Il
P. Pio da Pietrelcina ha scritto e ripetuto più volte che la
Vergine era solita accompagnarlo all’altare quando andava a
celebrare la S.Messa. “Povera mammina – scrive al suo Direttore
spirituale – quanto bene mi vuole! Con quanta cura mi ha
accompagnato all’altare questa mattina! Mi è sembrato che ella non
avesse altro a pensare se non a me soltanto, col riempirmi il cuore
di santi affetti”.
La
Madonna è presente durante la S. Messa come era presente sul
Calvario. Con questo pensiero meditiamo sulla grande verità del
Sacrificio Eucaristico.
La
S. Messa possiamo definirla – come leggiamo nella terza prece
eucaristica – “il Sacrificio perfetto” con cui rendiamo a
Dio “ogni onore e ogni gloria”.
1.
CHE COS’È IL SACRIFICIO, inteso come culto a Dio? È un atto
di adorazione al Signore che consiste nel prendere qualcosa che ci
appartiene, per esempio (nei sacrifici antichi) i frutti del terreno
o del bestiame, sottrarli all’uso comune e offrirli a Dio per
riconoscere che tutto appartiene a lui, e in tale modo rendergli
lode, ringraziamento, espiazione e supplica che sono le più
forti esigenze dell’uomo che è convinto di essere creatura di Dio
e di essere infinitamente amato da Lui.
2.
I SACRIFICI LUNGO I SECOLI E I MILLENNI. Fin dall’inizio
dell’umanità sono stati offerti dei sacrifici. La Bibbia ci
ricorda Abele che offriva le primizie del suo gregge e Caino
che offriva i frutti della terra e Noè e Abramo che offrivano
sacrifici di ringraziamento. Anche Maria e Giuseppe, quando
presentarono Gesù al Padre, nel tempio, offrirono un sacrificio,
quello dei poveri: due colombi o tortore. Ancor oggi i Maomettani,
che hanno attinto diverse cose dalla religione ebraica, ogni anno
immolano, nel loro santuario della Mecca, centinaia di migliaia di
agnelli, di vitelli, ecc. Gli ebrei questi sacrifici li
offrivano per comando esplicito di Dio. Era loro costume di offrire
ogni giorno, nel tempio, due agnelli in sacrificio a Dio. I sacrifici
del popolo eletto erano preparazione e simbolo del sacrificio di
Gesù. Sono stati offerti al Signore, uccisi, immolati milioni di
agnelli, di vitelli, ecc., in un fiume di sangue che ha attraversato
secoli e millenni, ma gli uomini comprendevano che non avevano
onorato Dio come si deve onorare, ossia in maniera infinita.
3.
IL SACRIFICIO DI GESU’:
a)
Il Sacrificio del Calvario: viene l’atteso Messia, Gesù,
vero Dio e vero uomo; viene soprattutto per offrire al Padre celeste
il “Sacrificio perfetto”. Tutta la sua vita è Sacrificio, e il
culmine del Sacrificio è la sua morte sul Calvario. Come uomo quel
Sacrificio l’ha offerto a nome di tutta l’umanità e come Dio gli
ha dato un valore infinito. Finalmente il Padre celeste ha ricevuto
una lode infinita, un ringraziamento infinito, una espiazione per i
nostri peccati di valore infinito, una supplica di una potenza
infinita per ottenerci ogni grazia (Leggi Ebrei 9,11-15; 10,4-10).
Il
Sacrificio di Gesù è unico: quello del Calvario, della Croce: e
da solo è sufficiente per l’umanità di ogni epoca. Tuttavia prima
di morire ha voluto istituire il Sacrificio dell’altare per
ripresentare lo stesso Sacrificio del Calvario sino alla fine del
mondo.
b)
Il Sacrificio dell’altare o S. Messa fu annunciato ben
cinque secoli prima che Gesù lo istituisse, dal profeta Malachia
che riporta queste parole del Signore a Israele: “Oh, ci fosse tra
di voi chi chiude le porte (del tempio di Gerusalemme ormai inutile),
perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di
voi..., non accetto l’offerta delle vostre mani! Poiché
dall’oriente all’occidente grande è il mio nome tra le genti e
in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura,
perché grande è il mio nome tra le genti” (1). Qui si tratta di
un Sacrificio universale e puro e perfetto. Non può essere il
sacrificio dei pagani, non accetto a Dio; neppure quello degli ebrei
che nel testo citato e nel suo contesto è considerato indegno e
rigettato. Non rimane che il Sacrificio di Gesù che è perfetto; e
non si tratta soltanto di quello della Croce o del Calvario offerto
una volta sola e in un solo luogo, ma si tratta della S. Messa
che sarà offerta in ogni luogo e in ogni tempo, da dove sorge il
sole fino a dove tramonta.
Il
Sacrificio dell’altare è stato istituito da Gesù la sera
antecedente la sua morte quando (dice il vangelo) “Gesù prese il
pane, e, pronunciando la benedizione, lo spezzò e lo diede ai
discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo. Poi,
prese il calice, e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo:
Bevetene tutti, perché questo è il mio Sangue dell’alleanza,
versato per tutti in remissione dei peccati” (2). Con queste parole
viene pure ricordato l’imminente spargimento di sangue ossia la sua
morte che la S. Messa dovrà ripresentare.
Gesù
per manifestare chiaramente che questo Sacrificio eucaristico doveva
essere ripetuto, rivolto agli apostoli (che in quel momento li
consacra Sacerdoti), e, mediante loro, rivolto a tutti i Sacerdoti
futuri, dà questo comando: “Fate questo in memoria di me”
(3). Da quell’ora, nella vera chiesa di Cristo, i Sacerdoti la S.
Messa l’hanno sempre celebrata.
Nel
150 d. C. circa, S. Giustino, martire, ci descrive la liturgia
della S. Messa, e, con nostra gioiosa sorpresa, ci accorgiamo che
corrisponde molto bene alla S. Messa di oggi non solo nella sostanza,
ma anche nei riti e nelle parole.
Ogni
volta che il Sacerdote celebra la S. Messa, rappresenta Gesù e
presta la sua persona e le sue labbra a Gesù, il quale dona a lui la
sua potenza infinita, e, per mezzo di lui, ripete gli stessi gesti e
le medesime parole che usò nel Cenacolo. In quell’istante cadono
tutti i veli del tempo e dello spazio e noi ci troviamo sul Calvario
accanto alla Madonna e a S. Giovanni e alle pie donne. E Gesù,
mediante il Sacerdote, insieme al suo popolo, ripresenta (senza
spargimento di sangue, già versato una volta per sempre), il
medesimo Sacrificio della Croce all’eterno Padre, offrendogli tutti
i meriti che si è acquistato nella sua passione e morte, a gloria
infinita di Dio e a vantaggio infinito per noi.
Bossuet
ripeteva che “nell’universo niente è più grande di Gesù, e, in
Gesù nulla è più grande della sua passione, morte e risurrezione”.
Ebbene, la S. Messa è la ripresentazione della passione, morte e
risurrezione di Cristo. Quindi, in tutto l’universo, nulla vi è di
più grande della S. Messa.
Consideriamo,
da una parte tutte le preghiere, le sofferenze, le opere buone di
tutte le persone oneste che sono state, che sono e che saranno sulla
terra, e anche le lodi fervide e incessanti di tutti i Santi e di
tutti gli Angeli del Cielo, dall’altra parte consideriamo una sola
S. Messa: cosa vale di più? Una sola S. Messa vale infinitamente di
più, perché quelle sono opere di creature, mentre la S. Messa è
opera del Creatore, di Cristo Dio!
Perciò
Paolo VI, nell’Enciclica “Misterium Fidei” esortava ogni
cristiano a fare tutto il possibile per partecipare con fede e amore
alla S. Messa non soltanto nelle domeniche, ma anche nei giorni
feriali. E S. Agostino diceva: “Tutti i passi che uno fa per
recarsi a partecipare alla S. Messa sono contati da un Angelo e per
ogni passo sarà concesso da Dio sommo premio e in questa vita e
nella vita eterna”. E lo stigmatizzato P. Pio, che vidi,
durante la S. Messa (che si prolungava per due ore), tutto immerso
nella sofferenza, in un grondare di lacrime che asciugava con
fazzoletti bianchi, il P. Pio ripeteva “È più facile che la terra
si regga senza sole che senza Messa”.
1º
ESEMPIO. Martiri della Messa: Nell’Abitene, in Africa
settentrionale, 49 cristiani furono sorpresi, nel 304, in casa del
Prete Saturnino durante la celebrazione della S. Messa. Fu loro
comandato di abbandonare Cristo e mai più partecipare alla S. Messa,
pena la morte. Rifiutarono decisamente, gridando: Uccideteci pure, ma
“noi non possiamo vivere senza partecipare alla Messa e alla
Comunione almeno ogni domenica”. (“Sine dominico esse non
possumus”). Furono crudelmente uccisi. Anche noi dovremmo ripetere,
con le parole e con i fatti, come hanno ripetuto centinaia di milioni
di martiri cristiani in duemila anni: Senza santificare ogni domenica
con la S. Messa e la Comunione, non potremmo vivere su questa terra!
2º
ESEMPIO. Il campionissimo della Messa, S. Lorenzo da Brindisi,
Dottore della Chiesa, è uno dei Santi che maggiormente si è
impegnato nella devota celebrazione dell’Eucaristia. Pur dovendo
predicare, in media, tre o quattro volte al giorno, anche ai
protestanti e perfino agli ebrei (sapeva a memoria tutta la Bibbia in
greco e in ebraico), e pur dovendo quasi continuamente viaggiare in
tutta l’Europa per incarichi della S. Sede e per visitare, quale
Superiore Generale, ogni convento dei suoi Frati Cappuccini, sapeva
trovare il tempo per impiegare, nella celebrazione privata della S.
Messa, almeno tre o quattro ore. Ha raggiunto il primato nel giorno
dell’Assunta: lui, tanto devoto della Madonna e uno dei più grandi
mariologi, in quella festa ha celebrato una Messa della durata di ben
14 ore, con tante lacrime e sospiri che partivano da un cuore tutto
fuoco di amore a Gesù e a Maria.
Egli
andava ripetendo queste parole che dovrebbero essere nel cuore d’ogni
cristiano: “La Messa è il mio paradiso sulla terra!”.
PROPOSITO.
Faremo il possibile per partecipare con tanta fede e con grande
devozione alla S. Messa non solo nelle domeniche, ma anche nei giorni
feriali.
(1) Ml. 1,10 s.
(2) Mt. 26, 26 s
(3)
Lc. 22, 19
GESÙ
NELLA COMUNIONE
È
CIBO DELL’ANIMA - (1 Cor. 11, 23-29)
Non
dimentichiamo che Gesù si è fatto “Pane vivo disceso dal Cielo”.
Perciò mentre dobbiamo ardere d’amore verso Gesù Sacramentato,
nel contempo dobbiamo correre a cibarci di Lui, sull’esempio
della Madonna, la quale, benché il Vangelo non ne parli in
maniera esplicita, fu la prima lampada viva e ardente presso
l’Eucaristia e fu l’anima più fervente di amore nel ricevere
Gesù nella S. Comunione.
1.
NELLA COMUNIONE C’È IL VERTICE E LA FOLLIA DELL’AMORE DI
GESU’.
Il
grande apologista Bossuet afferma che le esigenze dell’amore
di Dio sono simili alle esigenze del cuore dell’uomo e in Dio sono
infinite. Ora nel cuore dell’uomo ci sono tre principali
esigenze.
a)
Star vicino alla persona che si ama. Questa è pure l’esigenza
dell’amore di Dio, ed ecco l’Incarnazione: il Signore ha
realizzato pienamente quella sua eterna aspirazione, “io pongo le
mie delizie nell’abitare tra i figli degli uomini” (1), quando
nella pienezza dei tempi “il Verbo si fece uomo e venne ad abitare
in mezzo a noi” (2).
Poi
dovendo lasciare la terra con la sua morte, risurrezione e ascensione
al Cielo, ha indovinato la maniera per rimanere con noi istituendo
l’Eucaristia come sua “Presenza reale” nelle nostre
chiese ove nel silenzio ripete: “Venite a me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi, e vi ristorerò” (3).
b)
Sacrificarsi per la persona che si ama. Pensate alla mamma
che, spinta da quell’“amor che intender non può chi non è
madre”, assiste amorevolmente il suo figlio ammalato giorno e notte
per mesi, per anni.
Così
Cristo Dio ha sentito impellente il bisogno di sacrificarsi
per noi, ed ecco la sua dolorosissima Passione e la sua atroce
Morte sulla Croce per la nostra salvezza e santificazione.
Poi, perché dopo la sua morte e risurrezione non avrebbe più potuto
sacrificarsi per noi, ecco che prima di andare a morire ha istituito
il Sacrificio dell’altare, la S. Messa, per
ripresentare al Padre, per noi, la sua Passione e Morte sino alla
fine del mondo.
c)
Donarsi alla persona amata. Un esempio umano l’abbiamo nei
figli e nipoti del conte Ugolino, rinchiusi nella torre della fame di
Pisa da giorni e giorni, senza una briciola di cibo e senza una
goccia d’acqua. Un raggio di sole entra, attraverso una piccola
feritoia, nel buio carcere, e quei figli, scorgendo il loro papà
ridotto a pelle e ossa, e vedendo che si morde ambo le mani, subito,
per calmare un po’ la sua fame e per strapparlo, per poco tempo,
dalla morte, si alzano – scrive il Sommo Poeta – e gli offrono in
cibo le loro scarne braccia dicendo: Padre, sentiremo assai meno
dolore “se tu mangi di noi: tu ne vestisti/ queste misere carni e
tu le spoglia” (4). L’amore commovente di questi innocenti
fanciulli verso il loro papà morente di fame, è una pallida
immagine dell’amore infinito di Cristo Dio che dona tutto se stesso
come cibo per le anime nostre. Gesù ha sentito in misura molto più
profonda di ogni persona umana la forte esigenza di donarsi a noi, e
il suo dono è stato di una totalità incredibile: con l’istituzione
della Comunione è giunto fino a farsi mangiare da noi! E ogni
giorno – e più solennemente ogni domenica – ci rivolge il
pressante e dolce invito: “Prendete e mangiate: questo è il mio
Corpo. Prendete e bevete: questo è il Calice del mio Sangue” (5).
Quì
Gesù ha raggiunto il vertice dell’amore, quasi la pazzia
dell’amore per noi. S. Agostino afferma: “Dio, essendo
onnipotente, non potè dare di più; essendo sapientissimo, non seppe
dare di più; essendo ricchissimo, non ebbe da dare di più”. E S.
Pier Giuliano Eymard esclama: “L’Eucaristia è la suprema
manifestazione dell’amore di Gesù: dopo di essa non c’è che il
Paradiso”.
2.
LA COMUNIONE È IL SACRAMENTO DELLA VITA: O CIBARCI DI GESU’ O
MORIRE alla vita della grazia santificante.
Davanti
all’Eucaristia come Comunione, c’è questa legge
inequivocabile: o mangiare o morire, è la legge di ogni vita
che palpita sulla terra. Vale per la vita degli alberi, delle foglie,
dei pesci, degli animali, per la vita dell’uomo. E siccome l’uomo
è composto di corpo e di anima, il corpo trova il suo cibo nel pane
e simili alimenti; ma l’anima è divina perché divinizzata dalla
grazia, quindi ha bisogno di un cibo divino: questo cibo è Gesù
nell’Eucaristia. E come il cibo per il corpo è giornaliero,
così la Comunione (cibo dell’anima) dovrebbe essere
giornaliera, come raccomanda il Vaticano II (6), e come
facevano i primi cristiani: “Erano assidui – attestano gli Atti
– nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e
nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera.
Ogni giorno, tutti insieme spezzavano il pane a casa” (7).
Facciamo
nostra la preghiera di S. Agostino: “O Gesù, dammi fame di
te, affinché cibandomi di te, abbia sempre maggior fame di te”.
Così
sentiremo impellente il bisogno della Comunione domenicale e
possibilmente quotidiana, e ci preoccuperemo di ricevere, quando sarà
giunto il momento, la Comunione come Viatico che è il
sacramento della partenza per il viaggio più lungo e più
importante. Viatico significa: la via con Te (via tecum): voglio fare
l’ultimo cammino insieme a Te, o Gesù. Questa, la formula: “Il
Corpo di Cristo! Egli ti custodisca e ti conduca alla vita eterna”.
Tutti
abbiamo bisogno dell’Eucaristia.
Ne
hanno bisogno gli anziani nella sera della loro vita per
moltiplicare le loro opere buone e prepararsi sempre meglio
all’incontro gioioso con Gesù risorto.
Ne
hanno bisogno i genitori nell’arte difficilissima di educare i
figli con la parola e con l’esempio. Solo Gesù può rendere
efficace il loro insegnamento.
Ne
hanno bisogno gli ammalati per avere miglioramento, coraggio,
serenità, conforto e per santificare le loro sofferenze.
Ne
hanno bisogno i giovani nelle loro lotte spirituali per
conservare la fede, la castità e le altre virtù. Don Bosco,
il Santo dei giovani, affermava: “Non ho conosciuto mai nessun
giovane che si sia mantenuto casto senza fare la Comunione almeno
ogni quindici giorni”; e aggiungeva: “allontanarsi dalla
Comunione è lo stesso che darsi in braccio al demonio”.
S.
Giuseppe Moscati, grande medico e grande santo, davanti a un
giovane con la salute devastata dai vizi impuri, prese un foglio e
scrisse: “Cura dell’Eucaristia”.
Cari
giovani, vi esorto ad essere tutti drogati, sì, ma drogati di amore
a Gesù Sacramentato, drogati d’amore talmente grande che non
possiate fare a meno di riceverlo ogni giorno, al minimo ogni
domenica. La frequente e fervorosa Comunione risolverà tutte le
vostre crisi, vi renderà liberi e forti e lieti, farà di voi dei
fidanzati casti e santi e dei genitori veri maestri di fede ai figli
e sicura loro guida verso Gesù. Forse, vi otterrà il dono più
grande: la Vocazione sacra.
Ne
hanno bisogno i fanciulli affinché rimangano angeli nell’anima.
Don Bosco ripeteva: Il mezzo migliore e infallibile perché i
fanciulli crescano buoni, nella grazia di Dio, è questo: Confessione
frequente e Comunione devota ogni domenica.
Tutti
ne abbiamo bisogno: senza Eucaristia, scivoleremo inevitabilmente
nella tiepidezza e poi nel peccato grave e poi verso la perdita della
fede. Don Bosco diceva: “La Comunione frequente e ben fatta
e la pace con i propri difetti (ossia la tiepidezza) non possono
stare insieme. La Comunione è il mezzo più efficace per diventare
santi”.
Gesù
ci ricorda l’assoluta necessità che abbiamo dell’Eucaristia
con queste forti parole: “Se voi non mangerete la Carne del Figlio
dell’uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna e io
lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (8)
Giustamente
nelle solenni esposizioni dell’Eucaristia noi cantiamo: “O
salutaris Hostia, quae caeli pandis ostium”: O Ostia di salvezza,
tu ci spalanchi le porte del Cielo!”.
ESEMPIO.
La Serva di Dio Angelina Pirini, di Sala di Cesenatico
(1922–1940).
La
Romagna, tacciata come terra di anticlericali (li chiamano
“mangiapreti”), sta rivelandosi terra di santi. Infatti, in
quest’ultimi decenni, nella sola provincia di Forlì, sono vissute
e morte santamente, in giovanissima età, diverse persone, il cui
processo per la beatificazione procede celermente. Alcuni nomi:
Marvelli Ing. Alberto di Rimini; Carla Ronci di Torre Pedrera;
Benedetta Bianchi Porro di Dovadola, ecc. Si può aggiungere il nuovo
Beato ventunenne e passionista B. Pio Campidelli di Trebbio
Poggioberni (Forlì) e il servo di Dio Don Quintino, Eremita a S.
Alberico di Balze (Forlì), e Nilde Guerra (1922-1949) di S. Potito
(RA), francescana secolare; ecc.
Angelina
Pirini è volata al Cielo a soli 18 anni. A 12 anni avviene in lei
una meravigliosa conversione ascetica, inizio di una forte ascesi
spirituale. Ha un ardentissimo amore a Gesù vivente nell’Eucaristia.
Scrive: “O Gesù, Tu sei il mio unico amore: il mio pensiero è
sempre fisso in Te”. “Sento che l’amore divino ha completamente
invaso l’anima mia e io mi sento bruciare da questa inestinguibile
fiamma”. “Prendimi, o Gesù, e crocifiggimi, voglio soffrire”.
L’alimento del suo amore è l’Eucaristia. Tutte le mattine, fin
dai 12 anni, partecipa, con amore di fiamma, alla S. Messa e alla
Comunione. Poi questi misteri eucaristici li vive intensamente in
casa e fuori casa: sempre gentile, caritatevole, pazientissima, buona
con tutti. Si offre a Gesù come vittima per la conversione dei
peccatori. Consacra a Dio in perpetuo la sua verginità, e fa pure
voto di obbedienza. Rifiuta diverse offerte di fidanzamento. È
Delegata per le “Beniamine” e poi Presidente della “Gioventù
femminile” dell’Azione Cattolica. È premurosissima nel
presiedere le adunanze, nel tenere le conferenze, nello stimolare
tutte all’amore a Gesù, alla devozione alla Madonna, negli inviti
pressanti alla santità. Così tutte diventano sempre più buone e
una, Irma Ceredi, vive santamente e muore, giovanissima, in
concetto di santità.
La
Pirini si ammala; ha tante sofferenze. Ripete: “Soffro moltissimo.
offro tutto, o Mamma (celeste), al mio Gesù, in onore suo, per i
poveri peccatori, per i Sacerdoti e per tutte le anime”. Le
Comunioni quotidiane sono diventate vere estasi, sembrano autentiche
visioni.
Sentendo
imminente sorella morte, chiede il Viatico che le sarà portato in
forma solenne. Non ha più né forze e né voce. Dalla chiesa parte
il Parroco portando l’Eucaristia, preceduto dal corteo delle
fanciulle e delle altre persone, che cantano. Lei ode i canti e con
ansia attende Gesù per l’ultima Comunione; vorrebbe cantare, ma
non ha neppure un filo di voce; allora con fede dice a Gesù: “Se
vuoi, fammi cantare con le bambine”. Il Parroco, entrato in casa
per darle il Viatico, con sorpresa, la vede seduta sul letto, mani
giunte, occhi scintillanti di gioia e la ode cantare con voce
squillante. Dopo qualche giorno, con il canto nella mente, con Gesù
nel cuore, vola verso il Cielo.
Potessimo
avere anche noi la tenera devozione alla Madonna e l’ardentissimo
amore a Gesù Sacramento che aveva Angelina!
PROPOSITO.
Faremo con tanta fede e con tanto amore la S. Comunione ogni domenica
e possibilmente ogni giorno. Ci vogliamo impegnare a fare più volte,
durante la giornata, la Comunione spirituale.
(1)
Prov. 8,31
(2)
Gv. 1,14 s.
(3)
Mt. 11,28
(4)
Inf. XXXIII, 61 ss.
(5)
1 Cor, 11, 24
(6)
Vat. II, “Decr. sulle Chiese orient. 15
(7)
At. 2, 42.46
(8)
Gv. 6,53 s.
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