Cari
figli, oggi v'invito a prepararvi attraverso
la preghiera e il sacrificio, alla venuta dello Spirito Santo.
Figlioli, questo è un tempo di grazia e per questo v’ invito
di nuovo a
decidervi
per Dio creatore. Permettetegli
di trasformarvi
e di cambiarvi; che il vostro cuore sia pronto ad ascoltare e a
vivere
tutto ciò che lo Spirito Santo ha nel suo progetto per ognuno
di voi. Figlioli, permettete allo Spirito Santo di guidarvi sulla
strada della verità e della salvezza verso la vita
eterna.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata" (25.5.1998).
Il
giorno in cui Laurent ha fatto irruzione nella Comunità, tutti si
sono rallegrati. Giovane, simpatico, di bell'aspetto, assai attaccato
al Signore, in poche parole, il fratello ideale a prima vista.
All'epoca ero responsabile di quella fondazione o anch'io apprezzavo
la presenza di una simile vocazione fra noi. Ben presto i nostri
colloqui sono divenuti intensi e
profondi.
Un tema fondamentale tornava spesso nella sua conversazione, come il
leitmotiv
del suo cuore profondo: «Che cosa facciamo per i poveri? Mi sento
chiamato ad aiutare i poveri!». “ Se il Signore ti ha messo questo
nel cuore” , gli ho risposto, «saprà dartelo, abbi fiducia in
lui! Per il momento forse deve farti scoprire un'altra dimensione
della povertà». Ah si? Quale?». “ La tua profonda povertà
personale, quella che ti permetterà di gridare verso Dio come quel
povero della strada che vuoi aiutare, per esempio...”. «Eh... ma
io... ho tutto! Infine... ho proprio abbastanza, anche troppo! E poi
perché dovrei occuparmi della "mia" povertà? È un po'
egoistico, no?». «Lascia fare a Dio, vedrai! A suo tempo saprà
farti capire quello che si aspetta da te. Per affrettare le cose,
puoi sempre chiedergli di mostrarti lui stesso la tua povertà, e
vedrai...». «Va bene», risponde Laurent; è sorpreso, ma, gentile
com'è, non vuole contrariarmi.
Sono
trascorse alcune settimane e Laurent è cambiato. La sua
conversazione è divenuta più rara, lo si vedeva assorto nei suoi
pensieri, visibilmente alle prese con tensioni interiori, Siccome era
molto umile, non ha tardato a venire a vuotare il sacco con me.
«Remo, remo!», ha cominciato con gli occhi già umidi.
«Remo
con te, siamo nella stessa barca», gli dico per incoraggiarlo. «La
preghiera che mi hai dato l'altro giorno... eppure mi avevi
avvertito, ma... accidenti, mette a nudo al massimo! Credevo che Dio
mi avrebbe "mostrato" la mia povertà, ero ingenuo.
Immaginavo che me l'avrebbe mostrata come si mostra una carta
stradale, una radio o uno scanner. Ma è molto di più! Mi ci mette
decisamente il naso dentro, e... non ha un buon odore; anzi, per
niente buono!».
Il
Signore non si era attardato nel suo lavoro per questo figlio che,
lui lo sapeva nella sua prescienza divina, doveva divenire una
consolazione vivente per tanti figli schiacciati a morte dalla
crudeltà di questo mondo.
«Laurent,
vorrei poterti dire che passerà, che ritroverai rapidamente il tuo
stato di prima, Ma Dio non si tira mai indietro e non sarei stupita
se volesse, invece, portarti più lontano. Questo, allora, sarebbe
solo un preludio. Preparati e rendi grazie! Ora che ti sei consegnato
fra le sue mani dandogli carta bianca, il tuo Creatore potrà
realizzare tutta la sua opera in te. Guarda solo lui!. Sono passate
ancora alcune settimane e, bisogna confessarlo, Laurent sopportava
purificazioni interiori sempre più dolorose. Peraltro tutto ciò che
faceva falliva, come per caso. Le umiliazioni si accumulavano.
Pensieri fra i più strambi ossessionavano la sua coscienza e se ne
vergognava!
Non si riconosceva più! Lentamente ma decisamente, la luce di Dio
penetrava in lui, illuminando una dopo l'altra le zone profonde e
insospettate del suo essere. Bisognava sostenerlo come un bambino,
perché aveva perso i suoi punti di riferimento. Il processo è
durato per molti mesi. Si sentiva così male e cosi "lurido
interiormente che ha iniziato a cambiare "occhiali". Tutte
le persone del suo entourage
gli
sono sembrate allora dotate di qualità meravigliose e perfino i più
diseredati secondo il mondo suscitavano la sua ammirazione. Si vedeva
come l'ultimo degli ultimi, un ammasso informe di mille miserie,
tutte più ripugnanti le une delle altre. Avrebbe desiderato sparire
sotto il tappeto, piuttosto che sedersi alla nostra tavola, poiché
pensava che la sua semplice presenza sporcasse l'atmosfera. I tempi e
i momenti di Dio resteranno sempre un mistero per noi, ma è
probabile che l'umile sottomissione di Laurent agli avvenimenti abbia
abbreviato la prova. Quando Dio ha allentato infine la morsa, nel
cuore di Laurent ha iniziato dolcemente a fervere una gioia di vivere
tutta nuova, deliziosa! Una pace molto profonda lo ha invaso allora
ed egli ha compreso, almeno in parte, ciò che Dio aveva appena
realizzato in lui. «Io sono Colui che sono», diceva Gesù a santa
Caterina da Siena, tu sei colei che non è». Che riposo sapere
questo! Che pace! Che importa allora essere colui che non è, giacché
"Colui che è" ci ama alla follia e ama comunicarsi a noi
in tutte le sue dimensioni! Laurent lo sapeva ormai con ogni fibra
del suo essere, più che grazie ai libri: Beati
i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Una
traduzione migliore dice: Beati
gli spogliati dallo Spirito, di essi è il regno dei cieli.
La sua discesa interiore nel fondo più estremo della sua miseria e
l'esperienza
di essere amato ugualmente hanno arricchito la sua anima in maniera
straordinaria. Certo, scendere nel fondo estremo di sé per toccare
la propria miseria fondamentale è un'esperienza che fa venire le
vertigini, e vertigini angoscianti. Ma ancora più profonda in noi si
nasconde la camera nuziale in cui Gesù stesso viene a sposarci. È
allora che possediamo tutto perché:
Tutto
ciò che è mio è tuo (Lc 15,31).
Laurent
ha sviluppato un carisma stupefacente per gli adolescenti e i giovani
feriti dalla vita, che sono come calamitati dalla sua bontà, dalla
sua gioia e soprattutto dalla sua amicizia. La benedizione di Dio
scorre nei suoi contatti con questi giovani, i grandi “poveri"
della nostra generazione, sui quali piange la Gospa. Prima della
prova, Laurent voleva "occuparsi dei poveri" come un uomo
generoso che ha sentito le loro grida e vuole condividere le sue
ricchezze. Ora non ha più bisogno di occuparsi di loro perché è
diventato uno di loro, anche lui un povero che riconosce i suoi
simili e vive con loro, ride e piange, grida e prega con loro.
«Signore
, mostrami la mia povertà...». Preghiera fra le più pericolose"
poiché, bisogna saperlo, Dio la esaudisce sempre! Non è forse la
porta delle Beatitudini, in altre parole, la porta della felicità?
Ma Dio dà sempre più di quello che chiediamo,
fa traboccare, moltiplica, sommerge... Siamo così meschini e
limitati nelle nostre richieste! A Dio non interessa affatto mostrare
le cose, ha di meglio per noi che qualche diapositiva. Ciò che lo
appassiona è trasformarci e permetterci cosi di accedere alla nostra
vera identità. Come tutti noi, senza alcuna eccezione, Laurent era
un povero, ma non lo sapeva. E per formarlo
come apostolo, come apostolo dei poveri, Gesù ha dovuto metterlo
alla prova. E nel crogiolo della sofferenza che ha fatto la
conoscenza della sua vera identità di povero. Ma i figli del
divorzio, della strada e della violenza sessuale, i naufraghi
dell'amore, costoro sanno di primo acchito di essere poveri; ma
spesso con che rivolta quando le loro ferite sono venute
dagli uomini! Il re Davide aveva ragione:
Ebbene,
cadiamo nelle mani del Signore.... ma che io non cada nelle mani
degli uomini! (2Sam
24,14).
L'apostolo
è colui che un giorno si è offerto spontaneamente alle formazioni e
trasformazioni intensive di Dio, alle sue migrazioni
e follie di artista creatore. Con Dio è preferibile allacciarsi
saldamente la cintura e non solo per il decollo e l'atterraggio...
Laurent è stato al gioco là dove molti si arenano e si tirano
indietro per paura di prendere il largo, per paura di lasciare le
buone vecchie, e false, sicurezze delle rive familiari e di perdere
il controllo, illusorio, della loro vita. Come bello vedere Gesù che
plasma un apostolo!
L'apostolo,
come il discepolo, sceglie liberamente di entrare in questo mistero
straordinario dell'identificazione con Cristo.
Contrariamente ai figli della strada, è per amore e non per
costrizione che sposa la sua povertà. E allora, sì, perde il
controllo della sua vita. Che liberazione! Il gioco preferito di Gesù
è: «Chi perde vince». Ci invita tutti a partecipare poiché, in
questo gioco, più si è numerosi, più è appassionante. Perchè
i santi vanno matti
per questo gioco con Gesù? Perché hanno scoperto che guadagnavano
tesori inestimabili e incorruttibili perdendo... immondizie! I santi
sono i grandi vincitori del mondo. Ma colui che trattiene quello che
ha perché ha paura di perdere ha già perso.
Marta
Robin, la donna più felice che io abbia mai incontrato, aveva
sicuramente perso tutto per Gesù. Viveva una tale
identificazione con i più poveri dei poveri che un giorno confidò a
un'amica: «Oh, come mi piacerebbe andare in cielo con i
delinquenti!».
Tratto
dal libro “ Il Bambino nascosto di Medjugorje “ di suor Emmanuel
– Capitolo 72 da pag.428 a pag433
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