“Diventa
Ostia!”
Come
la sofferenza possa diventare amore lo si impara da Gesù Sommo
Sacerdote. P. Filip Maria Antonin Stajner (53 anni), terziario
domenicano, della Repubblica Ceca, frequenta in modo intenso questa
"Università dell''amore”.
Da
14 anni a questo sacerdote gravemente malato è impossibile celebrare
autonomamente la Santa Messa. Nonostante questo, la sua vita è per
lui un dono ed è degna di essere vissuta.
Quando
nel 2000 ha saputo di essere affetto da sclerosi laterale
amiotrofica, p. Filip aveva appena 36 anni. Per questa patologia del
sistema nervoso, incurabile e degenerativa, il cervello non è più
in grado di comandare la maggior parte dei muscoli.
Per
p. Filip è stato chiaro che con il passare del tempo non gli sarebbe
stato più possibile parlare, deglutire, mangiare e neanche respirare
da solo, diventando pian piano sempre più incapace di muoversi.
Allora la morte sarebbe sopraggiunta per asfissia. La sua reazione
però è stata sorprendente: "Tante volte come sacerdote avevo
già riflettuto sulla malattia e sulla morte e ho parlato spesso agli
ammalati, ai moribondi, ai loro parenti come anche in chiesa durante
i funerali. Quando ho saputo quel che mi era stato diagnosticato, il
mio primo sentimento è stato di gioia! Si, gioia, perché Dio aveva
guardato verso di me. Da noi un detto popolare recita: “Quell'uomo
che Dio ama particolarmente, lo visita con la croce”.
Agli
inizi, per un certo tempo, p. Filip è riuscito a farcela da solo, ma
dopo circa un anno dalla diagnosi non era quasi più in grado di
camminare. Gli si sono presentate alterazioni dell'equilibrio,
difficoltà di respirazione e insonnia. Ha capito che avrebbe avuto
bisogno di qualcuno disposto ad occuparsi di lui. Cosi nel 2002 ha
chiesto aiuto a Jaromira Machovcovà , una dei suoi penitenti. E lei
ha detto subito di si. "I medici gli davano tre mesi di vita.
L 'ho accolto da me che era più o meno infin di vita e ho cercato di
creare intorno a lui un ambiente cristiano. Come sacerdote doveva
almeno potersi incontrare con i suoi parrocchiani in un luogo dove si
sentiva a casa “. Con la sua
incredibile forza di vita, il malato però non è morto. "Nei
primi anni ha acquisito egli stesso la cognizione esatta delle
capacità del suo corpo ", racconta Jaromira, che è
membro della Legione di Maria.
"Ha
descritto dettagliatamente tutto ciò che accadeva in lui a causa
della malattia e allo stesso tempo mi ha dato disposizioni chiare su
cosa fare in determinate situazioni. In realtà è stato lui a
prepararmi come sua infermiera”
Nel
tempo in cui era ancora in grado di parlare, p. Filip ha
previdentemente elaborato un metodo di comunicazione per se e
Jaromira, un "linguaggio degli occhi", che esige tanto
tempo, però funziona! In questo modo, nel vero senso della parola,
lei legge le sue necessità e i suoi desideri attraverso i suoi
occhi ed "è diventata espertissima, accurata e creativa nelle
cure necessarie sottolinea grato p. Filip.
Nel
2005 il malato ha improvvisamente avuto una crisi di soffocamento,
con conseguente arresto cardiaco arrivando alla morte clinica.
Collegato
immediatamente ad un ventilatore polmonare, si è ripreso. Da allora
può "parlare" esclusivamente con gli occhi. Jaromira
ricorda: "Nel reparto di terapia intensiva gli ho chiesto: “
Desidera davvero rimanere in vita
ed
essere per sempre collegato ad un respiratore? Con gli occhi mi ha
fatto capire: “Si”. Voleva solo una cosa: essere curato a casa.
E' stato determinante per me!”.
Questa
donna di grande preghiera ha lasciato il suo lavoro e da allora
ventiquattro ore su ventiquattro è li per curare p. Filip!
"Sono
mollo colpita dalla sincerità di questo sacerdote. Una vita come la
sua è veramente degna essere vissuta! La malattia lo ha sorpreso, ma
lui non si è lasciato sconvolgere. Vede, ode, e pensa in modo
totalmente normale; anche gli organi interni lavorano. La sua
giornata inizia solitamente alle cinque del mattino con
la cura del corpo e la 'colazione' tramite una sonda gastrica. Su
questo p. Filip riesce addirittura a scherzare: è un vantaggio che
'l'oca arrosto ' mi voli direttamente nello stomaco. Quando i dolori
non sono troppo forti, lavora, prega e legge, spesso fino a
mezzanotte” .
Durante
la giornata riceve anche tante visite: i suoi genitori, i fratelli
con le loro famiglie, amici, sacerdoti, persone da ogni dove che
cercano consiglio e conforto. P. Filip ha perfino tradotto alcuni
libri spirituali da diverse lingue in ceco, dettandoli a Jaromira
attraverso gli occhi. Da due
anni,
strizzando gli occhi e fissando singole lettere sulla grande tastiera
del suo schermo, può formare delle parole, che il computer ripete a
voce oppure
scrive.
In questo modo p. Filip "compone" delle frasi e può usare
anche l'email. "Amo scrivere delle prediche che invio ad
amici e conoscenti o che metto in internet visto che non posso tenere
omelie ne celebrare la Santa Messa. Quando alcuni si rivolgono a me
scrivendomi le loro richieste, li aiuto con gioia da pastore e
sacerdote”. Jaromira completa: "Spesso quando vengono
dei malati con i loro problemi e poi vedono le grandi sofferenze di
p. Filip, ammutoliscono. Durante il giorno p. Filip prega molto e
ascolta da un CD il Nuovo Testamento oppure le biografie di santi”.
P.
Filip, che conosce da tempo la nostra comunità , nonostante le
sue gravi condizioni, nell'Avvento del 2017 ha risposto volentieri
alle nostre domande presentategli via e-mail. Lo ha fatto in un
tedesco perfetto.
Quando
ha saputo della sua malattia, ha reagito con gioia. Una cosa che
sorprende! Perché malattia e dolore sono per lei motivo di gioia?
P.
Filip: Qui su questa terra non si può amare senza sofferenza. Ho
desiderato amare Dio con tutto il mio cuore e nella malattia vedo che
Dio mi ha esaudito.
Cosa
significa per lei, sacerdote malato, la presenza eucaristica del
Signore?
P.
Filip: La forma più terribile di sofferenza è la solitudine. Io
ho sempre il Santissimo nella mia stanza e ogni giorno ricevo in
bocca alcune gocce del Preziosissimo Sangue. Il Signore eucaristico è
il senso della mia vita e del mio sacerdozio.
Come
vive il suo sacerdozio immobile a letto da quasi 17 anni?
P
Filip: Ricordo spesso le parole del mio vescovo durante
l'ordinazione sacerdotale: "E tu stesso diventa OSTIA! ". E
cosi prego ogni giorno il mio: "Per ipsum, et cum ipso, et in
ipso", "Per Cristo e con Cristo e in Cristo", anche se
non lo dico con la bocca.
In
questi 17 anni ha compreso più profondamente qualcosa del suo
sacerdozio?
P.
Filip: Una sofferenza come questa si comprende solo nelle
espressioni: "corredenzione" ed “essere corredentore”
con il Redentore". Anche per me però rimane un grande mistero
di fede! Per questo, a 53 anni, sto imparando l'umiltà e
ancora non ci sono riuscito del tutto. Si dice che l'orgoglio muoia
solo mezz'ora dopo la morte. Ma la malattia e l'impotenza mi servono
benissimo come "scuola di umiltà ", perché ci vuole
tanta più umiltà nel lasciarsi servire che nel servire.
Che
ruolo ha la Madonna nella sua vita sacerdotale?
P.
Filip: Amo la Vergine Maria fin dalla mia infanzia, soprattutto a
causa di Fatima. Fin dagli anni degli studi la venero sotto il titolo
di "Corredentrice" e oggi comprendo molto meglio il suo
ruolo di Corredentrice con Cristo. La sua missione di Corredentrice
mi è più chiara anche grazie alla mia infermiera Jaromira. Lei si
occupa di me da più di 15 anni nella sua casa; soffre con me e offre
la mia sofferenza interiormente ed esteriormente insieme a me. E'
sempre a mia disposizione. In tutti questi anni non ha mai fatto una
vacanza, neanche un ritiro spirituale.
Cosa
fa quando è abbattuto fisicamente e moralmente?
P.
Filip: Recito sempre il rosario. E quando sono incapace di
pregare, ripeto nello spirito: "Gesù, ti amo. Maria, ti amo
", e mi consolo in ogni situazione: "Il
Buon Dio lo ha permesso “. Oppure penso alle parole di san
Paolo nella Lettera ai Corinzi: "Dio è fedele e non
permetterà che siate tentati oltre le vostre forze”.
Non
ho mai desiderato che i macchinari vengano spenti. No, non sono così
sfacciato da volermi presentare per mia propria volontà
davanti al tribunale di Dio. Ma se ho mai desideralo che le
sofferenze del corpo e dello spirito finiscano? Questo si!
Svolge
una missione spirituale, un apostolato?
P.
Filip: Certamente. Jaromira durante il giorno alza tante volte la
mia mano per la benedizione e preghiamo molto insieme. Amo tanto
anche le ore silenziose della notte. Non dormo molto, cosi di notte
parlo con Dio e prego per il mondo. Questo mi rallegra.
Ai
suoi occhi l'essere privo di aiuto, l'essere dipendente da qualcun
altro, il sopportare, il subire e offrire dei dolori, è un
apostolato sacerdotale?
P.
Filip: Ovvio! Si! Nello specifico il sentirsi totalmente
dipendenti è qualcosa di veramente difficile da sopportare. Per
fortuna ho la sicurezza dell'amore di coloro che mi sono attorno e
che si occupano di me. Ad essere sinceri: avrei il desiderio di
essere ancora una volta all'altare, di poter predicare con la mia
bocca e di servire le anime come un buon pastore.
Tratto
dalla rivista “Trionfo del Cuore”
- Gennaio/Febbraio 2018 n.47
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