Il
fratello redentorista Marcel Van (1928-59), del Vietnam, è ancora
poco conosciuto in Italia. Egli fu scelto da Dio per continuare la
missione di S. Teresa di Lisieux. Da lei guidato, poté conoscere
sempre meglio come l’amore possa trasformare in gioia anche le
sofferenze. Questa grazia inaspettata gli fu donata nel Natale del
1940. In questo Natale possiate sperimentare anche voi, cari lettori,
questo “piccolo e allo stesso tempo grande miracolo”.
Joachim
Nguyen Tan Van nacque il 15 marzo 1928 a Ngam Giao, un piccolo
villaggio fra Hanoi e Haiphon. Grazie all’affetto della mamma, una
donna pia, il piccolo bambino poté sviluppare molto bene tutte le
sue doti. Soprattutto emerse la sua profonda e candida religiosità.
A soli sei anni, ricevuta la Prima Comunione, si sentì riempito “da
una gioia incredibile”, come scrisse più tardi. “Da un
momento all’altro, mi sono sentito come una ‘goccia d’acqua’
nell’oceano immenso. Ora resta solo Gesù, ed io, io sono il
piccolo nulla di Gesù”. Da quel giorno iniziò a bruciare nel
suo cuore un’unica aspirazione: “Desidero fortemente diventare
sacerdote per portare la Buona Novella ai non-cristiani”.
Perciò sembrò proprio un segno della Provvidenza quando la mamma,
per la sua educazione religiosa, affidò il piccolo Van al sacerdote
Joseph Nha, parroco di un villaggio lontano. Fisicamente Van non era
più in grado di sopportare il severo trattamento nella scuola del
villaggio natale. Ma gli anni che seguirono, purtroppo, divennero i
più dolorosi per l’innocente e tenero bambino.
All’inizio
egli fu entusiasta del suo nuovo ambiente di vita. Era uno scolaro
brillante e aveva un comportamento esemplare, ma proprio questi suoi
modi virtuosi provocarono le invidie e le ire di Vinh, uno dei
catechisti. Vinh tentò invano di abusare di Van e lo maltrattò
fisicamente, al punto che la sua biancheria era spesso macchiata di
sangue. Quando il parroco lo seppe, tentò di proteggere Van. Ma la
gelosia degli altri catechisti inventò altre sevizie, questa volta
psichiche e morali. Van soffrì molto a causa della brutta atmosfera
in casa. A dodici anni ricevette il diploma di licenza e gli fu detto
che non avrebbe più potuto continuare gli studi. Come poteva
diventare sacerdote? Era arrivato in quel posto per questo motivo!
Nella sua pena, scappò e iniziò a vivere per strada, chiedendo
l’elemosina. Decise poi di ritornare a casa, ma sua madre lo
accettò malvolentieri come un figlio che si era comportato in modo
scorretto e maleducato. Di quel tempo egli raccontò: “La porta
del mio cuore si era chiusa ermeticamente. Non osavo più rivolgerle
una parola affettuosa e ho pianto lunghe notti. Ero arrivato al punto
di considerarmi un essere infame”.
Trasformare
la sofferenza in felicità
Si
può immaginare lo scoraggiamento e la disperazione di un bambino di
dodici anni, il quale, senza avere nessuna colpa, si sentiva
ripudiato da tutti. In questa grande sofferenza intervenne Dio
stesso. Era il Natale del 1940. Nella sua autobiografia, Van
descrisse quello che accadde. “In quell’anno, durante
l’avvento, non avevo più sognato le strenne natalizie ricevute
nell’infanzia. Compresi che il mio dono di Natale sarebbe stato
preparato dalle lacrime e dalle sofferenze dei mesi precedenti. La
Messa di mezzanotte era cominciata. Il mio cuore si preparava con
cura a ricevere Gesù. La mia anima era buia e fredda come una notte
d’inverno. Non sapevo più da dove prendere luce e un po’ di
amore per riscaldare le vuote abitazioni del mio cuore. In quel
momento era Gesù e solo Gesù la mia speranza. Avevo nostalgia di
Lui...”. Finalmente giunse il momento e Van poté ricevere la
S. Comunione. “Una gioia indescrivibile prese possesso della mia
anima. Mi sembrava di aver trovato il tesoro più prezioso della mia
vita ... Perché la mia sofferenza all’improvviso mi sembrava piena
di bellezza? La mia anima fu trasformata in un attimo. Non avevo più
paura di soffrire. Dio mi aveva affidato una missione: quella
di trasformare la sofferenza in felicità. La mia vita attingerà la
sua forza dall’amore che sarà l’unica fonte di gioia. Non
so se la S. Teresa di Lisieux fu mediatrice in quel giorno. Certo è
che la grazia, con la quale fui benedetto in quella notte, non fu
diversa da quella ricevuta da S. Teresa”.
A
quattordici anni, nel Natale del 1886, la futura carmelitana di
Lisieux aveva ricevuto una grazia liberatrice che l’aveva condotta
a dimenticare se stessa e ad essere felice nelle sofferenze e nella
gioia. Durante quella Messa di mezzanotte, Van sentì che era
diventato un altro. Avrebbe voluto leggere qualcosa dal suo libro di
preghiere, ma in Chiesa c’era troppo buio e quello presso le
candele era un posto privilegiato, che a lui non spettava. Solo
quando quasi tutti furono usciti, Van trovò un punto della Chiesa
con luce sufficiente per la lettura. Aveva appena aperto il suo
libro, quando gli si avvicinò una parente, spense la candela e gli
fece notare che egli non apparteneva a quei privilegiati che potevano
prendere posto lì. Van scrisse: “Prima avrei espresso il mio
disaccordo, ma in quella notte qualcosa era cambiato. Chiusi con
calma il mio libro di preghiere e mi appoggiai alla colonna. Lì
offrii a Dio le mie lacrime e la mia vittoria. Fu la mia prima
vittoria, che in sé fu piccola e non può essere paragonata
all’amarezza di molte altre prove. Ma per la prima volta ero
riuscito a soffrire con gioia, per amore di Gesù. Mi avvicinai al
presepio per portare a Lui il mio dono. Tornato a casa, vi trovai la
persona che mi aveva spento la candela e, come se nulla fosse
successo, le augurai ‘Buon Natale’. Dopo tale vittoria divenni
vincente in ogni situazione di umiliazione”.
Apostolo
nascosto dell’amore di Dio
Nella
vita del piccolo Van ci furono numerose situazioni dolorose e
umiliazioni interne ed esterne. Uno degli eventi più dolorosi fu
quando la piccola S.Teresa, che si rivelava spesso alla sua anima,
gli portò il seguente messaggio a nome di Dio: “Van, mio
piccolo fratello, devo dirti una cosa importante, ma ti rattristerà
molto. Dio mi ha fatto conoscere che tu non diventerai sacerdote, ma,
pur senza esserlo, avrai un’anima da sacerdote”. Per Van
crollò il mondo perché fin dall’infanzia aveva sacrificato tutto
in vista del sacerdozio ed ora S. Teresa gli portava questo
messaggio! “Per la tua preghiera e i tuoi sacrifici tu sarai un
apostolo, come lo fui io. Tu avrai il compito di essere l’apostolo
dell’amore”. Passo dopo passo, Van imparò ad amare la sua
missione. “O mio piccolo Gesù, ti offro tutti i piaceri e tutta
la dolcezza. Accetto anche le sofferenze che tu mi mandi e te le
offro come un mazzo di fiori di primavera, per consolarti, per
renderti felice e anche per farti dimenticare le colpe dei peccatori
che ti fanno piangere”.
Nel
1955, fratello Marcel Van, come redentorista, partì volontario per
il Vietnam del nord: “Vado perché lì, in mezzo ai comunisti,
ci sia qualcuno che ama Dio”. Poiché aveva ufficialmente
difeso la verità, fu arrestato poco tempo dopo e condannato a
quindici anni di campo di lavoro. Dopo lunghe sofferenze e malattie,
in cella d’isolamento, indebolito dalla tubercolosi e dal
beri-beri, emise l’ultimo respiro il 10 luglio del 1959. Aveva
trentuno anni. La sua missione di “soffrire per amore”, e così
portare anime sacerdotali a Dio, era conclusa.
Tratto
da “Trionfo del Cuore” - VENITE DAVANTI AL PRESEPIO! PDF -
Famiglia di Maria Novembre - Dicember 2013 N° 22
http://www.familiemariens.org
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