Nihil obstat
E. Go rev.
Del. Romae dic. 23-VII-1950
IMPRIMATUR
E. Vicariatu
Urbis, die 8-VIII-1950
ALOYSIUS
TRAGLIA
Arch.
Cassarien Vicesgerens
INTRODUZIONE
Lo
Spirito soffia dove vuole. In un paese di montagna, ai nostri giorni,
esso ha scosso fin nel profondo un giovane cuore. Qui, in queste
pagine, percepiamo la sua voce, una voce semplice, infantile, e
insieme così singolare. Parla di cose misteriose, eppure comuni a
tutti gli uomini. Chi non ha mai parlato con i suoi morti? Qui sono
accennati questi colloqui, nella quiete dello spirito che prega, con
coloro che tacciono per sempre. Fra la condizione delle «povere
anime» nel luogo della purificazione, e la nostra condizione nella
amata luce del sole è uno scambio ed un passaggio di conoscenze e
dalla notte, in cui nessuno può più operare, giunge l'avvertimento
chiaro e severo dell'«operate dum lucem habetis». Mi pare che in
tutta semplicità un occhio abbia visto di più, un orecchio inteso
di più di quanto è concesso ai sapienti di questo mondo. Qui è una
figlia del popolo provvista, non so come, né donde, di una sapienza
che non si può avere senza grazia dall'alto. Come, altrimenti, se si
prescinde dall'insegnamento della Chiesa, dagli uomini e dalle donne
illuminati, un animo illetterato, nel mattino della sua vita, avrebbe
potuto attingere, in se stesso, tali inusate verità? Ciò che viene
detto ad esempio sulla divina dottrina del «salutare discernimento»,
in profondo inconsapevole accordo con S. Tommaso
d'Aquino,
non può, di per sé, penetrare abbastanza lontano fra gli uomini,
abbastanza profondamente nel loro cuore.
E
nessuno si scandalizzi se la lingua, come talvolta la sorgente
sottile, fatica a trovare la via fra il pietrame ed i molti ostacoli.
Molto più, noi ci auguriamo di essere ringraziati se la natura è
rimasta natura.
Per
il resto il lettore veda da sé. Poiché ciò che è genuino convince
da se stesso ed anche la piccola campana si unisce all'armonia della
grande campana, quando manifesta la lode e la verità di Dio.
I IL MISTERO DEL PURGATORIO 30 agosto 1931
Nel
Purgatorio ho conquistato le più istruttive esperienze, là ho
abbracciato i miei proponimenti migliori. Spesso io mi trattengo ore
ed ore in questa scuola, per imparare a liberarmi di tutto ciò che
non piace a Dio.
II
Purgatorio è un luogo di misericordia e di bontà. Non avrei mai
pensato che Dio fosse così infinitamente buono colle povere anime.
Questa è stata e rimane ancora per me la più grande novità. In
nessun altro luogo ho visto l'amore misericordioso effondersi così
traboccante. Qui - in questo Purgatorio - io ho ritrovato l'amore e
la misericordia di Dio tali e quali la mia anima li andava cercando.
Quando
un'anima muore in un atto di pentimento, allora essa giunge a Dio.
Alla sua presenza, nella sua vicinanza, un raggio di conoscenza
trapassa l'anima: essa vede la bontà e l'amore di Dio ed in questo
momento comincia il pentimento, cioè il Purgatorio.
È
come se l'anima implorasse Dio: posso io ancora riparare? Posso io
vivere ancora? E Dio risponde: sì, tu puoi essere introdotta nel
noviziato del cielo e tutto, tutto qui riconoscere ed espiare; allora
diventerai pura e potrai entrare nel mio regno. Oh, con quanta
gratitudine ogni anima inizia il suo Purgatorio! Ogni anima è felice
che Dio sia così buono ed ancora la mandi nel Purgatorio. Essa
ringrazia il Sangue Prezioso, per i meriti del quale il Purgatorio le
è stato donato. Luogo di liberazione, dove le anime sono sottratte
all'abisso; estrema salvezza, escogitata dall'amore misericordioso...
Il
Purgatorio è un luogo di conoscimento: qui le anime si risvegliano
dal loro sonno...
Qui
soltanto esse vedono effettivamente come Dio è amoroso e buono e
grande. E riconoscono di aver disconosciuto e spesso turbato questo
grande amore e questa bontà. Vedono i grandi doni di cui la loro
vita è stata colmata e tutte le grazie ed i beni giocati, perduti, e
le amare sofferenze del Salvatore, a cui esse non hanno offerto il
cuore; l'amore di Dio sta davanti a loro nella sua pienezza ed esse
riconoscono il torto fatto a Lui ed al suo amore. Allora brucia il
fuoco che strugge le anime, lo spasimo che può essere alleviato solo
dal Sangue Prezioso, riscatto di tutti i peccati.
lo
penso sempre: le povere anime soffrono per la bontà e l'amore di
Dio. Quanto più si eleva davanti a loro questo amore misericordioso,
tanto più vivo è il loro patire.
Nell'eternità
le anime non sono indurite come durante la vita. La bontà di Dio,
l'amore misericordioso di Dio ed un raggio della sua maestà
sciolgono il loro irrigidimento. Dio non è duro e crudele colle
povere anime, come molti immaginano: oh, no, Egli è buono, pieno di
amore e di misericordia, e ciascuna anima può conoscere questa sua
bontà.
Mi
sembra di udire risonare un mormorìo in tutto il Regno del
Purgatorio. Oh, come è buono, come è buono Dio; se L’avessimo
conosciuto, se avessimo voluto conoscerlo meglio, comprenderlo
meglio, amarlo di più! Riconoscere l'amore divino, riconoscere la
propria opaca durezza procura all'anima acuti tormenti. Io lo
esperimento nel mio stesso cuore: contrasto così violento che deve
provocare dolore.
Ma
è anche un beato soffrire: non c'è disperazione in esso, perché le
povere anime sanno con certezza che esse non andranno perdute. Sanno
come Dio sarà misericordioso e le accoglierà nel Cielo, dove tutto
è stato perdonato e dove Egli eternamente ricompenserà il poco bene
che esse hanno compiuto in vita. La forza di questo amore è così
potente che le anime possono reggere solo con spasimi di pentimento.
Ma per quanto il pentimento le faccia soffrire, esse sono felici;
libere da minacce e da dubbi, semplicemente dirigono la loro rotta
verso l'eterna luce.
Nel
Purgatorio ho imparato la riconoscenza verso il Sangue Prezioso. Qui
tutto è irrorato e beatificato dal Sangue Prezioso. Qui ne vedo i
benefici.
E
penso: solo col Sangue Prezioso possiamo a nostra volta consolare le
povere anime. È il modo migliore che ci sia dato di adorare ed
applicare il Sangue Prezioso.
Oh,
nel Purgatorio esperimento tanta consolazione del Redentore! Qui vedo
come le anime restituiscono a Gesù ciò che Gli hanno dissipato e
perduto. I molti spazi vuoti devono essere nuovamente colmati.
Mi
sembra come un mosaico composto con mirabile arte divina dalle molte
anime. Tutte le grazie che noi possediamo sono incastonate in questa
arte divina.
Quando
noi, distruggendo e perdendo tante pietruzze, non ci diamo pensiero
del mosaico della nostra anima, allora compaiono i vuoti. Nel
Purgatorio il quadro deve venire completato: tutto deve ritornare al
suo posto ciò che è stato perduto, perché nulla manchi alla
magnificenza di Dio.
Dio
stesso - il meraviglioso Iddio - sarebbe distrutto, se ogni cosa non
fosse ristabilita. Nulla può mancare nelle anime che entrano nel
Cielo, altrimenti mancherebbe qualcosa a Dio stesso e la beatitudine
in Dio non sarebbe più perfetta. Noi siamo chiamati anche a questo,
a diventare la magnificenza di Dio. Mirabile mistero che io non posso
descrivere, ma solo contemplare: noi apparteniamo tutti a Dio, siamo
come le sue membra.
Proprio
qui è la ragione per cui deve esistere un Purgatorio: io lo
chiamerei anche «officina di riparazione».
Per
amore e per grazia il buon Dio pone le anime nel Purgatorio. Se le
anime non avessero bisogno di essere divinamente pure per entrare nel
cielo, non godrebbero eternamente di quella beatitudine di cui godono
dopo simile purificazione.
Dopo,
hanno una più grande comprensione di Dio e godono eternamente di
più. Il più lungo Purgatorio non è nulla al confronto delle gioie
che esse sanno di poter attendere.
Perciò
non vi è anima senza consolazione, per quanto sprofondata tra le
fiamme: la certezza di soffrire solo in vista di una eterna felicità
è consolazione, sole dell'amore misericordioso...
Ma
non tutte le anime hanno un identico Purgatorio. Chi maggiormente ha
peccato, si pensa, sarà più a lungo separato dalla visione di Dio.
Questo può avvenire, certamente, ma forse non sempre.
Nel
Purgatorio ho imparato a non pronunciare più il mio giudizio su tali
questioni. Dio ha infinite scuse misericordiose: è meraviglioso
esperimentarle nel Purgatorio. Spesso, nell'eternità le cose sono
completamente diverse da come noi le pensiamo. Non siamo né capaci
né degni di farcene un'immagine, non siamo degni di mescolarci al
giudizio di Dio.
Oh,
quanto completamente diversa dalla nostra risulta la sentenza divina!
Quanto completamente diversa...
Spesso
si pensa: questa anima è certamente perduta - o per lo meno è
ancora profonda nel Purgatorio - ed è invece già da lungo tempo nel
cielo.
E
spesso si pensa, sì, molto spesso: questa anima è ormai da lungo
tempo nel cielo, era una santa, ed essa è invece nel profondo del
Purgatorio.
Dio
solo conosce i suoi cuori, Dio solo ha il diritto di giudicare... Dio
è nei suoi giudizi mirabilmente delicato e sottile, mentre noi siamo
spesso così duri e ottusi. Dio non commette contro nessuno
ingiustizie. Nessuno, purché abbia avuto buona volontà, soffrirà
per il suo giudizio. Dio, giudice, è così delicato, così amabile,
così giusto!
II QUALI ANIME SOFFRONO DI PIÙ NEL PURGATORIO E QUALI DI MENO?
Le
anime nel Purgatorio sono avviluppate come da un velo, da una dura
corteccia. È la corteccia che le ha racchiuse nella vita terrena: il
proprio io, l'eccessivo preoccuparsi di sé, il mondo, il pensiero di
sé e della propria reputazione e tutte le cose che erano apparse
così importanti... Di queste cose è fatta la corteccia e la luce di
Dio quasi non riesce a penetrarla.
Ci
sono anime che non si chiedono seriamente se la loro vita piace a
Dio, e che, senza timore, credono che tutto proceda bene.
Persone
che vanno in chiesa, e pregano anche, e compiono opere buone, eppure
si forma una «crosta» attorno all'anima.
Pensano
che ciò che fanno vada tutto bene. Non si pongono interrogativi sui
desideri di Dio, fanno tutto senza amore, senza timor di Dio e
ottundono la coscienza con l'adempimento dei doveri esteriori. Se uno
fa loro osservare le loro mancanze, esse trovano una giustificazione
per tutto.
Ci
sono molte di queste anime nel Purgatorio; ed anche laggiù esse sono
così insensibili alla conoscenza. La conoscenza giunge dapprima per
gradi: a poco a poco la luce divina trapassa l'involucro e ridesta
l'anima dal suo sonno.
Ci
sono uomini che in vita avevano grande saggezza, e che hanno anche
fatto del gran bene all'umanità, che hanno speso la loro parola per
tutto ciò che era buono e giusto: ma, poiché ciò avveniva solo per
la loro propria ambiziosa saggezza, essi si sono completamente
ingolfati nello spirito del mondo, vivendo in una eccessiva
indipendenza, senza intrattenersi col Maestro divino. Queste anime
giungono nell'eternità con la più grande ignoranza.
Sulla
terra erano state mature in tutto, ed ora si trovano nel più
profondo imbarazzo. Sapevano tanto, ed ora non sanno nulla. Perché
solo ai piccoli viene rivelata la grandezza... Questi uomini saggi
hanno spesso un'anima ottusa... Spesso devono rimanere a lungo nel
Purgatorio: fino a quando si sono sciolti da se stessi, fino a quando
si sono destati dal loro sonno, fino a quando non sono più storditi
dal proprio «io». Giacciono come morti nel loro involucro: fino a
quando l'eterna luce non lo ha infranto aprendolo. Queste sono le
anime più impacciate. Portano tanto «mondo» e tanto «io» su di
sé. Appena cominciano a ridestarsi, la luce penetra purificandole
sempre di più; allora le anime diventano più sensibili a tutte le
preghiere che si fanno alla loro intenzione, a tutte le S. Messe, a
tutte le opere buone. Cominciano ad accorgersi, dapprima a poco a
poco, che hanno bisogno di Dio: in vita, hanno sentito poco il
bisogno di Lui. Appena si destano, alla conoscenza e al pentimento,
diventano felici, ma fino al quel risveglio soffrono in modo
particolarmente grave, soffocano nel loro involucro, non hanno né
luce, né aria.
Ci
sono nel Purgatorio dei saggi che sulla terra erano in grande onore
ed ora si trovano in profondo imbarazzo... Qui spesso il più misero
fanciullo è il più saggio. Lo vedo: solo ai piccoli vengono
rivelate le cose grandi.
II
Buon Dio è infinitamente delicato nel suo giudizio. II vero bene che
l'anima possedeva, Egli lo purifica e lo mantiene splendente, per
ricompensare con esso l'anima, eternamente. Anche se tante e tante
colpe si sono accumulate, Egli non permette che quel bene vada
perduto. Presso di Lui tutto viene riconosciuto, anche il più
piccolo sacrificio. Oh, se noi volessimo riconoscere tutto il bene
che Dio ci fa, e come Egli riconosce il nostro bene!
Come
dobbiamo vergognarci della nostra sconoscenza davanti a Dio! Nel
Purgatorio dobbiamo riconoscere tutto il bene che ci viene da Lui e
ringraziare. Qui tutto passa ancora una volta davanti all'anima e
tutto deve essere soddisfatto.
Soffrono
un lungo Purgatorio anche le anime che sulla terra furono devote a
causa degli uomini. Io vedo nel Purgatorio molte anime che vollero
diventare sante per amor proprio e per ostinazione, ovvero si
proposero una vita santa per piacere al direttore spirituale.
Ci
sono laggiù anime che hanno ingannato i loro confessori e direttori;
il movente delle loro azioni non era Dio solo, ma il loro proprio
onore, il desiderio di apparire belle. Ci sono anime che coltivarono
tutte le opere di pietà, ma non erano umili; che non vollero
riconoscere nessun errore, che, comprese di sé, pensarono di essere
sulla via migliore. Anime che si sottoponevano a penitenze per
orgogliosa imitazione dei santi e non per umiltà e pentimento. C'è
tanta imitazione che non si può quasi distinguere da ciò che è
autentico! Ma Dio non Lo si può ingannare... Ci sono anime che
ebbero un orgoglioso desiderio di diventare sante, che si rimiravano
nel numero dei loro sacrifici e delle loro penitenze: che erano
capaci di fare tutte le grandi cose e trascuravano i piccoli,
essenziali doveri.
Anime
tali sono nelle più profonde fiamme del Purgatorio: la loro vita è
stata una bugia. Oh, come deve bruciare qui la verità eterna! Dio
non è contento di queste anime, ed esse lo sentono in un grande
tormento. Ma ci vuole tanto fino a che esse siano contrite, come Dio
vuole; fino a che il duro «io» riesca a piegarsi. Appena spuntano
questa contrizione e questa conoscenza, l'anima viene indicibilmente
annientata dalla luce divina, fino a quando sarà dilatata nell'amore
misericordioso, e non più lei vivrà, ma Gesù in lei.
Fui
stupefatta da questa esperienza, ed ho imparato ad essere prudente.
Non cerco più nulla di grande nelle anime, ma solo cose piccole e
semplici. Ed ho imparato sempre di più ad essere piccola e semplice.
Ci sono dunque nel Purgatorio anche anime che hanno ingannato e per
queste non prega nessuno, perché la gente le riteneva pie. Oh,
infelici! Gesù me le ha mostrate, perché io preghi per esse, dal
momento che gli altri le credono in cielo. Queste anime, che vissero
così rigidamente chiuse in se stesse, hanno tanto bisogno del fuoco
dell'umiliazione.
Se
un'anima, per quanto devota, e capace di tutte le opere dei santi,
non è contrita ed umile, persino le sue virtù diventano difetti.
Questo è stato per me un altro grande insegnamento: che nel
Purgatorio le stesse virtù vengono purificate.
Quanto
spesso ci sono virtù che non sono pure! Specie se alle virtù manca
la luce dello Spirito Santo, se sono virtù semplicemente naturali.
Le virtù sono pure solo quando sono insieme sapienti, e hanno una
misura e non sono unilaterali e quando vengono dall'umiltà del cuore
e sono amore. Insomma, quando non manca ad esse la guida dello
Spirito Santo. Anche nelle virtù non si può vivere per se stessi.
Ci sono virtù che racchiudono in sé molti piccoli vizi.
Perciò
anche le virtù devono essere purificate. Spesso noi contaminiamo le
grazie e le virtù con il nostro proprio io. Appena le virtù sono
adornate dal timor di Dio, allora diventano pure.
Continuamente
dobbiamo innalzare lo sguardo a Dio e dire: Oh, Salvatore, aiutami
anche qui, perché io agisca rettamente. Nessuno è tanto sicuro
dell'aiuto e della misericordia divina, come l'anima che diffida di
se stessa. Nessuno può starsene così tranquillo come l'anima che è
contrita e insieme piena di fiducioso timore di non agire rettamente
in tutto davanti a Dio. L’apprensione fiduciosa di non fare ogni
cosa così come Gesù vuole rende l'anima pura. Essere sicuri e
quieti solo in Gesù, solo nella fiducia in Lui: questo ho imparato
nel Purgatorio e questa è la mia consolazione. Attraverso le mie
esperienze sono diventata così timorosa per la mia anima; ma ora
Gesù mi ha mostrato il cammino: verso la buona volontà, ed il
pentimento e l'abbandono. Meglio qui sulla terra trascinarsi con
difficoltà a causa del nostro io, che laggiù nell'eternità.
Vorrei
dire quali anime sono più felici nel Purgatorio, in quali anime
l'involucro si dissolve più rapidamente: ci può essere un
disgraziato, un gran peccatore, pieno di debolezze. Solo il buon Dio
sa come egli è stato educato e forse predisposto. Egli conosce i
misteri della natura, e anche le tare dell'eredità. È un povero
peccatore e il Redentore ne ha compassione. Perché riconosce i
propri errori ed i propri peccati e, senza scusarsi, senza discutere,
accetta ogni rimprovero. E certo egli si vuole correggere: tutto
quello che gli si dice del buon Dio risuona e cade su un terreno
umile. Egli pensa: se io potessi diventare migliore... 'Quando un
povero peccatore così è incatenato sul letto di morte, quando si
presenta alle porte dell'eternità, allora il suo pentirsi e
riconoscersi è così grande, che egli invoca il perdono del suo Dio
misericordioso, in un atto di amore, come non mai durante la vita.
Come è buono allora il Salvatore, come è buono! Allora si distacca
l'involucro; resta l'anima sola, implorante e pentita, che riconosce
tutto ed ha solo una sete ardente di misericordioso amore. Allora non
ci sono più ostacoli e non è necessario grande sforzo per godere di
un'intima e profonda amicizia col buon Dio.
Così
può morire un povero peccatore. II Salvatore scende con lui nel
Purgatorio, dove l'anima, struggendosi di amore e di riconoscenza,
attende felice di essere tutta pura, fino a che il Salvatore non la
prenda con sé.
Ogni
cosa si svolge più facilmente e più rapidamente perché l'anima era
sincera ed umile e fiduciosa: l'amore misericordioso si rallegra
tanto per il suo figliolo pentito, scusa le sue colpe e le sue
debolezze, paga i suoi debiti. Sulla terra non si ha idea di quanto
rapidamente una tale anima possa entrare nel cielo. Pensiamo al
ladrone sulla croce: anche per lui si è dissolto l'involucro. Gesù
conosceva molte attenuanti per lui: la sua educazione, le sue
disposizioni, tante altre cose movevano il Salvatore a compassione,
tanto più che il povero ladrone non aveva mai saputo che egli non
poteva rimediarsi. Quando egli vide il Redentore sulla croce, egli
comprese il «perché» e pienamente si riconciliò con l'amore
misericordioso.
Oh
come è buono e giusto Iddio con le povere anime!
È
davvero buono, buono, buono Iddio e si è costretti ad amarlo, quando
si pensa ai suoi benefici. Deo gratias. Giungono più rapidamente in
cielo le anime che più rapidamente riconoscono le proprie colpe,
quelle che non sono ostinatamente avviluppate nella propria
presunzione. Dio non ci giudica secondo le nostre colpe, ma secondo
la nostra buona volontà. Un'anima che è sempre pronta a comprendere
ed a compiere la sua volontà si trova bene; e così un'anima che non
si offende tanto facilmente quando le si fa notare un suo errore, che
cerca con piacere e gioia e riconoscenza di liberarsi dal suo errore.
II
buon Dio può lavorare bene con queste anime: non hanno in sé tanta
resistenza e tanta menzogna, e il buon Dio le aiuta perché si
liberino dalle loro colpe.
L’umile
religione difetta così spesso, è così rara la religiosità
religiosa. Che giova sapere tutto quello che si può sapere in cielo
ed in terra, e non sapere la cosa principale: che noi non siamo
niente e non possiamo niente, che Dio deve fare tutto quello che noi
facciamo? Che giova tutta la sapienza se non abbiamo la sapienza dei
piccoli? Non conosciamo l'amore misericordioso, perché chi non è
povero non conosce nulla della misericordia.
Ogni
costruzione che si pretende autosufficiente crolla quando non poggia
sul terreno della povertà. La povertà è il fondamento di tutte le
grazie, di tutta la nostra vita eterna. Quando manca questa scienza,
ogni altra scienza e santità è un nulla, e crolla in rovina al
primo soffio di vento. Dove è povertà, là è il regno dell'amore
misericordioso. Dove è debolezza, là è la forza di Dio. E dove è
pentimento là è la fedeltà di Dio.
Oh,
come mi trattengo volentieri accanto alle povere anime, per assorbire
nella mia povera anima assetata i profondi eterni ammaestramenti! Io
vado laggiù per bere a quella fonte dell'amore misericordioso, a cui
le povere anime placano la loro sete... sono anch'io una povera
anima, così povera, così povera, ma ho trovato la fonte a cui vanno
gli assetati.
Oh,
il Purgatorio è un luogo bello. Qui il Signore è così buono, così
buono, così buono!
Ho
detto che le povere anime devono spogliarsi di sé. Allora
comprendono meglio il Redentore. La cosa riesce più facile alle
anime che già in vita sono state povere.
Si
trovano bene soprattutto le anime che hanno fame e sete della parola
di Dio. Quando un'anima, ad esempio, accoglie la predica ed ogni
ammonimento con devozione, come diretta parola di Dio, e la porta con
sé nella vita (e di ogni cosa si serve per diventare migliore) e non
la smarrisce mai, questa anima è sul retto cammino. L’anima a cui
la più semplice parola di Dio è preziosa, l'anima che non ascolta
alcuna parola di Dio senza aprirsi ad essa. In ogni parola di Dio il
Redentore bussa al nostro cuore. In ogni parola Egli è presente e
vuole entrare. Oh, come sono belle le anime che accolgono con
devozione la parola di Dio! Allora il piccolo seme cade su un terreno
fertile... Oh, come è bella un'anima che ama il Santo Vangelo e lo
accoglie con profondo rispetto, che è sensibile ai più semplici
pensieri di Dio, e coltiva con cura tutto quello che ha ricevuto!
Quest'anima, anche se ha molte colpe, diventerà pura.
Quando
queste anime giungono nel Purgatorio, il buon Dio non deve molto
lavorare: una sola parola ed esse sono risanate.
Ci
sono nel Purgatorio anime che sulla terra sembravano devote: laggiù
esse sono più malvagie dei «malvagi».
Specie
quelle che hanno attaccato con malizia le parole e le opere di Dio,
che hanno criticato e spesso anche condannato ciò che usciva santo e
puro dal Cuore di Gesù.
Anime
che apparivano pie, mentre le colpe si accumulavano in loro. Anime
che devono riconoscere la propria ingiustizia. Anime gravate di
malignità non scontate, non viste, nemmeno riconosciute, perché si
lasciavano abbagliare dai propri sacrifici e preghiere e opere buone.
Dio vuole mostrare loro che non importano gli atti di pietà, ma la
rettitudine, e la verità ed il timor di Dio.
Ci
sono anime che neppure in punto di morte riconoscono che talvolta
hanno fatto male: non lo vogliono riconoscere, per non piegare il
proprio orgoglio.
Le
anime che sono macchiate di peccati veramente gravi e se ne pentono
troppo poco, o non li riconoscono abbastanza seriamente, giungono,
dopo essere state salvate dalla misericordia di Dio, nel Purgatorio
di punizione.
Qui
il buon Dio, con particolare severità, mostra loro ciò che hanno
commesso. E qui non riesco a parlare di punizione, ma solo di grazia
amorosa: tutto ciò che vedo appare così pieno di misericordia.
Ci
sono anche anime che a mala pena vengono salvate, poiché Dio nella
sua misericordia è anche longanime. Esse soffrono grave tormento,
molto più lontane da queste divine consolazioni, e si sentono come
nel profondo di un eterno abisso. Eppure queste anime sono piene di
gratitudine verso l'amore misericordioso ed il Sangue Prezioso.
Malizie così indurite hanno bisogno di un energico Purgatorio: il
rimprovero divino si posa sulle anime e le penetra bruciandole. Ci
sono situazioni diverse in quel benedetto luogo di purificazione,
inesplicabili situazioni che io non sono in grado di descrivere.
Questi
sono solo pochi accenni che io quasi non oso di esporre qui.
Ma
l'entrata nel cielo di una povera anima è cosa indicibilmente bella.
Così bella che non si può contemplare senza lacrime.
Quanto
più un'anima diventa povera, tanto più si avvicina alla luce
divina. Quando il suo involucro si spezza, allora l'anima viene come
inghiottita dalla luce divina; diviene essa stessa come una piccola
luce, nella luce divina, minuscola scintilla della vita divina. E la
piccola vita diviene interamente la Sua vita, la piccola luce diviene
interamente la Sua luce. In questa luce eterna, in questa eterna pace
è immessa allora la piccola anima. È l'amplesso di un amore
infinitamente tenero, meravigliosa festa di riconciliazione e di
liberazione. Oh, il grazie dell'anima al suo liberatore, il grazie
per la sua Passione e la sua Morte e per il suo Sangue Prezioso, come
è commovente! II Salvatore e l'anima, ambedue così beati, ora, che
si posseggono pienamente l'un l'altro. Il cielo è a tal punto
meraviglioso che persino chi è puro non è puro abbastanza per
entrarvi.
Questa
patria è così pura e bella che davvero deve esserci una speciale
purificazione, perché l'anima divenga degna della sua maestà.
Se
noi potessimo penetrare nel cielo con il nostro involucro di amor
proprio, non potremmo essere beati: non ci accorgeremmo neppure di
essere in cielo.
Dio
ha in ogni cosa le sue leggi e secondo le sue leggi dirige la nostra
anima alla pura beatitudine del cielo.
Contemplare
lo spettacolo che si svolge nell'eternità è conturbante! I libri
non possono abbracciare quello che l'anima qui abbraccia.
Dio
ha mirabili vie per salvare le anime. Ci sono sentieri che conducono
sopra tormenti d'inferno.
Dio
è buono: Egli non vuole abbandonare le sue anime.
Quanto
spesso si pensa che un'anima sia perduta: ma Dio solo conosce come
l'ha salvata: sono i taciti prodigi dell'amore misericordioso dei
quali Egli gioisce nel suo cuore divino. Gesù trattiene le sue anime
con i fili più tenui; ha tanto amore, tanto amore. Quale ferita deve
essere per il Cuore di Gesù che un'anima voglia andare nell'inferno.
Io intuisco solo sommessamente questo dolore del Salvatore; deve
essere incomparabilmente tremendo. Come deve avere patito il suo
cuore sulla Croce per noi anime, per strapparci dall'abisso!
L’amore
di Dio è il Purgatorio attraverso cui dobbiamo passare noi, povere
anime. Possiamo conoscere questo amore di Dio, quale Purgatorio già
su questa terra.
Quando
l'uomo pensa all'amore di Dio che ci viene incontro dappertutto,
allora diventa così povero, riconosce chiaramente che è ingrato e
che sa ricambiare tanto poco questo amore. Niente fa soffrire l'anima
quanto il pensiero che il Redentore è così benigno e noi siamo
figli cattivi che nuovamente lo avrebbero crocifisso. Quando
accogliamo i raggi del suo amore, dobbiamo bruciarne e diventare
povere anime nel Purgatorio del suo amore divino... Quanto più
conosciamo Dio ed il suo amore, tanto più conosciamo anche noi
stessi, e quanto più conosciamo noi stessi, tanto più conosciamo
l'amore misericordioso. Quanto più ci avviciniamo all'amore divino,
tanto più esso ci annienta: così diventiamo «povere» anime.
Sì,
comprendo sempre di più che si può patire l'amore di Gesù.
Per
questa via ho accettato che la mia anima fosse martirizzata, e che la
bontà divina mi facesse così povera.
Nella
mia vita ho sofferto soprattutto per l'annichilimento e la povertà.
Perciò son diventata una sola cosa con le povere anime e sono stata
consolata dalla loro consolazione.
Mi
rassomiglio ad una macchia oscura nel mezzo del sole dell'amore
misericordioso.
Posso
lamentarmi solo con Dio di quello che ho sofferto e ancora sempre
soffro per questa unica struggente nostalgia, di non negare nessun
desiderio del suo amore, di accontentarlo in ogni cosa.
Giorno
e notte languivo in questo unico desiderio, ed esso è divenuto il
grido della mia anima. La mia anima grida e grida: ha sete di
purezza, ed io non posso più riposare; persino nel sonno la mia
anima implora la sua conversione.
Dio,
come posso capire il tormento delle povere anime! Quanto ho già
sofferto per l'amore divino, che mi ha così trafitto di contrizione;
quanto ho già pianto e come mi sono dibattuta! AI Signore che nel
Santissimo Sacramento dell'Altare ci mostra tanto amore, noi dovremmo
dare gioia. Ma io sono così povera, così povera; tutta miseria e
debolezza, e sento tanto male in me. Eppure vorrei essere buona, così
buona che non il più piccolo desiderio del Redentore rimanesse
inappagato. Vorrei essere buona per amore del suo amore, solo per
questo, perché gli voglio bene e non vorrei mai offendere il suo
delicato amore. Il suo amore e la sua bontà mi struggono nel
desiderio di far bene. Tutti i miei desideri sono morti; una sola
cosa desidero ancora: appagare i suoi sottili desideri.
Ho
così paura di me stessa, così paura, così paura della mia
presunzione, e del mio amor proprio. Devo fuggire da me, altrimenti
non resisto più al mio io.
Quanto
spesso invidio le povere anime nel Purgatorio! Quanto spesso vorrei
cambiarmi con loro! Esse possono essere soltanto buone, non devono
più essere cattive. La minaccia che viene dalla malizia della natura
decaduta non pesa più su di loro. Le povere anime possono essere
buone. Spesso penso che il mio Paradiso sarà l'essere una buona
volta sicura di poter essere buona. Non penso più ad altra
beatitudine, non penso più ad una mia personale felicità. Solo
l'essere totalmente buona, il poter conoscere ed appagare finalmente
tutti i desideri di Gesù, può ancora formare la mia felicità, la
mia gioia. Oh Dio, quale ardente desiderio brucia in me! Sarei così
contenta se, invece che in Paradiso, potessi andare semplicemente nel
Purgatorio per essere laggiù eternamente buona, retta come il
Signore desidera. Questo sarebbe il mio Paradiso. Solo i desideri di
Gesù devono essere appagati: allora anche i miei si acquieteranno.
Solo la beatitudine di Gesù, la consolazione di Gesù, la gioia di
Gesù sono il mio Paradiso. Oh, se fossi nel Purgatorio, dove si può
davvero essere totalmente buoni, come sarei felice!
Questa
mia brama ardente dice al Redentore il mio amore. Non con molti atti
e molte parole, solo gli mostro il mio spasimo ed il mio desiderio...
Niente in Cielo e sulla terra mi attira quanto questo unico pensiero
che mi strugge in ogni momento della mia vita: come sarà il mio
Paradiso, quando saprò il mio Signore contento di me! Che cosa non
farei per raggiungere questo... Volentieri rinuncerei per questo a
tutte le gioie eterne. Scrivo queste parole tra le lacrime ed il mio
cuore freme di desiderio.
Quando
verrà il momento, o mio Dio, in cui io Ti potrò donare un'anima
pura e bella che ti appartenga tutta! Io sono come avviluppata da
questo unico pensiero che è il battito della mia vita... O Signore,
io confido illimitatamente in Te, che Tu compia in me il Tuo
desiderio... perché per Te solo, o Signore, è tutto quello che io
imploro.
Quando
il peso del peccato originale mi avrà schiacciata e giungerà
l'ultima ora della mia vita, l'ultima durissima ora, sarà la prima
ora lieve della mia vita. Splenderà nella mia anima la prima totale
consolazione. Perché io bramo di morire, per diventare buona. Io
bramo di morire per sapere morto il mio amor proprio, la mia natura
peccatrice: per essere certa che non farò più del male al mio
Redentore. Questo «io», che in vita non posso quasi più tollerare,
quando sarò morta non potrà più far del male al suo Signore. Io ho
paura del mio «io». Ma confido in Te, o Gesù! Come penso
volentieri alla mia ultima ora: essa è già per me come un Paradiso.
Io riconoscerò il richiamo del Redentore. Egli dirà: vieni, figlia
del mio amore misericordioso, ora puoi essere buona.
Sarà
il momento in cui io riposerò per la prima volta nella mia vita. Mi
inabisserò con lacrime di gioia nel Cuore di Gesù. Già mentre
scrivo di questo sono inebriata di felicità: non posso pensare ad
alcuna altra felicità, che non sia quella di essere buona per amore
del Signore, che ha un cuore così tenero e che io amo così, che
nulla mi atterrisce quanto la preoccupazione di fargli del male.
Vorrei
avere tanta cura del tenero cuore di Gesù, vorrei essere così
delicata, fasciare le sue ferite e non farle dolere... e invece sono
ancora tanto rozza col mio dolce e tenero Salvatore, e grossolana
senza riguardo alcuno, e penso troppo più all'«io» che al «tu».
Oh,
Signore, il mio cuore quasi sanguina di dolore e di amore e brucia in
ardente desiderio! Oh, Signore... Tu lo sai... Gesù...!
Ora
mi sono inoltrata in un tema assolutamente diverso. Mi sono riposata
un po' e torno indietro al Purgatorio.
Le
anime, che muoiono completamente riconciliate con Dio, ed hanno avuto
confidenza grande nell'amore misericordioso, spesso passano appena
accanto al Purgatorio sfiorandolo, ovvero lo attraversano. Queste
anime, che sono state così coerenti e brave, possono spesso rimanere
settimane e mesi nel passaggio dal Purgatorio al Paradiso.
Gesù
è loro particolarmente vicino ed esse gustano già la felicità
celeste. Gradatamente si elevano verso la luce divina. Perciò non
soffrono molto: attendono in una felice aspettativa e insieme piene
di pentimento, fino a che il pentimento sia totale.
Capita
talvolta che un'anima entri direttamente nel Cielo. Sono anime che
anelavano al Cielo e che già sulla terra avevano, in misura
sufficiente, un pentimento fiducioso. Dobbiamo mantenerci in uno
spirito di pentimento, pensando che il Signore è morto per noi.
Un'anima
pentita può diventare, per amore misericordioso, di un candore
abbagliante, allora essa ha già fatto il suo Purgatorio. Gesù vuole
solo la povertà, poi Egli ci dona il regno dei Cieli. Anime che
sulla terra altro non hanno amato che Gesù e le sue leggi, possono
volare direttamente fra le braccia di Dio nel Cielo. Esistono queste
anime meravigliose, ma sono molto rare ed hanno già attraversato
sulla terra il loro Purgatorio.
Infine,
devo dire ancora qualche cosa che quasi non oso scrivere. Ma io
scrivo queste note solo per ubbidienza.
Il
più tremendo Purgatorio lo hanno i preti che non sono stati fedeli e
hanno dato cattivo esempio ed hanno cagionato molto dolore al
Signore. Se non hanno la grazia di soffrire molto prima della loro
morte e di pentirsi amaramente e totalmente, hanno un atroce
Purgatorio. Avviene spesso che anche i sacerdoti si convertano
interamente e diano ancora gioia a nostro Signore. Ma quando mancano
questa radicale conversione e coscienza, quando il cammino al cuore
di Dio è ancora troppo lungo, quando c'è solo una vaga preparazione
all'eternità, solo un debole riannodarsi all'amore misericordioso:
oh, quanto Nostro Signore ha da dire nel suo santo giudizio! Ma come
sono felici questi sacerdoti, perché non si sono perduti! Ci sono
sacerdoti che devono rimanere nel Purgatorio fino alla fine dei
tempi. Con nessuno è il buon Dio così severo, perché nessuno può
peccare quanto un sacerdote che dimentichi il suo dovere.
Ma
con i sacerdoti solitari e distaccati dal mondo Dio è così buono,
così amoroso, che essi presto, presto giungono in Cielo. Anche con i
sacerdoti pentiti, ai quali molto deve perdonare, Egli è tanto
buono: ma tutto deve essere espiato... Non posso descrivere quanto
Dio è severo davanti al dovere sacerdotale, e quanto severamente
saranno giudicati i sacerdoti...
Un
sacerdote che ha una volontà interamente buona non deve avere mai
timore: egli esperimenterà inattese ed inimmaginate tanta clemenza e
bontà di Dio. Se un sacerdote ha inteso sempre agire rettamente e
non ha avuto attaccamenti profani, si troverà bene e così un
sacerdote che abbia attinto la sua gioia solo in Gesù Sacramentato.
Queste anime saranno semplicemente sciacquate dal Sangue Prezioso,
poi sollevate nel Cielo. Ma io non oso, quasi non posso guardare,
quando vedo tanti preti nelle più lontane profondità dei
Purgatorio, quando vedo che hanno fatto tanto male al buon Dio,
stringendo legami col mondo e cogli uomini, dimentichi della loro
dignità. Mio Dio, questi preti stanno tremanti davanti al loro Dio
ed espiano una colpa terribile. Ma quando il pentimento li ha
trapassati, il Buon Dio diviene nuovamente benigno e li riconduce
alla patria... Così amorosamente...
Festa di tutti i Santi - 1931
Lo
sguardo che oggi è penetrato in tanta profondità nel Purgatorio mi
costringe a raccontare ancora di questo meraviglioso luogo. Sono
stata di nuovo accanto alle povere anime e di nuovo ho portato con me
sulla terra insegnamenti tanto grandi.
Ho
visto le anime che sono morte con la Santa Comunione. Oh, il Dio
Eucaristico nelle povere anime, il Dio eucaristico nel Purgatorio! Le
povere anime erano oggi così grate, continuamente ringraziavano ed
erano così sensibili al beneficio dell'espiazione. Mi salutavano
come una piccola benefattrice ed io non potevo quasi comprendere come
esse mi conoscessero e ringraziassero, mentre io sentivo tanta più
pena e miseria per non avere sofferto e pregato di più per loro.
Eppure esse parlavano a me e mi dicevano che io ho espiato per loro,
che anche per loro le mie lacrime sono state piante. Allora,
improvvisamente, ho visto che era Gesù che in quelle povere anime mi
parlava; Gesù che si faceva consolare nelle povere anime. Perché
anche qui vale la parola: «Ciò che avrete fatto al più piccolo dei
miei fratelli lo avrete fatto a me».
Ho
visto con uno sguardo profondo e chiaro, che riconoscente per le
povere anime era Gesù: Lo contemplavo in queste anime, nella Santa
Comunione. Vedevo come il Dio Eucaristico sta con le povere anime
fino a che non può trarle definitivamente in Cielo. Coloro che lo
hanno devotamente ricevuto, possono portarlo con sé, ed Egli soffre,
e si strugge, assetato con loro.
Egli
soffre con quelli che soffrono, espia con coloro che espiano e brama
con coloro che si struggono di desiderio. Queste anime non vengono
tormentate, solo purificate. Ed esse apprezzano tanto Gesù,
apprezzano l'Eucarestia che è stata con loro non soltanto sulla
terra, ma anche laggiù dove sarebbero così solitarie e sole.
Eucaristicamente il Signore soffre e implora nelle anime che lo hanno
ricevuto. Degnazione di Dio, che entro queste anime, con esse,
sopporta il Purgatorio. Egli vuole accompagnarle fino a che siano
giunte alla loro dimora. Non ho potuto vedere senza lacrime questa
mirabile bontà e misericordia di Dio...
Ci
sono anche anime che non poterono comunicarsi immediatamente prima
della morte, ma in vita sempre cercarono nel Dio Eucaristico
consolazione e forza e Lo ricevettero con vera devozione, e con
povertà di spirito, e sentimenti di pentimento. La sorte di queste
anime è molto migliore della sorte di quelle che si comunicarono col
buon Dio per abitudine e senza calore. Come gemono per i tesori
perduti queste anime, e sono divorate di fame, mentre ardono nel
forno rovente della purificazione. Buona sorte hanno anche i
sacerdoti che hanno trascorso davanti all'Altare le loro ore più
belle e lì con profonda umiltà di spirito si sono dissetati
all'amore misericordioso; gli stessi peccati e le mancanze sono
presto cancellati dal Sangue del Redentore, che già in vita essi
hanno apprezzato ed usato. Ad altri, invece, manca la conoscenza: non
trovano quello che dovrebbero trovare, perché già sulla terra non
ne sentivano il bisogno... Sono ottusi davanti a tutte le grazie
della Redenzione, e solo lentamente, lentamente si destano alla vita
ed alla conoscenza.
Ogni
anima ha una sua propria condizione, perché ognuna ebbe i suoi
propri doveri e le sue grazie, e Dio la giudica secondo i suoi
talenti, e la sua vocazione e la sua buona volontà. Oh, io posso
solo balbettare i mirabili misteri del Purgatorio! Vedo come anche
laggiù Dio abita nel Santissimo Sacramento, così che le anime
possono essere tabernacolo della Santa Eucarestia.
Dio
è così amoroso e così giusto nel Purgatorio. Egli non condanna
nessuno. Se ci sono anime che non hanno mai trovato, mai conosciuto
il Dio Eucaristico, Egli non le biasima. Egli le scusa e ristabilisce
ogni cosa attraverso la buona volontà... quella buona volontà per
cui le anime vollero solo ciò che era giusto. A queste anime Egli ha
dato la comunione di desiderio.
Così
buono è il Signore, e io devo esclamare, o Signore: nel Purgatorio
ho imparato a conoscere il Tuo cuore meraviglioso. In nessun luogo,
se si eccettua il Paradiso, si rivelano così come in questo Santo
luogo il suo amore e la sua giustizia, la sua misericordia e la sua
bontà. Nel Purgatorio vedo anche le sue sante leggi, spesso
calpestate, disprezzate, ignorate sulla terra. Le sue leggi sono
laggiù così belle ed amorose e delicate: beate le anime che le
adempiono. Ma spesso noi uomini vediamo per la prima volta la nostra
malizia solo laggiù nell'eternità.
Quante
anime vedo qui nel Purgatorio che sulla terra vissero in mezzo alla
ricchezza: erano sì religiose, ma di quante infermità soffrono a
causa dell'attaccamento al denaro ed ai beni terreni.
Con
tremore ed angoscia ho osservato questi peccati e ne ho tratto le mie
esperienze.
II
buon Dio ha dato agli uomini che hanno sovrabbondanza di beni
materiali il dovere di aiutare altri che hanno troppo poco. I ricchi
hanno il compito di fare elemosina nel nome del loro Dio, perché a
Lui appartengono ogni denaro ed ogni proprietà. E se veramente i
ricchi non vogliono macchiare l'anima di peccato, devono considerare
la ricchezza non come cosa loro propria, ma cosa di Dio: devono
considerarsi inviati di Dio, a distribuirne le ricchezze.
Se
il buon Dio tanto li benedice con la ricchezza e così bene si prende
cura di loro, lo fa perché essi a loro volta si prendano cura di
altri e perché Egli stesso, per mezzo loro, si possa prendere cura
di altri. Solo ora comprendo l'ammonimento del Salvatore, quando
disse: «Guai ai ricchi...»; solo oggi comprendo tutto, da quando ho
contemplato nel Purgatorio questa legge.
Ci
sono nel Purgatorio molti ricchi che sono spaventosamente poveri, ma
anche molti poveri che sono ricchi nel Signore. Aiutare gli altri,
fare il bene non è solo benevolenza, ma dovere. Guai ai ricchi che
hanno usato solo per sé il superfluo, mentre davano troppo poco ai
loro fratelli poveri, o li disprezzavano.
Quanti
potrebbero dare di più, beneficando, e non lo fanno, mentre essi
stessi godono nella sovrabbondanza. Dio non ha dato le ricchezze solo
per chi le possiede, ma anche per gli altri. Chi vive nella
sovrabbondanza ruba a Dio. Dio impone dei tributi. Chi ha poco, col
poco ha dato il massimo; ma chi ha molto deve dare molto, e
dispensare umilmente perché i beni vengono da Dio ed appartengono a
Lui. Ho visto oggi molti peccati che sono stati compiuti per mezzo
delle ricchezze, o perché esse non sono state usate secondo il senso
e le finalità di Dio, o perché i ricchi volevano con le beneficenze
guadagnare onore a se stessi. Come attendono a lungo nel Purgatorio
le anime che quaggiù hanno trascurato un dovere così grave... Anche
le loro virtù hanno subìto danno, terribile danno: e questi ricchi
sono divenuti poveri, amaramente poveri.
Come
è buono il Signore con quelli che sono stati buoni!
Mentre
io volevo consolare le povere anime con suppliche interiori, Egli mi
mostrò alle povere anime e disse: qui io piangerò e pregherò ed
espierò per voi e verserò molte, molte lacrime. Qui io vivrò di
nuovo, e bene, la vostra vita, e farò tutto quello che voi avete
trascurato... Poi disse: che questa sia la vostra consolazione, miei
figli amati! Ed io udii queste parole cadere fin nel profondo del
Purgatorio ed era come se il Purgatorio si fosse dissolto, tanto io
sentivo la consolazione delle povere anime.
Poi
mi sentii così povera, e pregai Gesù di lasciarmi qui nel
Purgatorio per divenire buona ed espiare tutte le mie mancanze.
Allora il buon Dio mi fece piccola sorella delle povere anime e mi
disse: Sì, la tua vita è un Purgatorio, perciò ti è concesso di
patire questi patimenti e di esperimentare questa nostalgia di cielo.
Oh, come queste anime sentivano la bontà e l'amore di Dio! Era come
una festa di gioia in questo esilio di purificazione, e molte,
innumerevoli anime, salirono in alto nell'eterno amore e nella bontà
di Dio e furono in Cielo. Appena esse riconoscono totalmente questa
bontà e questo amore, sono liberate...
Ma,
nuovamente, ho visto tante anime per le quali nessuno prega. E, come
ho già scritto, sono molto spesso anime che in vita passarono per
devote; che vollero essere devote solo per farsi belle. Queste anime
spasimano tutte sole nel Purgatorio e sarebbe per loro un sollievo,
se fossero conosciute sulla terra, quelle colpe che con ogni cura
cercarono di occultare. L’ho visto ancora: per quelle si prega poco
o niente perché si crede siano in cielo. Allora il Signore mi diede
il compito di soffrire e di pregare e di espiare per le loro colpe
segrete.
Non
per nulla, a causa di ciò, io ho già sopportato pene così
orribili.
Questi
uomini sono stati sulla terra come un falso Cristo, si sono lasciati
venerare e portavano esempio: la loro santità era artificiosa, false
erano le loro grazie; esteriormente tutto pareva in armonia, ma non
nell'intimo.
Non
vorrei esprimermi troppo crudamente, ma io stessa non lo credo
volentieri, e scriverne mi fa male, eppure ho visto anime che ora
preferirebbero mille volte non essere state onorate sulla terra, e
devono duramente espiare la loro falsità, il loro artificio, la loro
ambizione spirituale. La menzogna viene bruciata da Dio, eterna
verità.
Ma
io vedo come esse ora riconoscono tutto e perciò il buon Dio è
buono con loro. Egli le ha salvate trascinandole per mezzo di ogni
piccolo filo di bontà... Queste anime devono diventare povere,
allora è compiuta in esse la cosa principale...
Ho
visto anche preti che devono soffrire a causa di queste anime, specie
quando le hanno sostenute nella loro falsa pietà e non hanno pregato
per ottenere la luce dello Spirito Santo: perché se lo Spirito Santo
non illumina si può spesso piantare e coltivare una pianticella
maligna. Lo Spirito Santo deve aiutare i preti a distinguere de
grazie autentiche da quelle false. Ma lo Spirito Santo si trova
sempre nei cuori umili... ed al tempo opportuno illumina i luoghi mal
sicuri, specialmente quando si è invocata la luce, invocata con
molte preghiere. Ci sono preti che a causa di un'anima devono
soffrire più a lungo dell'anima stessa. Ma ci sono anche preti che
ebbero davvero buona volontà e vollero fare ogni cosa, ogni cosa
secondo la volontà del Signore e adempirono il loro ufficio in
profonda umiltà e timor di Dio. In essi anche le colpe non sono così
profondamente radicate e sono come liberi da ogni responsabilità. Io
vedo in modo perfettamente chiaro che questi preti non saranno
giudicati secondo le apparenze ma secondo la loro buona volontà,
anche se avranno molte colpe. II Signore scioglie così amorosamente
e teneramente queste piccole colpe, ed esse scompaiono così bene
poiché il cuore è umile. Gli umili si trovano nella situazione
migliore - si lasciano così facilmente correggere dalla mano divina.
Dobbiamo perciò assai sovente innalzare i nostri sguardi a Dio, per
riconoscere umilmente ciò che Egli vuole da noi, per non scacciare,
col nostro proprio spirito, lo Spirito Santo, per non smarrire,
attraverso i nostri propri pensieri, i pensieri di Dio.
Oh,
come possono essere quiete le anime che già in umiltà hanno
servito, e sempre vollero agire come Egli volle agire!
III GESÙ NELLE POVERE ANIME 17 novembre 1931
Quanto
è bello contemplare Gesù nelle povere anime, come Salvatore!
Io
vedo queste anime legate in tutte le loro capacità, senza forza
propria: ciò che esse fanno deve farlo per loro Gesù.
Quando
le povere anime possono rivelarsi attraverso qualche segno, ciò è
già segno di una grande grazia e di un grande progresso: allora sono
già fuori della oscurità più fitta e più vicine alla luce: sempre
maggiormente accolgono Gesù in se stesse. Ed è di nuovo Gesù che
si rivela nelle povere anime, che prega per esse, che reca agli
uomini i loro desideri e li palesa ai loro cari. È Gesù che chiede
le preghiere, Gesù che si lamenta; poiché, nel suo amore
misericordioso, Egli vuole vivere interamente per le povere anime.
Gesù si prende cura di loro e provvede per loro ogni cosa.
Io
non posso descrivere la meravigliosa bellezza della degnazione
divina, che riluce su queste anime. Afferrate da questa bontà, esse
sono spronate sempre più al perfetto pentimento ed alla conoscenza
di sé. Per questa via I'«io» cattivo, distrutto nel fuoco, cede il
posto a Gesù. La povera anima diviene tanto più bella, quanto più
fa morire il suo proprio io. Belle divengono a poco a poco queste
piccole luci eterne, che si consumano nell'olio dell'amore
misericordioso.
Quando
una povera anima può dal Purgatorio parlare con me, è ancora Gesù
che pronuncia le parole. «Egli funge da interprete nel Purgatorio»:
Lo sento e Lo odo così chiaramente: Gesù parla dalle povere anime.
Ogni parola è Gesù...
Certamente
le povere anime hanno portato laggiù con sé le proprie colpe,
altrimenti non sarebbero nel Purgatorio. E se non fosse Gesù,
esclusivamente e solamente Gesù, a prendersi cura dei loro desideri,
talun amor proprio potrebbe ancora continuarsi e taluna cattiveria
ancora agitarsi. Se le povere anime potessero parlare da sé, anche
le loro parole non sarebbero pure di una purezza di cielo. Perciò
sono spogliate di ogni forza propria e come imprigionate: ciò che
effettivamente fanno di bene lo fa per esse Gesù.
Questo
è il mistero: che laggiù si può essere buoni e non offendere più
il Signore. Solo Dio può ancora vivere, Dio solo si prende cura dei
desideri e delle preghiere delle povere anime.
Quando
queste anime pregano per noi, è ancora Gesù che prega in esse.
Quando noi preghiamo le povere anime è Gesù che ci esaudisce e ci
aiuta. E quando noi preghiamo per loro, le povere anime possono
esserci riconoscenti pregando a loro volta per noi. Ma è ancora Gesù
in esse, che riconoscente si prende cura dell'amore che esse portano
ai loro cari, e costituisce il vincolo tra gli uomini ed il
Purgatorio.
È
Lui che, dalle povere anime, ci benedice e ci aiuta, quando noi
preghiamo per loro. So che mi esprimo in modo molto impacciato su
questo mistero. Ma scrivo meglio che posso. Così io contemplo il
mistero del Purgatorio, ma non è possibile descrivere la mirabile
rivelazione della grandezza e della degnazione della bontà divina.
Anche le povere anime sono tutte commosse della bontà di Dio. Egli
reca loro tanti aiuti ed è sempre con loro nel loro fuoco e non
lascia alcuno completamente senza consolazione e senza Gesù.
Le
povere anime devono anche imparare a diventare riconoscenti. Proprio
la mancanza di riconoscenza verso Dio devono espiare, nel pentimento.
Adesso che, per i meriti di Gesù, sono così felici, devono
riconoscere che lo hanno dimenticato e trascurato, credendo e volendo
nella vita fare tutto da sole. Se avessero riconosciuto la propria
miseria e non fossero state cieche, già in vita avrebbero fatto uso
del buon Dio e come gli sarebbero state riconoscenti! Affinché
riconoscano queste mancanze e le piangano, Gesù insegna alle povere
anime ad essere felici per mezzo suo.
Perciò
molte anime devono tanto soffrire, quando vivono ancora tutte chiuse
nel proprio io e pensano di morire soffocate in esso.
Così
devono imparare ad essere contente a causa di Gesù e non fondarsi
che su Gesù solo: non è loro consentito avere forza propria.
Vedo
nel Purgatorio gli sconoscenti volgersi alla riconoscenza. Come
gemono per tutto quello che hanno perduto e come sono insieme
contenti di poter vivere un'altra volta la vita perduta! È una
grande misericordia di Dio, che, perfino dopo la morte, esista un
luogo dove si può ancora fare il bene. Lultimo termine potrebbe
essere al momento della morte!
L’ingratitudine
verso Dio è per lo più congiunta all'ingratitudine verso gli
uomini. Quanto spesso Dio ci aiuta per mezzo degli uomini, e quanto
spesso Egli esperimenta anche qui amara indifferenza. Si racchiudono
qui spesso gravi peccati, e devono essere espiati. Gesù insegna ad
essere riconoscenti per mezzo della letizia. Perciò il fuoco del
Purgatorio è anche un fuoco di riconoscenza. Quando le anime sono
progredite fino ad una riconoscenza grande e trafiggente, il Cielo è
loro vicino. Allora possono pregare tanto più intensamente (o
piuttosto Gesù prega in esse) per coloro ai quali hanno fatto del
male con l'ingratitudine e la malagrazia. Ho visto una volta un
grande fiume di benedizioni e di grazie fluire su di un uomo: a causa
delle suppliche che dal Purgatorio si innalzavano per un cuore che a
causa dell'ingratitudine aveva patito e sopportato molti torti. La
povera anima poté così, anche sulla terra, riparare
all'ingratitudine con la sua preghiera, col suo pentimento e con la
sua volontà di ringraziare.
Gesù
rende alle povere anime ogni servigio. Appena riconoscono tutto e di
tutto si pentono, Egli si affretta per esse sulla terra e con grazie
e benedizioni ripara ciò che le anime devono riparare. Così
stabilisce l'anima nella pace, mentre tutto rientra nell'ordine; poi
giunge la mirabile ora dell'ingresso nel Cielo e l'anima comincia per
la prima volta a ringraziare eternamente Iddio. II buon Dio ha
disposto anche per le anime il suo ordine, il suo meraviglioso
ordine. Tutto deve essere secondo il suo comandamento, perché la
bellezza e la perfezione di Dio non abbiano difetto alcuno. Come Egli
ha stabilito in ogni fiorellino ed in ogni pianticella il suo ordine,
così Egli lo stabilisce nelle anime. È un Dio esatto e perfetto, e
nulla che sia imperfetto può entrare nel Regno dei Cieli. Gli piace,
e lo desidera, che anche noi, nella nostra anima, faticosamente
manteniamo un ordine, e la purezza dello spirito. Per avere l'ordine
nella nostra anima dobbiamo continuamente riconoscere le nostre colpe
e pentircene e voler riparare ogni cosa, anche la più piccola. Anche
il bene che facciamo, dobbiamo farlo con Dio e sempre dobbiamo
implorare la grazia di riconoscere e rinunciare a tutto ciò che non
è retto. Allora regna l'ordine nell'anima ed essa si fa nuovamente
pura. Come dobbiamo essere puliti e ordinati esteriormente, così
dovremmo esserlo soprattutto interiormente. Non dovremmo sopportare
in noi nessuna indifferenza, dovremmo essere coscienti nel nostro
quotidiano compito di eternità e impegnare tutta la nostra vita per
Dio e per il nostro dovere. Ogni singolo momento della vita deve
essere pieno e denso, perché nulla vada perduto per Dio. Se abbiamo
in ogni cosa una intenzione buona, allora la nostra vita non è vuota
ed anche ciò che è terreno ed apparentemente inutile ha una sua
utilità. Cose che non hanno in sé valore possiamo renderle preziose
attraverso la buona intenzione e la buona volontà: allora Dio è
contento con noi; anche se dobbiamo occuparci di molte cose mondane.
E può qualsiasi persona che vive nel mondo essere più santa di una
monaca; purché non abbia smarrito il senso dei valori eterni, già
sulla terra essa è vicina al cielo.
IV LA VERA E LA FALSA PIETA’ (Il salutare discernimento)
In
questo mirabile Purgatorio dove si vedono così bene le anime come
sono in verità, ho anche imparato che cosa sia vera e che cosa sia
falsa pietà. Ho attinto laggiù tutte le esperienze di cui abbiamo
bisogno per la vita eterna; diversamente sarei davvero come un bimbo
inesperto.
Ho
visto molte anime, anche anime di religiosi, che furono assai devote:
ma ebbero una loro propria arbitraria devozione, e proprio qui si
sono aperti i miei occhi per proteggermi dall'illusione. La pietà
arbitraria vuole essere devota come piace a lei, e non come piace a
Dio. Questa pietà è complicata, superba, presuntuosa - ci sono
anime che fanno tante storie con se stesse. Vivono di questo
pensiero: io faccio dei sacrifici, io aspiro alla santità, io mi
sforzo a diventare santa. Mentre la pietà umile pensa: Tu, Gesù,
devi farlo; abbi pazienza con me, io non sono capace. Queste anime
vivono di Gesù, rampollano da lui, le altre rampollano dal proprio
io.
Queste
foggiano da sé la propria santità, mentre le altre hanno solo la
buona volontà e la fiducia in Gesù e continuamente invocano grazia
e misericordia.
Purtroppo
ci sono nel Purgatorio molte più anime farisaiche di quanto avessi
pensato. Se non avessi fissato il mio sguardo sul Purgatorio, io
crederei a tutto il mondo, a tutto quello che sembra buono. E, poiché
il mio cuore troppo volentieri prenderebbe tutto per buono, il
Signore deve ammaestrare la sua figliola nel Purgatorio. Egli sa come
mi è terribilmente duro imparare a credere che ci sono anime ed
uomini così contraffatti. Nella mia vita ho pensato solo bene degli
altri, e mi trovo in una difficoltà così grande, quando non mi è
dato vedere il bene, semplicemente. Purtroppo la verità si trova
spesso mescolata alla menzogna. Ci sono nel Purgatorio anime, anche
anime di religiosi, che devono molto soffrire a causa di una falsa
pietà. Spesso io condivido il loro tormento, espiando per loro, che
ebbero una pietà così meschina, ed ebbero per gli altri un cuore
così duro ed ingiusto. Essi condannavano per ogni piccolezza,
allorquando altri erano un po' più generosi. Questa è una
irragionevole pietà.
La
vera pietà scusa le colpe altrui, trae esempio dagli altri uomini,
poiché anche il più grande peccatore ha qualcosa di buono che
possiamo imparare.
La
pietà è veramente pietà quando è accompagnata dal santo
discernimento. Questo è il segno che essa è unita con Gesù. Quando
non ha tante opere straordinarie da enumerare, allora è accompagnata
dal santo discernimento e non può avere ingiustizie e durezze nel
suo cuore. Il santo discernimento è un dono meraviglioso, poiché è
una comunicazione del giudizio divino. Il santo discernimento è cosa
divina. Il buon Dio guida i suoi figli attraverso il divino
discernimento, e attraverso la ragione. Egli ispira all'uomo ciò che
deve fare. Il santo discernimento è il luogo dove viene accolto lo
Spirito Santo, il luogo donde partono ogni nostro atto ed azione.
Perciò Dio agisce in modo mirabile attraverso il santo discernimento
che non gli oppone l'ostacolo dell'amor proprio, e solo vuole ciò
che è giusto.
Gli
uomini che hanno una autentica e vera pietà sono sempre ragionevoli
ed intelligenti, perché sono legati allo Spirito Santo; non fanno
torto a nessuno, vogliono in ogni circostanza essere teneri e
delicati, essere sempre di aiuto; così divengono spesso messaggeri
di Dio, incaricati di comprendere altri uomini. Egli ci aiuta spesso
così: per mezzo di questa divina intelligenza, che è anche il filo
conduttore dello Spirito Santo. Per questo mezzo ci si manifesta la
volontà di Dio. Egli ha creato la santa ragione, con la quale vuole
mostrare la via agli uomini.
Questa
ragione è giustizia. Questi ragionevoli non sono mai duri, possono
comprendere tutti, anche i peccatori, possono dappertutto fare del
bene ed essere buoni. Spesso consideriamo la ragione come cosa tutta
terrena, eppure essa è una meravigliosa disposizione di Dio che dà
agli uomini la certezza di ciò che è bene e di ciò che non è
bene. II santo discernimento rende gli uomini così umili, così
semplici, così amorevoli e buoni. Poiché non la sola preghiera è
vera pietà, ma soprattutto la giustizia e la verità.
Chi
è santamente ragionevole non attende né desidera prodigi o
rivelazioni, ma agisce semplicemente, secondo i motivi del giudizio
divino attinti nell'interiore preghiera: spesso per tale via giunge
la risposta di Dio e viene concesso l'aiuto. Queste anime sono
vivamente riconoscenti per una simile guida, mentre altre non si
appagano che di straordinarie comunicazioni. Quante virtù sono
raccolte in questa unica virtù: la santa ragionevolezza! Io non
avrei mai pensato che questo fosse un dono così bello di Dio, se
Egli non me lo avesse mostrato. Questa santa ragione è come l'occhio
dell'anima: capolavoro di Dio come è capolavoro di Dio l'occhio del
corpo.
Nel
Purgatorio ci sono molti giusti. Sono anime così belle: laggiù
vengono solo levigate ancora un po' come un sottile cristallo. L'oro
viene depurato da tutte le scorie della terra, ma è pur sempre oro.
La
santa ragionevolezza è cosa importante - per l'eternità. Non ha
ostinatezza, non durezza di cuore; non ignoranza, non malizia, non
avversione, non forza e non superbia. La vera intelligente e santa
saggezza non è che un'emanazione dell'intelligenza divina, del
pensiero divino. Solo per questa santa intelligenza le anime possono
essere giuste e belle, perché allora non hanno durezza. La durezza
patisce violenza nel Purgatorio.
Spesso
Gesù mi ha detto: «Con motivi ragionevoli io mi trovo sempre
d'accordo». Per una legge divina noi conosciamo le sue vie
attraverso il santo discernimento, e possiamo adempire la Sua volontà
agendo ragionevolmente. È nostro dovere portare aiuto dovunque ciò
è ragionevole e intraprendere con piena obbedienza ciò che una
buona ragionevolezza vuole che noi facciamo. Così non ci sottrarremo
mai, nella nostra ostinazione, al suo aiuto, non cercheremo il nostro
«io» nei sacrifici e nelle penitenze, ma in ogni cosa saremo
ragionevoli: allora l'uomo rimane umile e protetto dalla superbia
della falsa pietà.
Ma
dobbiamo anche chiedere nella preghiera che la nostra ragione sia
santa, affinché sia realmente ragionevole e ci riveli la volontà di
Dio.
Ci
sono nel Purgatorio molte anime che devono soffrire soprattutto per
la loro irragionevolezza, ed è necessario molto tempo perché la
loro rigidità si sciolga; nella loro insipienza, infatti, esse hanno
peccato contro la ragione divina, e si sono opposte con la forza
propria alla volontà e al comando di Dio. Nella loro propria
presuntuosa pietà hanno disprezzato i belli e nobili doni di Dio,
come se fossero destinati agli uomini «comuni». Queste anime sono
simili agli angeli superbi che vollero essere più potenti di Dio.
Come
espiano duramente le anime che irragionevolménte hanno imposto ad
altri gravosi sacrifici! Poiché Dio solo è padrone del destino
degli uomini. Lui solo ha il diritto d'imporlo, perché lo fa per
amore, per ricompensare poi mille volte le anime.
Queste
anime che in vita sono state così irragionevoli, nel Purgatorio
appaiono oscure e possono soffrire ben più a lungo di un povero gran
peccatore che si sia sinceramente convertito ed abbia riconosciuto
tutta la sua vita. Poiché ci sono anche fra i «devoti» zone
terribilmente dure ed oscure che solo l'occhio di Dio può scoprire.
Così il Purgatorio mi ha dato una enorme quantità di esperienze e
io prego sempre, perché mai debba sostenere cosa ingiusta, o
commettere ingiustizia. Non posso desiderare altro, se non che Dio mi
risparmi dal resistere alla sua volontà.
Lanima
semplice e piana, che infantilmente ama il suo Signore e Dio, che non
fa tante storie con se stessa, che, senza farsi notare, fiorisce su
questa terra, può spesso essere più santa di... una «santa». Si
resta colpiti di stupore davanti alla bellezza delle anime quiete e
semplici! Altre anime, anche se sono capaci di pregare così bene e
di essere così devote, vi riescono con molta arte, ed è sempre
un'arte che pretende bastare a se stessa. La vita dello spirito è
realmente un capolavoro umano, ma quando essa è un capolavoro di
Dio?...
Ci
sono anche fiori artificiali, belli, magnifici, ma che cosa sono di
fronte ad un vero fiore, che vive di una vita divina ed emana il buon
odore di Dio? I fiori artificiali sono belli a vedersi ma non hanno
vita.
Così
avviene colle anime che costruiscono da sé la propria santità. La
nostra anima è un fiore vero solo quando sboccia sul terreno della
povertà, nell'umile abbandono alla volontà divina, e cresce al sole
dell'amore misericordioso: allora noi siamo come semplici fanciulli.
Che cosa è una grande arte nostra, quando non è arte di Dio e porta
in sé solo radici di orgoglio? A che giova per l'eternità?
Oh,
quante anime hanno creduto di essere ricche di buone opere! Ma la
superbia ha dissolto ogni cosa ed esse devono, nel Purgatorio,
anzitutto imparare a non possedere nulla... allora cominciano a
ricevere dall'amore misericordioso quello che solo Dio può donare
all'anima. Nell'eternità ha valore solo ciò che Dio stesso ha
operato nell'anima e ciò a cui l'anima collaborò in umiltà. Tutto
il resto è un edificio vanamente autosufficiente. «Nisi Dominus
aedificaverit, in vanum aedificaverunt qui aedificant domum».
V IL VERO AMORE DEL PROSSIMO E LA VERA CARITA
19
dicembre 1931
Il
santo discernimento comprende anche un mirabile amore del prossimo -
esso non è guidato dalle simpatie umane, ma dalla giustizia divina.
Anche l'amore del prossimo deve essere guidato da Dio per portare in
sé la santa ragionevolezza. Anche questa virtù deve essere pura.
Non si deve essere umanamente buoni, ma divinamente buoni. Solo nel
Purgatorio ho imparato a conoscere le mancanze e le colpe, che si
possono commettere anche nell'amore del prossimo. Ho visto anime che
in vita erano note per le loro opere di carità, eppure nel
Purgatorio dovevano espiare per il loro deficiente amore del
prossimo. Perché questo? Molti hanno fatto il bene, e spesso molto
bene, là dove sentivano una inclinazione di simpatia. In un altro
luogo, dove non provavano questa inclinazione, ed il bisogno invece
era assai più grave, sono stati capaci di passare oltre,
insensibili. Dio mi ha mostrato queste colpe, ed ho visto che queste
anime avevano sentimenti terreni ed umani: si lasciavano guidare
dalle loro simpatie. E queste simpatie non valgono davanti a Dio. Il
vero amore del prossimo, che poggia sull'amore di Dio, non conosce la
simpatia, ma solo l'amore. Quando uno vuol agire in tutto per amore
di Dio dirige intero il suo cuore secondo le necessità del prossimo
e non secondo il capriccio della simpatia.
Non
importa a chi si fa il bene, purché si voglia fare il bene.
Tuttavia, nel fare il bene si deve essere anche intelligenti e
prudenti; nell'amore del prossimo si devono tenere presenti alcuni
ostacoli da cui l'amore è inceppato. Si potrebbe, e avviene sovente,
afferrare l'amore per sé invece che per Dio e perciò essere amati
troppo e troppo umanamente: qui l'amore deve essere intelligente e
prudente.
Ai
nostri fratelli dobbiamo dare sempre Gesù e non noi stessi. Su
questo punto ho visto nel Purgatorio molte cose che non posso
descrivere. Ciò mi ha insegnato ad essere prudente. Questa prudenza
mi ha talora reso triste, perché spesso ho dovuto trattenere il mio
amore che voleva gettarsi avanti, desideroso di aiutare. La prudenza,
in qualche modo, mi tratteneva, e spesso mi ha fatto piangere per
amore represso. Allora Gesù mi consolava e mi ripeteva: «Sappi che
in cielo potrai amare finalmente come ti piace di amare!». Allora,
sempre, io mi consolavo. Perfino nel compiere il bene si deve
interrogare Gesù e consigliarsi con Lui, per corrispondere alle
intenzioni di Gesù, per non frapporre nulla al loro cammino.
Non
si può fare il bene là dove tutto viene dissipato; dove Dio non
vuole che si dia. Perciò è così necessario consigliarsi con Gesù,
aiutare quando Gesù vuole aiutare. E perciò è così necessaria la
santa ragionevolezza anche nell'amore del prossimo. Per essa ci si
rivela ciò che è giusto, soprattutto quando abbiamo pregato. Ci
sono stati anche casi in cui Gesù mi ha detto: «Tu fai di più
quando non fai niente - qui il bisogno deve trarre qualcosa di grande
da me». Quante volte già il Signore mi ha trattenuto, quando il mio
amore voleva spingersi infuocato avanti, e intervenire; allora Egli
mi ha detto semplicemente: «Qui devi pregare... allora avrai fatto
la cosa migliore».
Poi
il Signore mi ha mostrato i piani della sua provvidenza ed io ho
visto che dovevo lasciarlo fare: ho visto che talvolta la necessità
portava già in sé la salvezza contro i pericoli interiori. Su
questo punto ho già tanto imparato e compreso; ho già guardato così
in fondo nel Purgatorio; allora la istintiva volontà del cuore si
pone dalla parte di Dio e per la prima volta si riconosce che quella
bontà poteva essere priva di saggezza e di intelligenza. In tutto,
in tutto si deve per prima cosa aderire con una santa ragionevolezza
allo Spirito Santo; poi saremo retti dalla sapienza di Dio: le
migliori intenzioni devono essere purificate dalla preghiera, da uno
sguardo innalzato a Dio; da cui vengono ogni sapienza e bontà e per
cui la bontà del nostro cuore diviene buona. E allora è sempre la
Sua bontà che è buona...
Vedo
che mi sto inoltrando in un altro tema: mi riscuoto e ritorno
nuovamente al Purgatorio.
Come
sono diversi da quelli del nostro mondo stolto i pensieri laggiù!
Potessero le povere anime ritornare indietro, quante cose ci
direbbero e ci insegnerebbero, e quanti vizi nascosti troverebbero in
noi, anche vizi occultati in una virtù.
La
vera e santa bontà cerca solo di fare in tutto il bene di Gesù. E
dove troviamo Gesù? Lo troviamo in ogni luogo dove ci siano vero
bisogno, vera necessità, poiché Egli ha voluto essere bisognoso di
aiuto, per poter dire a coloro che amano: «Tu mi hai aiutato».
Dappertutto dove c'è una sincera, reale, effettiva necessità, sia
essa materiale o spirituale, là c'è Gesù.
Oh,
questo pensiero! Le povere anime conoscono meglio che non durante la
vita terrena la condiscendenza misericordiosa della verità e noi
vogliamo imparare da essa ad essere buoni sul serio a fare del bene a
Lui. Bisognerebbe tenere in ben maggior conto Gesù nel suo
nascondimento di povertà e di bisogno!
Gli
uomini usano dimostrare rispetto soprattutto a quelli che hanno
denaro e ricchezze e onore e sono dappertutto ricevuti con molta
considerazione. Ma non convengono massimamente onore, attenzione,
amore a coloro che sono sempre respinti e non vengono considerati, e
sulla terra non valgono molto? In costoro Dio stesso, il re dei
poveri, viene a noi come ospite. E non dovrebbero costoro avere il
posto di onore fin dentro il nostro cuore? Perché per costoro vale
la parola di Dio: «Voi l'avete fatto a me stesso». Essi sono il
grande «a me» della degnazione misericordiosa di Dio; a questo «a
me» conviene il massimo onore.
Sulla
terra onoriamo in taluni il denaro e la ricchezza, onoriamo l’uomo;
ma nei poveri onoriamo Dio stesso...
Ma
ci sono anche uomini che, nonostante il denaro e la ricchezza, sono
poveri, perché hanno una pena nel cuore, o una qualche necessità. I
fortunati possono essere poveri anch'essi, e anche lì con le parole
buone e le buone azioni possiamo assistere Gesù. Sempre dove c'è un
bisogno, c'è Gesù che ci rivolge una preghiera... Il più caro, il
più bello, il più degno di onore fra i nostri ospiti, non è l'uomo
che ha fortuna e ricchezza e benessere, ma il povero, sia egli povero
internamente o esteriormente; il ferito, perché egli è Gesù, Egli
è là, dove in un angolo sta il Crocifisso.
Chi
riceve un beneficio deve a sua volta beneficare. È così bello
essere beneficatori di Dio! Non beneficare per comperare così il
proprio onore, non beneficare secondo la propria inclinazione, ma
secondo l'intenzione e l'amore di Dio.
Nel
Purgatorio ho contemplato innumerevoli anime che non fecero il bene
con retto sentimento ed anche tanti, tanti benefattori dallo spirito
farisaico. Non avrei mai potuto credere, se il Purgatorio non fosse
stato il mio maestro. Ho molto sofferto per riuscire a credere e
comprendere tutto questo, perché il mio cuore voleva avere troppa
fiducia e fede nel mondo, e Dio lo dovette prendere con sé nella
scuola del Purgatorio.
Anche
le anime che si compiacciono di giudicare hanno la loro conversione
nel Purgatorio. Quanti hanno giudicato capricciosamente, guidati
anche qui dalla simpatia e dall'antipatia. Nulla di profondamente
fondato, nulla di giusto era a fondamento dei loro pensieri.
Differenti
categorie che io trovo nel Purgatorio: alcune hanno le loro
incrostazioni e il loro duro involucro in un punto, altre in un
altro; parecchie portano la durezza nel mezzo della loro mollezza, la
colpa nel mezzo della virtù.
Gesù
non può servirsene per il Cielo. Col suo amore Egli deve renderle
tutte pure e tenere. Ma chi sempre con amore distingue il bene dal
male, per sincerarsi della verità, per non lasciarsi ingannare e
imprigionare dalla menzogna, così da appoggiare il male (e queste
sono la santa prudenza, santa saggezza e intelligenza), questi non
condanna e non è giudicato. Come sono felici le anime quando sono
libere da questo vizio, il vizio del giudicare... Poiché le anime di
coloro che amano il giudicare sentono molto più tagliente nell'anima
propria il giudizio di Dio. Ci sono spesso anime che fino alla morte
sono rimaste fedeli alla loro ingiusta «giustizia».
È
dunque bene che secondo questa intenzione si preghi assai spesso per
ottenere di agire rettamente e nutrire pensieri di amore nelle
situazioni favorevoli, e in quelle sfavorevoli.
Qui
non possono pronunciare la loro parola né la simpatia né
l'antipatia, ma solo l'amore: questa è giustizia. Certo possiamo
sempre mantenere l'occhio acuto, per preservarci, in questo mondo
cattivo, dall'inganno e dal raggiro. Questo comanda anche la santa
ragione, che ci ammonisce ad essere prudenti.
Se
una cosa ha una ragione, il divino discernimento lo rivela: allora
essa è già nell'ordine. Ma in molte anime il bene ed il male non
hanno nessun motivo o determinazione: la loro simpatia è il loro
giudizio, o lo è la loro avversione: così mancano la divina
giustizia e verità e tutto è vacuo e vuoto, solo è presente la
contaminazione dell'anima. Troppo si può fare spinti dalla simpatia
o dall'avversione, quando lo Spirito Santo non ci guida. Per gli uni
un uomo è santo, per gli altri è malvagio, oppure ciò che è santo
appare cattivo e ciò che è cattivo appare santo: il giudizio
discende semplicemente dall'inclinazione, senza fondamento e senza
scopo. Non c'è nulla in esso che giovi all'anima; solo il vuoto ed
inutile giudizio umano; nulla che guidi al bene o metta in guardia
contro il male, ma la sterile ed inane simpatia od antipatia. A che
giova essa per la vita e per l'eternità? Dove c'è puramente
capriccio umano o inclinazione umana... Oh, povere anime, come devono
spasimare nel raggio dell'eternità e della verità, esse che hanno
tanto vissuto di insincerità e di superficialità! Ma le anime che
in tutto furono mosse da un motivo santo ed amoroso, che da ogni cosa
trassero un ammaestramento per il tempo e per l'eternità, che
rettamente cercarono di distinguere il male dal bene, per trovare
solo la verità e non sostenere mai ciò che fosse ingiusto - queste
anime saranno chiamate verità dalla eterna verità, chiamate amore
dall'eterno amore e innalzate al cielo.
Già
il Purgatorio dice quanto deve essere meraviglioso il Cielo -
altrimenti Dio non imporrebbe una purificazione così severa ed
esatta dell'anima. Oh, prepariamoci fin d'ora, pieni di desiderio,
alla purezza del Paradiso!
VI IL TEMPO PREZIOSO
Le
povere anime nel Purgatorio! Io le considero e scruto i loro dolori
ed i loro pensieri: esse hanno un indescrivibile pentimento per ogni
attimo sciupato della loro vita. Vorrebbero con grida richiamare
indietro ognuno di quegli attimi e riempirli di Dio. Sono affamate di
quella fame di grazia di cui avrebbero dovuto sentire la fame durante
la vita.
Vedo
chiaro quanto è profondo questo sentimento, se esse hanno giocato
con il tempo. Il vuoto che hanno nell'anima genera tale fame, che
esse tendono per così dire la lingua a ricevere un nutrimento
spirituale. Ma quando sono così arroventate dal pentimento, allora
viene il buon Dio e reca il suo Santo Sangue e tutta la sua eternità
per colmare quel vuoto, per colmare con la sua Santa Passione ed il
suo Sangue, ciò che è stato scavato dalla contrizione.
Non
si pensa abbastanza seriamente, mentre si vive, a quanto severo è
Dio nel giudicare sull'uso del tempo, specie coloro che avevano una
vocazione superiore, coloro che erano consacrati a Dio, offerti a
Lui, i servi e le serve di Dio. Ci sono tante povere anime che mi
pregano e mi assediano: «Va' dunque nel mondo e di' che non vivano
anch'essi in questa cecità». Così scrivo queste parole, come
meglio posso, incalzata dalle povere anime.
Il
tempo ha un'importanza particolare specie per i consacrati a Dio. Ci
sono tante cose inutili nella vita; sono tutti vuoti destinati al
Purgatorio; tutti buchi che devono essere rattoppati nell'eternità.
Nemmeno
del nostro stesso tempo siamo noi a disporre. Dio ce lo ha dato
perché lo colmiamo di intenzioni sante, ce lo ha dato quasi fosse
una coppa con le parole: «Va', attingi alla fonte della vita eterna,
poi torna da me e riportala colma».
Allora
Gesù berrà alla coppa e riconoscente introdurrà l'anima in questa
infinita eternità, nel mare della vita eterna, dove essa si
congiungerà al flusso comune della infinita ed eterna eternità.
Il
tempo della nostra vita deve essere riempito di intenzioni sante: non
si dovrebbe effettivamente fare nulla che non avesse un motivo santo.
Con la santa intenzione si può dar pregio ad ogni cosa, anche a ciò
che non ha né valore né utilità: quante cose inutili appartengono
al nostro galateo ed alle regole della nostra amabilità, quante cose
inutili nella nostra professione e nel nostro dovere! Si fa quello
che c'è da fare per non dare nell'occhio, e per adattarci agli
altri; eppure anche questo tempo deve essere santamente calcolato,
poiché anche in ciò che per sé non ha valore è racchiuso il
valore di un qualche dovere, qualsiasi cosa si faccia, per amore di
Dio. Ma anche qui taluni sono tentati a volersi scusare troppo
ampiamente, a preoccuparsi più delle cose terrene che di Dio solo,
mentre dedicano un tempo troppo lungo alle cose esteriori, un tempo
che spesso si potrebbe di molto abbreviare o addirittura eliminare.
Chi
ama il mondo ed il suo movimento e la sua azione vi partecipa
volentieri. Per chi non lo ama ciò che egli è costretto a fare è
un sacrificio, egli da sé riduce tutto allo stretto indispensabile.
Dio ci giudica severamente in rapporto al tempo! Noi che viviamo solo
un istante, come dovremmo calcolare e risparmiare! Così come fa il
mercante con i suoi affari e le sue imprese, per guadagnare molto e
trarre profitto da ogni cosa.
È
un tale danno ogni istante che noi viviamo senza un motivo più
elevato, lasciando inutilmente il bel sentiero della grazia. Da
tutto, anche da ogni cosa terrena, si può trarre un guadagno per
Dio. Egli ha cosparso la nostra vita di tesori eterni, intimamente
cosparsa. Basta non dimenticare di avere in tutto un movente ed una
finalità santa, basta non fare nulla senza una santa intenzione.
Dio
si compiace che noi distribuiamo il nostro tempo e non ne disponiamo
da padroni assoluti. Il tempo non appartiene a noi, ma a Lui! Egli ha
contati gli istanti della nostra vita e conosce che cosa essi devono
rendere. Egli vede esattamente che cosa perdiamo e che cosa troviamo.
Egli ha posto un fine santo in ogni attimo della nostra vita, un
compito, un piano, e noi dobbiamo rispondere a tutte le intenzioni di
Dio, dando ad ogni cosa un fondamento, così che i suoi fini siano
anche i nostri e non riportiamo vuoto ciò che Egli ci ha preparato
perché lo riempissimo.
Il
grande onnipotente Iddio è anche il Dio degli attimi della nostra
vita, Dio del nostro tempo prezioso. Egli è maestro, il nostro buon
maestro, e dobbiamo ubbidirlo in tutto.
Vedo
nel Purgatorio anche molti religiosi, i quali, per essersi troppo a
lungo ed inutilmente trattenuti con gli uomini, presentano tante zone
vuote nell'anima; religiosi che per i mondani rapporti di amicizia
hanno smarrito l'ornamento del riserbo claustrale, che non hanno
capito di dover concedere alle visite ed alle amicizie solo il tempo
che non contraddiceva alla solitudine del chiostro. Quanto mondo
trovo in queste anime, e questo mondo è zero davanti all'eternità.
Quanti hanno dedicato ore ed ore al mondo in cose che si sarebbero
potute sbrigare molto più rapidamente. Quante ore di interiore
preghiera e di raccolte visite al tabernacolo avrebbero potuto
guadagnare, e quante di queste ore preziose sono state giocate e sono
andate perdute per Dio e per l'eternità! Quanti minuti si sarebbero
potuti risparmiare per il Dio Eucaristico, se l'anima avesse avuto
fame, la vera fame del suo dovere e di Dio! Quanto è buono il
Signore che concede alle anime di riparare a tutto questo nel
Purgatorio! Il Purgatorio è perciò anche una sofferenza impregnata
di tempo. Esse soffrono a causa del tempo e questa è nostalgia:
provano una indicibile nostalgia di Dio, di purezza, di perfezione, e
sono insieme felici perché sanno di essere nei luogo del
miglioramento: questo le libera da ogni disperazione, il loro dolore
è una speranza, una fiducia, un desiderio ed un ritorno.
Davvero
Dio non ci ha dato il tempo perché con esso giocassimo e facessimo
ciò che vogliamo. Il tempo è il vaso con cui dobbiamo attingere
alla fonte della vita eterna, e, se non lo riportiamo pieno, il
Signore ci guarda con occhio interrogatore e chiede: «Che cosa hai
fatto con questo tesoro di grazia? Io ti comandai di riportarmelo
pieno e tu sei andato per le tue vie; dimenticando il comando del tuo
Dio, hai perfino infranto il vaso bello e santo; che cosa mi
riporti?».
Allora
l'anima si sprofonda ai piedi di Dio, poiché ora sta davanti ai
giudice eterno e non può sfuggire a Lui, alla sua Parola, come
spesso forse ha fatto nella vita. E sta davanti a Lui, davanti al Dio
onnipotente, e forse Gli ha riportato solo i cocci, i cocci di tante
grazie infrante, di tanto tempo perduto. Allora essa prega il
Signore: «Io ti prego, fallo ritornare intero». E se l'anima era
già pentita in punto di morte, il suo accento sarà ancora più
pentito.
Allora
il Signore clemente dice: «Vieni dunque nel Purgatorio, lo faremo
tornare intero». Ma questa guarigione non può e non deve avvenire
senza dolore, perché l'anima perde la sua rigidità solo nella
contrizione, e la contrizione fa male. Ma chi riporta il vaso colmo
ha sorte felice: a lui si spalancano le porte dell'eternità. Abbiamo
tanto, infinitamente tanto da attingere alla fonte dell'amore
misericordioso: nella Santa Comunione, prima ancora nella
confessione, e nelle Sante Messe, nelle predicazioni. Nulla ci manca,
purché non diventiamo dissipatori della Parola di Dio e impariamo
tutto, tutto quello che conviene alla nostra salute e ci conduce ad
una celeste purezza.
Siamo
così ben provveduti di grazie; dobbiamo solo non riceverle ingrati e
insensibili, per abitudine. Ma Dio è così misericordioso che, se
abbiamo una volontà buona, possiamo anche qui sulla terra riparare
dove abbiamo mancato. Basta convertirsi e con buona volontà volere
essere migliori; allora anche il passato viene sanato da Gesù
stesso. Quando il vaso del tempo non è ancora pieno, possiamo
giungere a riempirlo con la contrizione e la buona volontà e la
santa fame della Parola di Dio: per essa riceviamo Gesù, e troviamo
la forza di seguire la sua Parola. Nella Parola di Dio troviamo la
via alle sorgenti della grazia e impariamo ad usarne rettamente. Per
l'udito comunichiamo con Gesù e ricevendolo devotamente seguiamo il
suo richiamo e gli apriamo l'ingresso del cuore. Ogni parola di Dio,
ogni parola del sacerdote è un bussare di Gesù al cuore, ed ogni
buona volontà è un aprire la porta. Quando uno apre la porta, Gesù
si prende cura di tutta la sua anima e dei suoi impegni eterni.
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