un amico mi invitò ad un incontro di preghiera carismatica.
Accettai l'invito nella speranza di poter nuovamente sperimentare la
stessa pace che avevo provato a Medjugorje, ma questa forma di
preghiera mi era completamente estranea. Attendevo impaziente la fine
dell'incontro, poiché in quel posto non mi sentivo a mio agio.
Quando il sacerdote, al termine della Santa Messa, invitò i fedeli a
dare una testimonianza di come Dio agisse nelle loro vite, si fece
avanti una donna sulla cinquantina che raccontò: “Mio marito mi ha
picchiata rompendomi tre volte un braccio e una gamba, mi ha tradita
con altre donne, ma io l'ho completamente perdonato”. Queste parole
mi colpirono nel profondo del cuore. Domandai sconsolato al
sacerdote: “Come posso perdonare mio padre?”. Mi rispose solo con
una parola: “Prega”. E per rimediare alla mia ignoranza mi regalò
un libro di preghiere.
Il
primo passo
Da
quella sera decisi di recitare ogni giorno un Padre Nostro per mio
padre. Seppi che stava seguendo una cura per risolvere il suo
problema con l'alcool e sperai di potermi riconciliare presto con
lui. Finita la cura, però, ricominciò a bere, accusandomi senza
motivo di qualsiasi cosa succedesse. Nel frattempo avevo fatto
amicizia con il gruppo di preghiera carismatico, cosa che per me fu
molto importante, poiché fui incoraggiato a non interrompere le
preghiere per mio padre. Dopo circa un anno mi fu chiaro che il Padre
Nostro giornaliero non era sufficiente a darmi la forza per perdonare
mio padre. Decisi quindi di recitare ogni giorno un rosario per
questa intenzione. Purtroppo in mio padre non si realizzò nessun
cambiamento positivo, anzi direi che la situazione peggiorò. Spesso
ero tentato: “La preghiera non serve a niente. Le cose peggiorano
soltanto!”. Fallì anche un secondo tentativo di liberarsi
dell'alcool. Nel mio cuore capii, però, che dovevo comunque
perdonare mio padre. Rivedevo davanti a me il mio passato, tutto il
male che lui mi aveva fatto e detto. Questi pensieri mi toglievano il
coraggio, risvegliando la paura nei suoi confronti. L'unica via
d'uscita era la preghiera. Dopo un mese arrivò il momento in cui
ebbi il coraggio di andare da mio padre. Lo guardai negli occhi, gli
tesi la mano e gli dissi: “Papà, vorrei dirti che ti perdono ogni
cosa. Mi dispiace non averti stimato e amato, non averti ascoltato e
non aver fatto ciò che tu mi hai chiesto”.
Papà,
ti voglio bene!
Era
solo un primo tentativo di riconciliazione, dato che mio padre non
reagì. Capii che in questo caso solo Dio stesso avrebbe potuto
aiutarmi e perciò iniziai a recitare ogni giorno due rosari per mio
padre. Mi piaceva andare in discoteca e al cinema, ma dovevo
rinunciare a qualcosa per poter avere il tempo necessario per la
preghiera. Mio padre beveva sempre di più e i litigi e la discordia
aumentavano continuamente. Spesso mi minacciava con un coltello o con
un'ascia; in queste situazioni fuggivo dalla finestra. Allo stesso
tempo, però, la grazia agiva nel mio cuore. Dopo circa due anni
iniziai a sentire interiormente che dovevo dire a mio padre che
l'amavo, anche se mi sembrava impossibile, poiché credevo fosse una
bugia.
In
questo periodo con tanto fervore pregai Gesù di guarire il mio cuore
da ogni mancanza di amore verso mio padre! Piangevo molto e spesso, a
volte persino urlavo. Sarei stato in grado di fare qualsiasi cosa, ma
ero incapace di farne solo una: dire a mio padre che l'amavo. Il
Signore, però, mi spingeva nella giusta direzione e dopo tre
settimane di fervide preghiere il mio cuore fu pronto. Porsi a mio
padre la mano, lo guardai negli occhi e gli dissi: “Scusami se non
sono stato buono con te. Sei mio padre e voglio dirti che ti voglio
bene”. Che reazione impressionante! Mio padre prese un coltello, mi
venne incontro e urlò: “Ora ti ucciderò come un maiale”.
Un
miracolo della Grazia
Da
questo giorno in poi la nostra situazione familiare peggiorò. Anche
una terza cura contro l'alcool si rivelò inutile. Fidandomi delle
parole della Madonna a Medjugorje, che attraverso il rosario Ella
porterà la pace nelle famiglie, decisi di recitare tre rosari al
giorno. Un giorno mio padre si scagliò contro di me con una
motosega. Riuscii a salvarmi solo perché mi chiusi nella mia stanza.
Mi ritrovai davanti alla croce e, con sorpresa, recitai una preghiera
che in quella situazione era inconcepibile: “Grazie, Gesù, che ho
un padre così, che mi maledice, che mi dice che sono inutile.
Grazie, Gesù, per tutto questo che è così difficile”. Da quel
giorno in poi le parole di mio padre non mi ferirono più. In modo
incomprensibile egli si inventò un nuovo tormento: nei paesi vicini
raccontava che ero omosessuale, drogato, un ladro, e altro ancora.
Quando entravo in un supermercato la gente mi evitava e mentre pagavo
la cassiera schivava il mio sguardo. Nella chiesa parrocchiale i
fedeli si spostavano di banco, quando mi sedevo vicino a loro, così
che due banchi attorno a me restavano vuoti ed io ero isolato senza
nessuno attorno. Superai questo periodo difficile solo grazie alla
preghiera del rosario quotidiano, alla Santa Messa, alla santa
Confessione, al gruppo di preghiera e alla lettura della Sacra
Scrittura. Dopo nove mesi di spaventosi tormenti psicologici, nella
preghiera capii che dovevo mostrare a mio padre il mio amore con un
abbraccio. Da solo, tuttavia, non ci riuscivo. Dopo la sua quarta
cura contro l'alcool, i medici gli diagnosticarono una cirrosi
epatica. I valori del sangue e del fegato erano critici: gli
restavano solo trenta giorni di vita.
Fui
preso dal panico perché non volevo per nessuna ragione che mio padre
morisse senza essersi riconciliato con me. Allora avevo ventisette
anni.
Una
mattina, verso le sette, dopo che avevo già recitato tutti e tre i
rosari, percependo una profonda pace, ebbi il desiderio di fare una
passeggiata nel bosco vicino casa. Inaspettatamente mi venne incontro
mio padre. In quel momento non ebbi paura di lui. Lo raggiunsi e gli
dissi:
"Papà,
ti perdono. Mi dispiace di averti ferito... Sei mio padre. Ti voglio
bene!”. Poi lo abbracciai. E per la prima volta dopo ventidue anni
anche mio padre mi abbracciò. Entrambi iniziammo a piangere. In
questo abbraccio sperimentai che Dio è più forte dell'odio, di ogni
dolore, di ogni tormento, di ogni solitudine, di ogni patimento e di
ogni abbandono. Mio padre ebbe anche la forza di allontanarsi
dall'alcool e nella nostra famiglia tornò la pace. Voleva riparare
ogni cosa. E avvenne l'incredibile: la cirrosi epatica sparì. Noi
fratelli iniziammo a piangere quando vedemmo papà e mamma
riabbracciarsi, fu una festa della riconciliazione. Dal giorno in cui
perdonai completamente mio padre, potei nuovamente dormire sereno!
Ora
il mio cuore era libero di poter amare.
Conobbi
una ragazza con la quale pensai di poter formare una famiglia
cristiana, per essere un buon padre con i miei figli e regalare loro
quell'amore di cui avevo sentito tanto la mancanza. Dio però bussò
al mio cuore e mi offrì la possibilità di diventare, in modo
spirituale, un padre per molte persone. Dirgli il mio “sì” fu
una nuova prova difficile, soprattutto perché mi sentivo
completamente inadeguato allo studio della filosofia e della
teologia. San Paolo mi esortò con le sue parole: “Tutto posso in
Colui che mi dà la forza”. (Fil 4,13) Con l'aiuto del Signore
riuscii a completare gli studi e oggi sono un sacerdote davvero
felice.
Spesso
le persone vengono da me a chiedermi: “Come posso perdonare con il
cuore?”.. Allora io rispondo ciò che Dio stesso mi ha insegnato:
innanzitutto devi pregare per la persona che ti ha ferito, poiché
per perdonare abbiamo bisogno della grazia e della forza di Dio. Poi
devi far sapere alla persona che tu la perdoni. Devi dirle che le
vuoi bene e devi abbracciarla. Se sentirai la pace e la gioia nel tuo
cuore, allora potrai nuovamente guardare negli occhi quella persona e
tu stesso sarai capace di accogliere perfettamente il perdono che Dio
ci offre ininterrottamente, poiché Lui ci ama.
Tratto
dalla rivista “Trionfo del Cuore” - Opera
di Gesù Sommo Sacerdote e
la Famiglia
di Maria - https://www.familiemariens.org
Da
dieci anni P. Ciril Čuš lavora a Žetale in Slovenia dove è
parroco di due parrocchie. Diffonde tanta benedizione soprattutto tra
i giovani che guida alla vera gioia cristiana attraverso la vita
sacramentale e la consacrazione ai Cuori di Gesù e Maria.
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