Gesù
Cristo,
dopo aver vinto la tentazione di satana, cominciò il suo ministero
nella Giudea, come dice san Giovanni (2, 3 e 4) e vi fece parecchi
prodigi, dei quali furono testimoni alcuni Galilei. Poi, mosso dallo
Spirito Santo, andò in Galilea, dove già si era sparsa la fama dei
suoi miracoli e della sua Parola, di modo che cominciò intorno a Lui
un grande concorso di popolo, che lo seguiva per ascoltarlo nelle
sinagoghe dov'Egli insegnava e lo
acclamava. L'acclamazione
del popolo ci fa comprendere che la divina Parola penetrava il cuore
di tutti con un fascino
straordinario.
Percorrendo
le città della Galilea, Gesù andò anche a Nazaret, dov'era stato
allevato e che amava come sua patria, e si recò nella sinagoga, di
sabato, per leggervi la Scrittura e insegnare. Era uso, infatti, nei
sabati, leggere nelle sinagoghe qualche tratto della Legge o dei
Profeti, per poi spiegarlo al popolo. Quando era presente,
nell'adunanza, una persona autorevole, le si dava l'incarico di
leggere e le si consegnava il libro, cioè il rotolo di pergamena
avvolto intorno a un asse di legno, sul quale era scritta, da un lato
solo, la Parola di Dio, affinché avesse scelto il testo. Chi leggeva
rimaneva in piedi per rispetto e dopo, ripiegato il rotolo,
cominciava il suo discorso.
Nella
sinagoga di Nazaret fu consegnato a Gesù il libro del profeta Isaia,
ed Egli, spiegatolo, vi trovò quel passo che si riferiva proprio
alla missione che stava compiendo. Il Profeta parlava in nome del
Messia futuro, dicendo: Lo
Spirito
del Signore è sopra di me,
per ciò
mi ha unto per evangelizzare i poveri, mi ha mandato a sanare i
contriti di cuore, ad annunciare agli schiavi la liberazione, a dare
ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare
l'anno di grazia del Signore e il giorno della retribuzione.
Era
il programma della sua opera fino alla consumazione dei secoli; era
la sintesi della sua missione spirituale e delle opere mirabili che
l'avrebbero accompagnata. Egli, unto dallo Spirito Santo, doveva
annunciare la Verità eterna ai
poveri, cioè
al popolo, ai peccatori e agli ignoranti, tutti poveri di luce e di
grazia soprannaturale. Doveva risanare
i contriti di cuore,
cioè gli afflitti, i pusillanimi e quelli che, essendo avviliti nei
peccati, desideravano risorgere. Redimendo gli uomini, Egli avrebbe
annunciato la liberazione a loro e alle anime che erano nel Limbo in
attesa della salvezza.
Con
la parola della verità avrebbe dato la vista ai ciechi; con la
propagazione del Vangelo per tutta la terra avrebbe ridonato la
libertà agli
oppressi, riempiendo di gioia i cuori per la grazia di Dio; con la
diffusione delle
divine misericordie avrebbe predicato l'anno
di
grazia,
cioè il tempo di grandi grazie per le anime e, infine, avrebbe
annunciato il
giorno della retribuzione,
cioè il Giudizio finale.
Nelle
parole di Isaia c'era l'annuncio profetico dell'opera del Redentore e
dello sviluppo di questa immensa misericordia per i secoli futuri,
sino al termine dei secoli. Egli avrebbe anche beneficato il popolo e
avrebbe realmente consolato gli afflitti, guarito gli infermi, dato
la vista ai ciechi, ecc., ma questi benefici erano figura di benefici
più grandi che avrebbe diffuso per mezzo
della sua Chiesa nei secoli.
Sette
grandi annunci che possono essere considerati come profezia dei sette
periodi della storia della Chiesa:
1)
l'evangelizzazione dei poveri;
2)
il rinnovamento della società umana, avvilita dal paganesimo
mediante il sacrificio dei martiri, i grandi contriti
dall'iniquità
umana;
3)
il trionfo della Chiesa, prima ridotta in servitù sanguinosa
dai
Cesari;
4)
l'illuminazione
della verità a tutto il mondo, per mezzo
dei
Dottori
della Chiesa;
5) la liberazione dalle nuove persecuzioni, nel periodo dell'apostasia delle nazioni, e il trionfo della Chiesa oppressa dalle tirannidi;
5) la liberazione dalle nuove persecuzioni, nel periodo dell'apostasia delle nazioni, e il trionfo della Chiesa oppressa dalle tirannidi;
6)
l'anno
di grazia,
cioè un periodo di grandi grazie e un trionfo grande della Chiesa
nel Regno di Dio;
7)
infine, l'ultima prevaricazione e il Giudizio finale.
Gesù
Cristo, ripiegato il rotolo, lo rese al ministro della sinagoga e si
pose a sedere. Splendeva dal suo volto la verità, perché guardava a
tutto il tempo futuro, e perciò tutti gli occhi erano fissi in Lui,
attratti dal suo fulgore. Il suo aspetto conquistava e la sua Parola
era affascinante, e perciò tutti lo guardavano, per non perdere una
parola di ciò che stava per dire. Egli, guardandoli per raccoglierli
nel suo Cuore, esclamò: Oggi
le vostre orecchie hanno udito l'adempimento di questo passo della
Scrittura.
Probabilmente
queste parole furono solo l'enunciato di un discorso che Egli
pronunciò o poterono anche esserne l'epilogo. L'Evangelista non ce
lo riporta, ma è evidente che Gesù dovette dimostrare in qual modo
quelle parole si erano avverate e in qual modo questo compimento si
sarebbe sviluppato, perché il Sacro Testo soggiunge che tutti
gli rendevano testimonianza, ammirando le parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca. Gli rendevano testimonianza,
cioè erano convinti di ciò che diceva, se ne entusiasmavano e ne
parlavano fra di loro per comunicarsi le loro impressioni di stupore.
Alcuni,
però, gettando la diffidenza nell'assemblea, proprio quando poteva
germinare la Parola di Dio in quei cuori e disporli a seguire la
Verità, esclamarono: Non
è costui il figlio di Giuseppe? Lo
dissero con disprezzo,
com'è evidente dal contesto, e impedirono ai cuori di aprirsi alla
Verità.
Molti
erano andati nella sinagoga con la speranza di assistere a qualche
miracolo e, vedendo che Gesù non ne aveva operati, provarono una
profonda delusione, e per questo ricordarono che Gesù era
il figlio di Giuseppe,
com'essi lo credevano, ignorando il mistero della Verginità di Maria
e quello della sua divina Maternità. Gesù Cristo smascherò i loro
pensieri occulti, mostrando che non aveva potuto operare miracoli
proprio per la loro poca fede e affermando con parola severa, un po'
velata ma chiara, che sarebbe stata usata misericordia maggiore ai
pagani, come fu usata pietà alla vedova di Sarepta da Elia e a
Naaman il Siro da Eliseo, poiché nessun profeta è accetto nella sua
patria.
Le
parole severe di Gesù rivelavano tutto il retroscena dei cuori
malintenzionati che lo ascoltavano ed erano volte alla loro
conversione, ma, rifiutando essi la divina misericordia, furono come
invasati da satana e tutti, alzandosi con impeto, lo cacciarono fuori
dalla sinagoga e dalla città e lo sospinsero fin sulla sommità
della montagna, dove, all'angolo sud-ovest, c'era un precipizio
profondo dieci o dodici metri, per gettarvelo dentro e ucciderlo.
Gesù, però, manifestando la sua divina potenza, passò in mezzo
a loro tranquillamente e se ne andò, senza che alcuno avesse osato
mettergli le mani addosso. Egli mostrò, in tal modo, che era
dominatore tranquillo degli eventi e che senza il suo permesso
nessuno poteva fargli del male.
Gli
ingrati Nazaretani
È
penoso e sommamente istruttivo constatare come quelli di Nazaret
accolsero Gesù: prima si entusiasmarono delle sue parole e
confessarono che erano sublimi; poi, istigati da qualche maligno, si
stupirono che Egli,
il figlio del fabbro,
potesse parlare così. Furono presi da un senso di dispettosa invidia
e svalutarono tutta la sua sapienza. Si sarebbero aspettati dei
miracoli, ma Gesù non poté farne che qualcuno poco clamoroso, a
causa della loro incredulità –
come
è detto da san Matteo e san Marco - e questo fece loro sminuire la
fama della sua potenza, che era giunta fino a loro dalle altre città.
Il
rimprovero severo di Gesù li indispettì
maggiormente e, presi da grande ira, pensarono addirittura di
ucciderlo. L'incorrispondenza alla grazia li rese prima più cattivi
e poi li abbandonò in balia di satana, che li spinse a volerlo
gettare giù dal monte, forse nella speranza di vendicarsi della
sconfitta avuta nel deserto. Ma, come Gesù non volle gettarsi dal
pinnacolo per non mostrare inutilmente la sua potenza, così non
permise che i Nazaretani l'avessero precipitato, mostrandosi così
padrone degli eventi e dominatore anche delle perfide volontà umane.
Così
sono gli uomini!
Gli
uomini si entusiasmano con facilità delle belle parole che vengono
dette loro e, appena una tentazione o un sentimento disordinato li
sconvolge, vanno all'eccesso opposto e giungono fino al delitto. E
penoso constatare che molte anime cominciano la loro vita spirituale
con entusiasmo e poi finiscono non solo per rilassarsi miseramente,
ma per cadere addirittura nell'indifferenza e nella miscredenza.
Si
lamentano di non ricevere grazie e di non essere mai esaudite da Dio
e non si umiliano, attribuendo questo alla loro poca fede. Cominciano
a guardare le vie di Dio con uno spirito di ipercritica e finiscono
per sfiduciarsene completamente; errano miseramente nei loro pensieri
e si formano dei criteri così sconvolti intorno alla vita spirituale
che si disorientano completamente.
Ogni
anima è oggetto delle cure particolari di Gesù Redentore, e per
ogni anima Egli compie quello che ha fatto per tutta l'umanità: la
rigenera nello Spirito Santo, la illumina con la luce della verità,
la risana nelle sue infermità interiori, la libera dai lacci delle
passioni, le ridona la vista del Cielo, la spinge ai voli dell’amore
tra le oppressioni della vita, ha per essa un
tempo di grazia, ossia
di grazie particolari e di misericordie eccezionali, e si fa suo
premio e sua retribuzione nelle interiori dolcezze
delle quali l'arricchisce e nell'eterno premio.
L'anima
deve corrispondere. È questa la condizione essenziale al suo
perfezionamento; se non corrisponde, si mette in opposizione con la
grazia e può giungere fino alla rovina completa. Gesù
passa e se ne va;
non può rimanere in un cuore ingrato, non può lavorarvi con il suo
infinito amore. Se sapessimo comprendere questa grande lezione,
quanto presto ci faremmo santi!
Tratto
da “ Nuovo Testamento – I quattro Vangeli “ - Commento al
Vangelo secondo Luca - del Sac. Dolindo Ruotolo
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