domenica 18 febbraio 2018

Nonostante i medici abbiano pronosticato per p. Filip una morte in tempi brevi (dalla diagnosi non sarebbe dovuto sopravvivere per più di un anno e mezzo), egli vive da ormai 17 anni e non ha perso il suo buon umore!


Diventa Ostia!”
Come la sofferenza possa diventare amore lo si impara da Gesù Sommo Sacerdote. P. Filip Maria Antonin Stajner (53 anni), terziario domenicano, della Repubblica Ceca, frequenta in modo intenso questa "Università dell''amore”.
Da 14 anni a questo sacerdote gravemente malato è impossibile celebrare autonomamente la Santa Messa. Nonostante questo, la sua vita è per lui un dono ed è degna di essere vissuta.
Quando nel 2000 ha saputo di essere affetto da sclerosi laterale amiotrofica, p. Filip aveva appena 36 anni. Per questa patologia del sistema nervoso, incurabile e degenerativa, il cervello non è più in grado di comandare la maggior parte dei muscoli.

Per p. Filip è stato chiaro che con il passare del tempo non gli sarebbe stato più possibile parlare, deglutire, mangiare e neanche respirare da solo, diventando pian piano sempre più incapace di muoversi. Allora la morte sarebbe sopraggiunta per asfissia. La sua reazione però è stata sorprendente: "Tante volte come sacerdote avevo già riflettuto sulla malattia e sulla morte e ho parlato spesso agli ammalati, ai moribondi, ai loro parenti come anche in chiesa durante i funerali. Quando ho saputo quel che mi era stato diagnosticato, il mio primo sentimento è stato di gioia! Si, gioia, perché Dio aveva guardato verso di me. Da noi un detto popolare recita: “Quell'uomo che Dio ama particolarmente, lo visita con la croce”.
Agli inizi, per un certo tempo, p. Filip è riuscito a farcela da solo, ma dopo circa un anno dalla diagnosi non era quasi più in grado di camminare. Gli si sono presentate alterazioni dell'equilibrio, difficoltà di respirazione e insonnia. Ha capito che avrebbe avuto bisogno di qualcuno disposto ad occuparsi di lui. Cosi nel 2002 ha chiesto aiuto a Jaromira Machovcovà , una dei suoi penitenti. E lei ha detto subito di si. "I medici gli davano tre mesi di vita. L 'ho accolto da me che era più o meno infin di vita e ho cercato di creare intorno a lui un ambiente cristiano. Come sacerdote doveva almeno potersi incontrare con i suoi parrocchiani in un luogo dove si sentiva a casa “. Con la sua incredibile forza di vita, il malato però non è morto. "Nei primi anni ha acquisito egli stesso la cognizione esatta delle capacità  del suo corpo ", racconta Jaromira, che è membro della Legione di Maria.
"Ha descritto dettagliatamente tutto ciò che accadeva in lui a causa della malattia e allo stesso tempo mi ha dato disposizioni chiare su cosa fare in determinate situazioni. In realtà  è stato lui a prepararmi come sua infermiera
Nel tempo in cui era ancora in grado di parlare, p. Filip ha previdentemente elaborato un metodo di comunicazione per se e Jaromira, un "linguaggio degli occhi", che esige tanto tempo, però funziona! In questo modo, nel vero senso della parola, lei legge le sue necessità  e i suoi desideri attraverso i suoi occhi ed "è diventata espertissima, accurata e creativa nelle cure necessarie sottolinea grato p. Filip.
Nel 2005 il malato ha improvvisamente avuto una crisi di soffocamento, con conseguente arresto cardiaco arrivando alla morte clinica.
Collegato immediatamente ad un ventilatore polmonare, si è ripreso. Da allora può "parlare" esclusivamente con gli occhi. Jaromira ricorda: "Nel reparto di terapia intensiva gli ho chiesto: “ Desidera davvero rimanere in vita
ed essere per sempre collegato ad un respiratore? Con gli occhi mi ha fatto capire: “Si”. Voleva solo una cosa: essere curato a casa. E' stato determinante per me!”.
Questa donna di grande preghiera ha lasciato il suo lavoro e da allora ventiquattro ore su ventiquattro è li per curare p. Filip!
"Sono mollo colpita dalla sincerità di questo sacerdote. Una vita come la sua è veramente degna essere vissuta! La malattia lo ha sorpreso, ma lui non si è lasciato sconvolgere. Vede, ode, e pensa in modo totalmente normale; anche gli organi interni lavorano. La sua giornata inizia solitamente alle cinque del mattino con la cura del corpo e la 'colazione' tramite una sonda gastrica. Su questo p. Filip riesce addirittura a scherzare: è un vantaggio che 'l'oca arrosto ' mi voli direttamente nello stomaco. Quando i dolori non sono troppo forti, lavora, prega e legge, spesso fino a mezzanotte” .
Durante la giornata riceve anche tante visite: i suoi genitori, i fratelli con le loro famiglie, amici, sacerdoti, persone da ogni dove che cercano consiglio e conforto. P. Filip ha perfino tradotto alcuni libri spirituali da diverse lingue in ceco, dettandoli a Jaromira attraverso gli occhi. Da due
anni, strizzando gli occhi e fissando singole lettere sulla grande tastiera del suo schermo, può formare delle parole, che il computer ripete a voce oppure
scrive. In questo modo p. Filip "compone" delle frasi e può usare anche l'email. "Amo scrivere delle prediche che invio ad amici e conoscenti o che metto in internet visto che non posso tenere omelie ne celebrare la Santa Messa. Quando alcuni si rivolgono a me scrivendomi le loro richieste, li aiuto con gioia da pastore e sacerdote”. Jaromira completa: "Spesso quando vengono dei malati con i loro problemi e poi vedono le grandi sofferenze di p. Filip, ammutoliscono. Durante il giorno p. Filip prega molto e ascolta da un CD il Nuovo Testamento oppure le biografie di santi”.

P. Filip, che conosce da tempo la nostra comunità , nonostante le sue gravi condizioni, nell'Avvento del 2017 ha risposto volentieri alle nostre domande presentategli via e-mail. Lo ha fatto in un tedesco perfetto.

Quando ha saputo della sua malattia, ha reagito con gioia. Una cosa che sorprende! Perché malattia e dolore sono per lei motivo di gioia?
P. Filip: Qui su questa terra non si può amare senza sofferenza. Ho desiderato amare Dio con tutto il mio cuore e nella malattia vedo che Dio mi ha esaudito.
Cosa significa per lei, sacerdote malato, la presenza eucaristica del Signore?
P. Filip: La forma più terribile di sofferenza è la solitudine. Io ho sempre il Santissimo nella mia stanza e ogni giorno ricevo in bocca alcune gocce del Preziosissimo Sangue. Il Signore eucaristico è il senso della mia vita e del mio sacerdozio.
Come vive il suo sacerdozio immobile a letto da quasi 17 anni?
P Filip: Ricordo spesso le parole del mio vescovo durante l'ordinazione sacerdotale: "E tu stesso diventa OSTIA! ". E cosi prego ogni giorno il mio: "Per ipsum, et cum ipso, et in ipso", "Per Cristo e con Cristo e in Cristo", anche se non lo dico con la bocca.
In questi 17 anni ha compreso più profondamente qualcosa del suo sacerdozio?
P. Filip: Una sofferenza come questa si comprende solo nelle espressioni: "corredenzione" ed “essere corredentore” con il Redentore". Anche per me però rimane un grande mistero di fede! Per questo, a 53 anni, sto imparando l'umiltà  e ancora non ci sono riuscito del tutto. Si dice che l'orgoglio muoia solo mezz'ora dopo la morte. Ma la malattia e l'impotenza mi servono benissimo come "scuola di umiltà ", perché ci vuole tanta più umiltà  nel lasciarsi servire che nel servire.
Che ruolo ha la Madonna nella sua vita sacerdotale?
P. Filip: Amo la Vergine Maria fin dalla mia infanzia, soprattutto a causa di Fatima. Fin dagli anni degli studi la venero sotto il titolo di "Corredentrice" e oggi comprendo molto meglio il suo ruolo di Corredentrice con Cristo. La sua missione di Corredentrice mi è più chiara anche grazie alla mia infermiera Jaromira. Lei si occupa di me da più di 15 anni nella sua casa; soffre con me e offre la mia sofferenza interiormente ed esteriormente insieme a me. E' sempre a mia disposizione. In tutti questi anni non ha mai fatto una vacanza, neanche un ritiro spirituale.
Cosa fa quando è abbattuto fisicamente e moralmente?
P. Filip: Recito sempre il rosario. E quando sono incapace di pregare, ripeto nello spirito: "Gesù, ti amo. Maria, ti amo ", e mi consolo in ogni situazione: "Il Buon Dio lo ha permesso “. Oppure penso alle parole di san Paolo nella Lettera ai Corinzi: "Dio è fedele e non permetterà  che siate tentati oltre le vostre forze”.
Non ho mai desiderato che i macchinari vengano spenti. No, non sono così sfacciato da volermi presentare per mia propria volontà  davanti al tribunale di Dio. Ma se ho mai desideralo che le sofferenze del corpo e dello spirito finiscano? Questo si!
Svolge una missione spirituale, un apostolato?
P. Filip: Certamente. Jaromira durante il giorno alza tante volte la mia mano per la benedizione e preghiamo molto insieme. Amo tanto anche le ore silenziose della notte. Non dormo molto, cosi di notte parlo con Dio e prego per il mondo. Questo mi rallegra.
Ai suoi occhi l'essere privo di aiuto, l'essere dipendente da qualcun altro, il sopportare, il subire e offrire dei dolori, è un apostolato sacerdotale?
P. Filip: Ovvio! Si! Nello specifico il sentirsi totalmente dipendenti è qualcosa di veramente difficile da sopportare. Per fortuna ho la sicurezza dell'amore di coloro che mi sono attorno e che si occupano di me. Ad essere sinceri: avrei il desiderio di essere ancora una volta all'altare, di poter predicare con la mia bocca e di servire le anime come un buon pastore.

Tratto dalla rivista “Trionfo del Cuore” - Gennaio/Febbraio 2018 n.47



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